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CITTÀ DEL VINO: “IL DDL SUL CONSUMO DI SUOLO TAGLIA ANCORA RISORSE ALLA SPESA CORRENTE DEI COMUNI”. DA MONTEFALCO A BAROLO, DA ASTI A MONTALCINO, I SINDACI DEI COMUNI DEL VINO ITALIANO DICONO: “BENE DDL, MA ASSICURARE ENTRATE PER GESTIONE TERRITORIO”

Italia
Le Città del Vino scrivon al Ministro: bene il disegno di legge sul conusmo di suolo, ma assicurare anche entrate per gestione del territorio

“Il disegno di legge sul consumo di suolo taglia ancora risorse alla spesa corrente dei comuni: vincolare gli oneri urbanistici al solo finanziamento delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria è corretto ed efficace, ma con quali risorse saranno sostituiti? C’è bisogno di assicurare ai comuni entrate certe e sufficienti per la gestione e tutela del territorio”. A dirlo sono i sindaci delle Città del Vino che hanno inviato al Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania, promotore del disegno di legge (ddl) per la valorizzazione delle aree agricole e il contenimento del consumo di suolo, la loro proposta di modifica al ddl, che sarà al centro del convegno “Consumo di suolo. Proposta di legge e politiche di governo”, di scena il 7 novembre a Palazzo d’Accursio a Bologna, promosso in collaborazione con Inu - Istituto Nazionale di Urbanistica, Centro Ricerca Consumi di Suolo e Legambiente, per “Urbanpromo”, evento dedicato al marketing urbanistico e territoriale. Per le Città del Vino, la questione degli oneri urbanistici è uno dei nodi cruciali del disegno di legge, che sembra utilizzare il tema del consumo del suolo per ridurre ulteriormente risorse ai comuni, anche a quelle realtà virtuose per le quali la tutela del territorio è già una priorità. “Anche se quella degli oneri di urbanizzazione non è l’unica questione da rivedere nel disegno di legge - spiega Pietro Iadanza, presidente delle Città del Vino - da decenni ai comuni si addossano nuove funzioni e si sottraggono risorse, mettendo in sofferenza proprio il livello amministrativo più vicino al cittadino. Ci vuole una seria e completa riforma della finanza locale, che assicuri ai comuni entrate certe e sufficienti. Riforma di cui deve far parte una revisione del “patto di stabilità”, che nella crisi attuale è un ulteriore fattore recessivo e non distingue tra enti “virtuosi” e enti “spendaccioni””.
“Fino a che non verrà approvata la legge - spiega Silvio Franceschelli, sindaco di Montalcino, patria del Brunello, uno dei vini italiani più famosi al mondo - non sapremo quali saranno le ricadute reali sul bilancio”, ma senza queste risorse “i comuni - afferma Donatella Tesei, sindaco di Montefalco, “capitale” del terroir del Sagrantino - saranno ancor più in difficoltà nel dare servizi e risposte ai cittadini”. “L’inasprimento dei tagli è sintomo di una mancata fiducia nei confronti dei sindaci - dice Rossella Quinto, sindaco di Acerenza, dove si produce l’Aglianico del Vulture - che nonostante gli sforzi per gestire al meglio il territorio si vedono diminuire le risorse per la spesa corrente, e si danneggiano i bilanci senza tener conto della virtuosità di questi comuni”.
Anche perché, spesso, “questi oneri - spiega Andrea Cerrato, assessore all’agricoltura, turismo e commercio di Asti, sinonimo delle bollicine dolci d’Italia - sono usati anche per dare ai cittadini servizi primari, e se queste risorse saranno vincolate, bisognerà trovare un modo per reintegrarle e i comuni saranno costretti a cercare soluzioni che poi ricadranno sui cittadini, come potrebbe essere l’aumento dell’Imu o il taglio dei servizi”. Dello stesso avviso è Pier Paolo Mugnaini, assessore all’urbanistica di Radda in Chianti nel cuore del Chianti Classico: “ci sarà bisogno di razionalizzare la spesa corrente, che oltre a questa diminuzione subirà ulteriori tagli auto-inflitti che intaccheranno le spese, le attività di promozione e in minima parte i servizi”. “Potrebbe anche essere una scelta condivisibile - spiega Danilo Oscar Lancini, sindaco di Adro, tra i vigneti della Franciacorta - ma purtroppo i comuni riescono a sopravvivere anche grazie a questa risorsa. Bisognerebbe incentivare i comuni all’uso corretto di questi fondi, non imporne una diminuzione, per dare risposte ai problemi dei cittadini”. “Alcuni comuni si trovano costretti ad usare impropriamente questi fondi - dice Stefano Rizzoli, sindaco di Monte San Pietro, al centro del terroir dei Colli Bolognesi - per questo bisogna garantire la possibilità di trovare risorse alternative per i servizi”.
“Il ripristino del vincolo degli oneri - ribadisce Mario Albino Gagliardi, sindaco di Saracena, custode della tradizione del Moscato - è importante e positivo” e ci sono realtà che già usavano gli oneri per finanziare le opere, ma “di questi tempi sarebbe importante - dice Leopoldo Demo, sindaco di Pramaggiore, che dà il nome ad una delle denominazioni di punta dei vini veneti - poter scegliere come utilizzare al meglio le risorse a disposizione”. “Sembra che i comuni siano i depauperatori dei territori - sottolinea Federico Scarzello, assessore all’agricoltura di Barolo, dove nasce uno dei vini simbolo dell’Italia del vino - mentre invece ne sono i custodi. Bisognerebbe che le poche risorse rimaste fossero lasciate al buon senso delle amministrazioni che sanno cos’è il bene per il proprio territorio”. Una questione, dunque, che dal Nord a Sud del Belpaese, preoccupa i primi cittadini ed amministratori locali di tutta Italia.

Focus - C’è da sapere che - Nelle Città del Vino la tutela del paesaggio viene prima di tutto, a partire dai Piani Regolatori. I migliori? Saranno incoronati ad “Urbanpromo” a Bologna
Disegnare e pianificare il territorio, integrando virtuosamente la città alla campagna, con l’obbiettivo di conservare e tutelare un bene comune: il paesaggio vitato e rurale, anima delle produzioni enogastronomiche di alta qualità ma anche motore del turismo. Ecco la mission del Piano Regolatore delle Città del Vino, lo strumento urbanistico ad hoc di cui si sono dotati i comuni del vino italiani per attuare una politica di governo del territorio che persegua lo sviluppo economico fondato sulle reali vocazioni vitivinicole del territorio in un quadro di attenta salvaguardia ambientale, e dove il suolo agrario occupa da sempre il ruolo che gli spetta: non semplice “area extraurbana” candidato a divenire, prima o poi, città anch’esso, ma risorsa collettiva che garantisce la sicurezza e la sovranità alimentare, idrica ed energetica di un Paese.
Una definizione che, secondo le Città del Vino, il disegno di legge sul consumo di suolo dovrebbe contenere, accanto al fatto di avere come obbiettivo quello di arrestare il consumo di suolo e non di “razionarlo”.
Il miglior Piano Regolatore? Sarà incoronato dalle Città del Vino il 7 novembre ad “Urbanpromo”, a Bologna, nell’edizione 2012 del Concorso per “Il Miglior Piano Regolatore delle Città del Vino”: in lizza ci sono quelli di Adro (Brescia), Cerreto Guidi (Firenze) e Pramaggiore (Venezia). E da Sizzano (Novara) e Castelnuovo Berardenga (Siena) a Bomporto (Modena) sono i comuni del vino vincitori delle scorse edizioni del Concorso, accanto a San Martino sulla Marrucina, “Premio Speciale” per lo stretto legame che dovrebbe esistere tra chi amministra e chi produce su un territorio, i cui strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica già si basano su quella tutela del paesaggio agrario che il disegno di legge sul consumo di suolo vuole disciplinare.

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