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CONSUMI DI VINO, PER ALCUNI GLI USA SAREBBERO I PRIMI AL MONDO. MA LE STIME DELL’OIV SUL 2010 CONFERMANO IL PRIMATO DELLA FRANCIA. CRESCE LA CINA, RIPARTE IL REGNO UNITO E LA CRISI BLOCCA LA RUSSIA. E NELL’EXPORT TRIONFA L’ITALIA

I dati su consumi, export e produzione di vino nel mondo si rincorrono. Se Gomberg-Fredrikson, società americana di consulenza professionale, proclama gli Usa come primo Paese al mondo per consumo di vino, di diverso avviso è l’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin (Oiv). Secondo le stime 2010 (pubblicate nella nota di marzo 2011, www.oiv.int), la Francia resta saldamente in testa quanto a consumi, con 29,5 milioni di ettolitri, seguiti dagli Usa (27 milioni), dall’Italia (24,5 milioni) e dalla Germania (20 milioni). “I consumi sono in crescita anche in Cina, dove si registra un +2% negli ultimi 3 anni, il che pone il colosso asiatico tra i primi Paesi consumatori di vino al mondo”, dice a WineNews Federico Castellucci, direttore generale dell’Oiv. “È un mercato molto promettente, in prospettiva, alla luce del fatto che in Usa i consumi sono calati dello 0,5%, mentre in Russia la crisi ha bloccato lo slancio dei consumi. Segnali positivi arrivano anche dall’Europa, dove si assiste ad una moderata ripresa in Francia, Regno Unito ed Irlanda”. Tutto questo avviene in un quadro generale che vede la diminuzione, in Europa, dei vigneti e, conseguentemente, della produzione, che l’Oiv definisce come una delle più scarse degli ultimi 15 anni. Il primato della produzione dovrebbe essere tornato alla Francia, seguita “a ruota” dall’Italia, con la Spagna alle spalle, nonostante sia il Paese con la maggior superficie vitata al mondo, e poi gli Stati Uniti, che staccano di poco l’Argentina. E l’export? Qui primeggia di gran lunga il Bel Paese, seguito a distanza da Spagna e Francia, mentre restano ancora molto distanti i volumi di esportazione dei Paesi extra-europei a maggior vocazione vinicola, come Usa, Argentina, Cile ed Australia. Insomma, un quadro in piena evoluzione, un “Mare Magnum” di cifre e dati tra i quali non è facile orientarsi. L’unica cosa certa è che, si tratti di Usa o Cina, l’export è il futuro dei nostri vini. Ed il futuro è adesso.

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