Di Paola Simonetti, come per pochi altri nel nostro mondo, possiamo davvero dire che ha dedicato tutta la sua vita al vino italiano, alla sua affermazione come cultura nazionale, in Italia e nel mondo, attraverso la formazione dei sommelier che la diffondono tra le persone, e per i quali, come per tutta l’enogastronomia italiana, era un vero punto di riferimento, instancabile, professionale e con una grande gentilezza. Caporedattore centrale “Bibenda”, la storica guida della Fis-Fondazione Italiana Sommelier, per 28 edizioni, compresa la 2026, ci ha lasciato, nei giorni scorsi, a 72 anni, come ha scritto Franco Ricci, al quale era unita nella vita e nel lavoro, fondatori della scuola italiana di riferimento della sommellerie mondiale e degli “Oscar del Vino”, nel “quartier generale” dell’Hotel Rome Cavalieri, a Roma
“È stata un’importante professionista del mondo del vino, al fianco di Franco Ricci, un caro e fraterno amico - ricorda Alessandro Regoli, direttore WineNews - ed insieme hanno contribuito a diffondere con grande professionalità la cultura del vino e dell’olio d’Italia, grazie a competenza e passione. Ed, insieme, da oltre 40 anni, hanno svolto un ruolo fondamentale nella “buona comunicazione” del wine & food, introducendola ai massimi livelli anche nel mondo delle istituzioni del nostro Paese”.
“Oggi, pensando al passato e al presente, non si possono contare le cose che Paola ha reso pubbliche scrivendole - scrive Franco Ricci - dapprima con la bellissima carta, a migliaia di amici, su quel vino pulito e intelligente che ha onorato l’Italia. Poi, con l’arrivo dell’applicazione, milioni di lettori hanno seguito un progetto di cultura nuovo. Con una equipe da lei scelta ha progettato una nuova “Bibenda” ammirata in tutto il mondo. Instancabile e attenta alle virgole dei testi dei vini e delle aziende, si deve a lei la piacevolezza dello scritto di un libro unico al mondo, in 39.000 pagine. Ogni anno. Era orgogliosa di essere divenuta giornalista negli Anni Novanta del Novecento quando l’Ordine, suo malgrado, non nominava coloro che scrivevano di vino. Noi aprimmo anche quella porta. La sua cultura del vino e dell’olio era ampissima: parlava delle vendemmie e dei raccolti come di etichette e nomi delle aziende, e della loro qualità, con una memoria importante per rispondere a noi tutti ed a qualsiasi domanda, e per una sua enciclopedica conoscenza”.
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