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CHINA COUNCIL FOR THE PROMOTION OF INTERNATIONAL TRADE (CCPIT): “NEL 2011 CONSUMEREMO OLTRE 1 MILIARDO DI BOTTIGLIE ALL’ANNO” … TUTTE LE POTENZIALITA’ DI UN MERCATO, OGGI FORSE IMMATURO, MA SI DEVE SEMINARE … I PROGRAMMI VINITALY/BUONITALIA/ICE

Nonostante la sua immaturità, il mercato del vino in Cina è già tra i primi al mondo e secondo le stime del China Council for the Promotion of International Trade (Ccpit), nel 2011 saranno oltre 1 miliardo le bottiglie consumate. “Oggi - ha detto Yu Chen, segretario generale Ccpit - la Cina importa vino da 40 Paesi diversi e per la promozione dell’Italia Vinitaly è uno strumento efficace perché porta qui anche la cultura del vino e del food. L’appeal delle produzioni agroalimentari italiane di qualità è alto in Cina”. Gli fa eco l’Istituto per il Commercio con l’Estero (Ice): “nonostante nel 2007, l’Italia sia stata - ha spiegato Maurizio Forte, direttore Ice Shanghai - solo al posto n. 27 nella classifica dei fornitori di prodotti agroalimentari, se si considerano solo vino, olio, pasta e cioccolato il nostro Paese sale al terzo posto”.
Così grazie proprio all’attrazione verso le produzioni di qualità che punta il lavoro di promozione di Vinitaly, Buonitalia e Ice: “grazie alla varietà che caratterizza la produzione enologica italiana - ha detto il presidente di Buonitalia, Brunello - abbiamo un vantaggio rispetto ai nostri competitor, che è quello di poter proporre abbinamenti dei nostri vini con tutti i piatti della tradizione cinese, ma puntiamo anche alla “contaminazione”, con l’inserimento dell’olio e dei formaggi”.
Il bacino di maggiore interesse è quello dei giovani, che hanno un modo di spendere più simile a quello dei loro coetanei occidentali. Per i cinesi ricchi o comunque benestanti di età più avanzata, invece, l’acquisto di lusso rappresenta ancora principalmente un mezzo per dimostrare il proprio successo, piuttosto che la ricerca di nuove esperienze. In particolare per il vino, i consumatori cinesi si possono dividere in due categorie: i “middle-aged slurpers” e i “white collars connoisseurs”. I primi sono quelli che bevono alcolici nelle occasioni di lavoro o di festa, preferendo tra i vini quelli di produzione nazionale. I secondi sono giovani professionisti o impiegati con buona propensione a spendere, che scelgono vini importati perché più attenti alla qualità. Il Vinitaly Tour in Asia conferma, una volta di più, come Vinitaly sia il punto di riferimento per gli operatori del settore asiatici, ma anche la piattaforma di intervento più credibile per le strategie delle aziende nazionali e per le istituzioni preposte alla promozione del prodotto italiano. “Vinitaly è un sistema di promozione nel mondo - ha detto Camillo Cametti, consigliere di Veronafiere e delegato alle attività internazionali - e dopo 10 anni in Cina vogliamo continuare ad essere il trampolino per conquistare un mercato che, entro il 2020, può potenzialmente passare dagli attuali 10 milioni di consumatori di vino a 350 milioni”. Ne è convinto anche Andrea Sartori, presidente dell’Unione Italiana Vini (Uiv): “dobbiamo credere nelle potenzialità di questo mercato come abbiamo fatto 30 anni fa con gli Usa. Bisogna moltiplicare gli sforzi per farci conoscere e Vinitaly in questo svolge un ruolo importate”.

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