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CONIUGARE OSPITALITÀ AD ALTO LIVELLO E LA CUSTODIA DELLA BIODIVERSITÀ DEL TERRITORIO (VITI, OLIVI, CAPPERI, LIMONI ...) CON UN OCCHIO ALLA SOSTENIBILITÀ. SUCCEDE IN SICILIA, DOVE IL PIONIERISTICO “RESORT CAPOFARO” DI TASCA D’ALMERITA COMPIE 10 ANNI

Wine relax sì, ma non solo. Riuscire a coniugare l’ospitalità di alto livello, in linea con le ultime frontiere dell’enoturismo come la ricerca del mix tra location raffinate, paesaggi suggestivi, riposo completo e buon vino, e la custodia della ricca biodiversità che rende unico un territorio come quello siciliano (dalle viti agli olivi, passando per limoni, fichi d’india, bouganvillea, erbe aromatiche ...), con un occhio alla sostenibilità ambientale. Succede sull’Isola di Salina, in Sicilia, dove il Resort Capofaro della griffe Tasca d’Almerita compie 10 anni, nato in un’epoca in cui, pensare di andare oltre la semplice accoglienza, e, in particolare, quella legata ad una cantina, era una sfida da pionieri, a cui molte griffe iniziavano a guardare.
Oggi nei resort delle cantine si può fare di tutto: degustare, dormire, mangiare, visitare mostre e musei, fare shopping di bottiglie ma anche di prodotti del territorio e concedersi il piacere dei bagni termali, sempre più spesso con trattamenti a base di vino (da qui il termine “wine relax”). In 10 anni il progetto Capofaro - che il 27 aprile inaugura la nuova stagione - è diventato uno uno dei più raffinati Resort del Mediterraneo, dove viticoltura sostenibile fa rima con relax a cinque stelle. All’estro dello chef Riccardo di Giacinto, membro dei Jeunes Restaurateurs d’Europe, è affidato “La vigna e il mare”, il ristorante interno alla struttura, dove i piatti sono eseguiti da Pierludovico De Vivo, executive chef con esperienze stellate a Capri e a Zermatt.
Ma non solo. Quando nel 2002 la famiglia Tasca d’Almerita decise di “esplorare” il continente Sicilia, al di là dei confini di Regaleali, la Tenuta simbolo dal 1830, gli occhi si posarono sull’isola di Salina, la più autentica ed a maggior vocazione agricola delle Eolie. Fu l’inizio di una nuova dimensione imprenditoriale - un ampio disegno di diversificazione produttiva esteso poi ad altri territori siciliani di grande vocazione enologica e accompagnato da un solido progetto di sostenibilità - che proprio a Capofaro ha rintracciato un luogo ideale per dare alla luce un Resort tematico, centrato sul valore di una natura unica. Un lembo di terra dove i vigneti di Malvasia hanno saputo disegnare uno dei paesaggi più affascinanti dell’arcipelago e scandire il tempo e le emozioni di chi si trova a vivere nell’isola. Per un modo nuovo di vedere la viticoltura, nel rispetto della natura e della sua biodiversità, capace di preservare e valorizzare la bellezza paesaggistica e la ricchezza culturale del territorio.
“Capofaro - spiega Alberto Tasca D’Almerita - è anche un magnifico esempio di oasi botanica ed agricola, con una propria produttività rappresentata da 9 appezzamenti di vigna - oltre 23.000 piante di Malvasia divise in 414 filari - ma anche modello di biodiversità mediterranea. Negli anni qui, a bordi di un prato di 1400 mq, abbiamo piantato 45 alberi di ulivo, 52 capperi, 20 pini, 2500 bouganvillea, 89 ibiscus”. E ancora, a completare il quadro, mandarini, albicocchi, prugni, peri, peschi, fichi, limoni, fichi d’india, gelsomini, ortensie, ginestre, lentisco e svariati tipi di aromatiche: elicrisum, salvia, lemon grass, origano greco, aneto, piper auritum.
Info: www.capofaro.it

Focus - Non solo vino: ecco la nuova mappa italiana delle mete cult per gli eno-turisti
Offrire agli amanti del buon bere un’accoglienza a 360 gradi, ridisegnando e ripensando le aziende come veri e propri poli d’attrazione turistica internazionale dove tutto ruota attorno al vino, inteso come cultura, e dunque declinabile nell’arte, nella storia e nel design. E’ questa la strada intrapresa dalle cantine italiane per dare agli eno-appassionati non solo la possibilità di conoscere i loro grandi vini, ma anche di vivere ed essere partecipi della sua storia e cultura. E a ben guardare, in una ideale road map delle mete cult per gli amanti del buon bere, la tendenza è andata ben oltre: non solo cantine d’autore, ma anche spazi ad hoc per ospitare collezioni d’arte esclusive, hotel di lusso, wine bar di design e ristoranti stellati. E non solo sul territorio di origine. Se prima la visita in cantina era solo la tappa di un viaggio più lungo, oggi scegliere di andare in un’azienda vale l’intero viaggio.
Tra i luoghi cult in Trentino una delle mete è targata Cantine Ferrari: a pochi passi da Trento, la Locanda Margon voluta dalla famiglia Lunelli - che prende il il nome dalla vicina Villa Margon, splendido complesso cinquecentesco sede di rappresentanza di Ferrari - è un luogo di eccellenza e di sperimentazione per innovativi abbinamenti con le bollicine creati dallo chef Alfio Ghezzi, fresco di stella Michelin. In duplice versione, grazie al Salotto Gourmet per gli appassionati della cucina d’autore, e alla Veranda per chi invece non vuole rinunciare alla qualità anche in una cucina più semplice e veloce. In Piemonte si trova la meta pioneristica dei progetti di accoglienza delle cantine in Italia: l’Albereta Relais & Chateaux, la locanda di lusso con spa creata nel lontano 1993 ad Erbusco da Vittorio Moretti, alla guida del Gruppo Terra Moretti, che ospita la cucina di Gualtiero Marchesi e la Spa Espace Vitalité di Henri Chenot. In Toscana, invece, all’interno della Tenuta La Badiola in Maremma, c’è l’esclusivo albergo L’Andana, sempre di Moretti, che vede ai fornelli nientemeno che le “roi” della cucina francese Alain Ducasse.
Ancora del Gruppo Terra Moretti è la cantina Petra, progettata dall’architetto Mario Botta a Suvereto, una delle cantine d’autore più note in Italia, insieme, sempre in Toscana, alla cantina Rubbia al Colle creata a Suvereto da Massimo Pagliari per Fratelli Muratori, alla nuova cantina Marchesi Antinori a Bargino di Marco Casamonti, a Ca’ Marcanda a Bolgheri di Angelo Gaja dell’architetto Giovanni Bò, e alla cantina della Tenuta Rocca di Frassinello a Gavorrano di Renzo Piano. Insieme a queste, ci sono le “sorelle” d’autore piemontesi - da Bartolo Mascarello (di Giovanni Barberis e Francesca Schellino) e Terre da Vino (Gianni Arnaudo) a Barolo, a Cordero di Montezemolo (Paolo Ercolani) e Damilano (Boglietti Associati) a La Morra (il Ristorante Ruràl è invece il loft di tendenza inaugurato da Damilano nel 2010 a Torino), fino a Mirafiori & Fontanafredda (costruita nella seconda metà dell’800) a Serralunga d’Alba e Pio Cesare (Claudio Accomo, Giovanni Cane, Stefano Sottero) ad Alba - e la cantina Mezzacorona dell’architetto Alberto Cecchetto in Trentino.
In Veneto, Venissa è un vero e proprio progetto completo di ospitalità creato da Bisol sull’isola di Mazzorbo a Venezia: qui la storica famiglia di viticoltori in Valdobbiadene ha recuperato un’antica vigna murata, dove è stata piantata la Dorona, lo storico vitigno a bacca bianca tipicamente veneziano coltivato fin dal XV secolo, e qui sorgono l’Ostello ed il Ristorante Venissa di Paola Budel, chef bellunese formatasi alla scuola di Gualtiero Marchesi e di Michel Roux. Sempre Bisol, a Cison di Valmarino (Treviso) nel cuore della Marca Trevigiana, ha recuperato e ristrutturato il Relais Duca di Dolle, antico eremo cistercense eletto Punto Fai. Dalla ristorazione all’ospitalità, anche l’offerta di Marchesi Antinori, tra le griffe enologiche più famose al mondo, è davvero ricca, e, dopo le “Cantinette Antinori” (i ristoranti e wine bar a Firenze, Zurigo, Vienna e Mosca), “Fonte de’ Medici” (l’agriturismo di charme a Montefiridolfi, a pochi passi da Firenze), la storica gastronomia fiorentina “Procacci” (ora presente anche a Vienna e Singapore), l’Osteria di Passignano di Tavarnelle Val di Pesa (una stella Michelin, nella tenuta dove nasce il Tignanello), oltre al ristorante Peppoli a Pebble Beach in California, da febbraio 2011 il gruppo Antinori gestisce anche il “Tombolo Talasso Resort”, hotel & spa sulla costa toscana a Marina di Castagneto Carducci (Livorno). Una vera e propria catena è anche il “de’ Frescobaldi Retail and Restaurant” della Marchesi de’ Frescobaldi, con ristoranti e wine bar all’aeroporto di Roma Fiumicino, a Firenze in Piazza Signoria, e ora anche all’interno dei magazzini Harrods nel cuore di Londra.
In Piemonte, nelle storiche cantine della Marchesi di Barolo a Barolo, ci sono invece un’elegante foresteria ed un ristorante esclusivo, oltre ad un’enoteca che vanta una delle collezioni più complete di Barolo ed una ricca vineria dove acquistare e degustare i vini. Ma non solo. Tra gli indirizzi cool del mangiar bene c’è anche Marennà, il ristorante della cantina campana Feudi di San Gregorio, originalissimo per la sua posizione proprio sul tetto dell’azienda a Sorbo Serpico (Avellino), che offre una vista unica sui vigneti. Sempre in Campania c’è il Radici Resort, l’agriturismo di lusso di Mastroberardino, con i migliori chef della regione ai fornelli del suo ristorante, mentre in Friuli Venezia Giulia Venica & Venica - oltre alla possibilità di soggiornare nell’azienda di Dolegna del Collio (Gorizia) - ospita il ristorante dello chef stellato austriaco Arnold Pucher. In Veneto la cantina Villa Sandi, di proprietà della famiglia di imprenditori vitivinicoli Moretti Polegato, vanta una Locanda a Valdobbiadene e le celebri Botteghe del Vino di Crocetta del Montello e Valdobbiadene, e una di recente inaugurazione a Cortina. Tra i progetti speciali, in Emilia Romagna si trova il Ristorante Vite, come la pianta che riveste le colline di Coriano (Rimini) dove ha sede la comunità di San Patrignano, una delle più importanti per il recupero di tossicodipendenti in Italia, e che nei piatti propone materie prime provenienti quasi esclusivamente dalla sua fattoria, insieme ai grandi vini prodotti dalla comunità.
Tra le mete per soggiornare tra i vigneti, invece, ci sono il Capofaro Malvasia & Resort di Tasca d’Almerita e la Foresteria di Planeta a Menfi in Sicilia, l’affascinante Castello di Semivicoli, “buen retiro” di charme tra il mare e la Majella dell’azienda Masciarelli a San Martino sulla Marrucina in Abruzzo, e Villa Bianchi alle Moie (Ancona), la casa colonica che Umani Ronchi, una delle realtà enologiche marchigiane più solide e prestigiose, ha trasformato in country house per accogliere i propri ospiti, e che si aggiunge alla famosa Bottaia ad Osimo, fiore all’occhiello della cantina ed opera di architettura d’autore dove la tradizione si apre alla ricerca e all’innovazione. In Toscana Castello Banfi, cantina-simbolo del Brunello di Montalcino, oltre alla Taverna, possiede il lussuoso resort Il Borgo nella suggestiva location dell’antico Castello di Poggio alle Mura; Ferragamo, griffe storica del mondo della moda che produce vino nella sua Tenuta Il Borro vicino ad Arezzo, ha un lussuoso resort a Castiglion del Bosco a Montalcino; la Tenuta di Biserno a Bolgheri, di cui è proprietario Lodovico Antinori insieme al fratello Piero, vanta una piccola foresteria di alto livello. Nel Chianti Classico, Castel Monastero è invece un resort Spa esclusivo del gruppo Eleganzia (controllato da una cordata d’investitori tra cui il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia), dove a scrivere i menu è Gordon Ramsay, protagonista della cucina europea, con una collezione personale di dieci stelle Michelin, e dove è possibile seguire i programmi del dottor Mosaraf Ali, esperto internazionale di medicina integrata; sempre nel terroir del Chianti Classico, Badia a Coltibuono a Gaiole in Chianti è un’antica abbazia vallombrosana dell’XI secolo trasformata in un wine resort (si può soggiornare nelle ex celle dei monaci) con un elegante ristorante. E tra i luoghi che propongono accoglienza e ristorazione di alto livello, c’è anche Maso Franch, il Gourmet e Relais della Cantina La-Vis in Valle di Cembra in Trentino.
In Toscana, il Castello di Ama per l’Arte Contemporanea a Gaiole in Chianti, immerso nelle colline del Chianti Classico, è una delle mete imperdibili per gli eno-appassionati amanti dell’arte: dal 2000, grazie al direttore artistico Marco Pallanti e alla moglie Lorenza Sebasti, raccoglie opere di importanti artisti contemporanei, come Michelangelo Pistoletto, Anish Kapoor e Louise Bourgeois solo per citarni alcuni, ma si tratta di una collezione in continuo arricchimento. Dal Chianti a Montalcino, tappa d’obbligo è Castello Romitorio, la cantina-studio di Sandro Chia, vero e proprio museo a cielo aperto dove ammirare le opere di uno degli artisti italiani più quotati al mondo, tra i principali esponenti della Transvanguardia. In Veneto, la sede storica della Casa Vinicola Zonin di Gambellara (ma lo stesso vale per le altre tenute che Zonin ha in tutta Italia ed oltreoceano, insieme a “Gustavo”, il concept store a Tokyo e che presto aprirà anche a New York) oltre alla foresteria con spazi ad hoc per coffee-break, degustazioni e colazioni di lavoro, offre un vero e proprio percorso museale tra i tesori delle collezioni di Gianni Zonin, i proclami, gli editti, le “leggi del vino” (dal XVI al XX secolo), i bicchieri ed i cavatappi antichi. E, sempre in Veneto, a Fumane di Valpolicella c’è Villa della Torre, tra i gioielli storico-architettonici più importanti del Cinquecento italiano, di proprietà di Allegrini, griffe di punta dell’Amarone della Valpolicella, circondata dal vigneto Palazzo della Torre da cui nasce l’omonimo vino, conosciuto in tutto il mondo.

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