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Clima torrido, a rischio Chianti e Brunello ... Allarme degli esperti. Minacciato anche il vino nobile di Montepulciano. Il riscaldamento globale avrà effetti nefasti sul clima. E nel giro di un secolo la Toscana potrebbe non produrre più i suoi vini pregiati... Nel giro di neppure un secolo, a causa del clima, il Brunello di Montalcino, il Chianti Classico e il Nobile di Montepulciano rischiano di estinguersi. Potrebbero infatti non esserci più le condizioni climatiche che oggi caratterizzano quelle zone di produzione. È lo scenario apocalittico che viene fuori dallo studio «Effetto della variabilità meteoclimatica sulla qualità dei vini», realizzato dall' università di Firenze e diffuso dall'agenzia Winenews.
Lo studio - Lo hanno condotto Simone Orlandini, Giampiero Maracchi, Marco Mancini del Dipartimento di Scienze Agronomiche e Gestione del Territorio Agroforestale; Gaetano Zipoli e Daniele Grifoni dell'Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze. Secondo quanto affermato dal World Economic Forum all'Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change), dall'Onu alla Consultative Group on International Agricultural Research (Cgiar) il progressivo aumento dell'effetto serra, accelerato da processi di antropizzazione sempre più aggressivi, provocherà gravi anomalie climatiche, facendo crescere, entro il 2100, la temperatura della terra da 1,8 a 4 gradi centigradi, sulla fine del secolo precedente. Una tendenza che, nell'ultimo secolo, ha interessato anche il nostro Paese, con un aumento termico dell'ordine di 1,2 gradi centigradi (secondo la rilevazione del gruppo di Climatologia storica dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima (Isac) del Cnr di Bologna.
Vino e global warming - Fra le molte conseguenze del «global warming», anche il cambiamento della geografia enologica mondiale, con un progressivo innalzamento della latitudine ideale per la pratica della viticoltura, che interesserà, inevitabilmente, anche i terroir dell'eccellenza enologica toscana. Il ragionamento vale però per tutti i vini, qualunque sia la latitudine alla quale vengono prodotti. «Già oggi, spiega il prof. Maracchi, che dirige anche l'istituto di biometeorologia del Cnr di Firenze, in alcune zone del Veneto tradizionalmente votate alla produzione di vini da tavola si registrano condizioni climatiche che sarebbero più adatte alla produzione di vini da dessert, un po' sul modello del Marsala». Non solo: lo spostamento progressivo verso nord della soglia climatica per la coltivazione della vite lascia pure spazio all'ipotesi che Paesi del centro e del Nord Europa, oggi tagliati fuori dall'attività vitivinicola, possano in futuro diventare a loro volta produttori di vino.
Caldo buono e caldo cattivo - L'innalzamento delle temperature non è sempre stato un fattore negativo, dal punto di vista della produzione enologica. A partire, dagli anni Ottanta, infatti, il livello qualitativo dei vini delle tre grandi denominazioni toscane - sempre secondo lo studio realizzato nel 2006 dall' università di Firenze - ha fatto registrare apprezzabili incrementi, non solo imputabili ai progressi della viticoltura e dell'enologia, ma anche alle particolari condizioni climatiche, soprattutto in termini di più elevata disponibilità termica. Ma in futuro il surriscaldamento farà sì che vengano meno queste condizioni e questo, insieme alla riduzione delle precipitazioni, porterebbe ad un'eccessiva disponibilità termica, con gravi ripercussioni sulla disponibilità idrica. Il risultato sarebbe una messa a rischio della compatibilità dei tre territori toscani con una soddisfacente attività vitivinicola.

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