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CONFAGRICOLTURA: "VOGLIAMO LA SOPEXA ITALIANA". LA PIU' IMPORTANTE ORGANIZZAZIONE DELLE IMPRESE AGRICOLE CHIEDE UNA STRUTTURA PER MERCATI ESTERI INTERAMENTE DEDICATA AI PRODOTTI AGROALIMENTARI

"E'indispensabile una struttura nazionale dedicata interamente alle produzioni agricole ed agroalimentari che abbia un'autonomia decisionale e gestionale, anche in termini di risorse finanziarie e che imposti strategie di internazionalizzazione specifiche per il settore interloquendo costantemente ed in maniera privilegiata con gli operatori": lo ha dichiarato il direttore generale di Confagricoltura, Vito Bianco.

"L'agroalimentare - ha detto Bianco - ha in un certo senso
subito una politica che, essendo unica, non poteva soddisfare le esigenze di tutti i settori e di tutti gli operatori. E' invece necessaria una struttura distinta, le cui linee di azione siano però inserite nella strategia più complessiva del sistema paese Italia con il resto del mondo". Bianco ha quindi ricordato che "il settore agricolo, dal punto di vista della bilancia commerciale, è ancora indietro rispetto alle realtà europee. Lo dimostra l'incidenza dell'export sul valore della produzione agricola che in Italia è di poco superiore all' 8%. Le esportazioni della nostra industria agroalimentare si aggirano intorno al 13% del valore del trasformato, mentre a livello europeo l'incidenza supera il 16% ed in Francia ha già raggiunto il 20%. Senza contare che si tratta di cifre ben lontane da quelle che caratterizzano altri comparti manifatturieri del made in Italy, dove la percentuale delle esportazioni sul fatturato è
sensibilmente superiore".

"Se le potenzialità del nostro export agroalimentare sono
ben lungi dall' essere state sfruttate adeguatamente - ha spiegato Confagricoltura - è necessario porre in essere una strategia promozionale di ampio respiro, concepita sulla base delle passate esperienze, per cogliere successi importanti come è accaduto ad esempio per il comparto vitivinicolo".

La Confagricoltura ritiene, quindi, che anche in questi mercati, se non possono essere perseguite strategie di
incentivazione degli scambi dei prodotti agricoli e derivati, è possibile muoversi, come è avvenuto in altri settori, almeno su due diverse direttrici volte rispettivamente all'esportazione delle tecnologie e del know how in senso lato e alla realizzazione d'investimenti tramite acquisizioni dirette o attraverso la creazione di joint-ventures in partenariato con le imprese locali.

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