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COMMERCIO ESTERO

Cina, il mercato soffre, ma il futuro passa da qui, e il roadshow di Vinitaly scopre nuove mete

Il vino italiano in viaggio sulle rotte delle grandi città. Scarpa (ICE Pechino): “formazione, promozione e comunicazione vincenti”
AMEDEO SCARPA, CINA, GIOVANNI MANTOVANI, ICE, ROAD SHOW, VINITALY, Mondo
L’Italia del vino non “molla” la Cina

Nella Cina che frena sul fronte dei consumi enoici, stando almeno agli ultimi dati doganali relativi ai primi tre mesi del 2019, che segnano un calo per il vino del Belpaese pari al -25,7%, con la Spagna e la Francia che non vanno certo meglio, anzi, in negativo, rispettivamente, del -32% e del -30,9%, nessuno sembra avere intenzione di gettare la spugna. Perché comunque le previsioni di crescita del dragone sono positive, persino sopra le aspettative, con un +6,4% del Pil prospettato per il 2019 che fa della Cina una meta imprescindibile per qualunque Paese e qualunque Paese. E poi, come avevamo raccontato qualche tempo fa (qui), al di là della congiuntura difficile, il vino italiano continua a farsi largo, a partire dalle carte dei vini dei ristoranti della Cina, un Paese da presidiare per tornare a crescere. In questo senso, il roadshow b2b in Cina, organizzato da Veronafiere, con il supporto dell’Ambasciata italiana e della rete ICE in Cina tramite l’iniziativa “I Love ITAlian Wines”, è stato capace di far incontrare nella settimana dell’evento le 55 aziende con 3.500 operatori professionali.
In sei giorni il roadshow ha percorso 3.000 chilometri, raggiungendo quattro città, una in più dello scorso anno: dopo la prima tappa a Pechino, nel nord della Cina, l’iniziativa si è spostata a sud fino a Guangzhou, capitale del Guangdong, passando per le due capitali di provincia Zhengzhou e Xi’an. Il roadshow ha quindi permesso di raggiungere anche gli operatori professionali delle principali aree metropolitane a un’ora di treno dalle sedi degli eventi: Tianjin, Dalian, Jinan, Shengyang per Pechino; Shijiazhuang, Jinan e Taiyuan per Zhengzhou; Lanzhou, Chengdu, Yichang e Wuhan per Xi’an; Changsha, Shenzhen, Guangxi, Foshan, Zhongshan e Dongguan per Guangzhou. Un mercato, quello della Cina, che ha raggiunto nel 2018 il valore record di 2,4 miliardi di euro con una crescita del 106% negli ultimi cinque anni, che lo colloca al quarto posto tra i top buyer mondiali, dopo Stati Uniti, Germania e Regno Unito.
Il roadshow, inoltre, ha permesso di raggiungere un vasto pubblico grazie alla capillare attività di promozione offline e online della sede di Veronafiere a Shanghai. Strumento essenziale si è rivelata la mini app WeChat
, realizzata da Veronafiere per consentire ai visitatori di scoprire tutte le aziende presenti e i loro vini, con 1.500 accessi registrati, 24.000 visualizzazioni sul programma di foto e live streaming e un incremento del 10% dei nuovi followers sull’account ufficiale di WeChat. Dall’analisi dei contatti, è emerso che il 41% degli user rientra nella fascia d’età 30-39 anni, ed il 22% è tra i 25 e i 29 anni.
“Anche questa seconda edizione del roadshow b2b ha portato ottimi risultati per le aziende sul fronte del business, rappresentando sia una vetrina in termini di visibilità, grazie anche al successo dei canali social, sia una grande operazione di cultura del vino italiano in Cina”, osserva Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere. “Il nostro obiettivo è diventare un punto di riferimento permanente per il Far East, mercato che vale complessivamente 6,4 miliardi di euro. È in questa prospettiva che Vinitaly, brand forte del vino italiano in Cina, sta costruendo Wine To Asia, nuovo salone internazionale del vino: la prima edizione si terrà nel 2020 a Shenzhen”.
“È una formula vincente - commenta Amedeo Scarpa, direttore dell’ufficio ICE di Pechino e coordinatore della rete ICE in Cina - perché permette di massimizzare i risultati e minimizzare i costi per le aziende che serviamo. La sinergia tra le azioni di formazione, promozione e comunicazione che MISE ed ICE realizzano da qualche anno su questo mercato con il momento trade dei b2b meeting, insieme ad un partner di esperienza come Vinitaly, stanno dando frutti concreti. Basta guardare ai dati export: il consumatore cinese di vino importato oggi non è più abbagliato dall’ex monopolista Francia, ma si lascia coinvolgere sempre più da reputazione, qualità, varietà, sicurezza e passione dei vini italiani. Continuiamo così”.

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