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CRESCE L’EXPORT VINICOLO ITALIANO, MA I MERCATI NON SONO ABBASTANZA REMUNERATIVI. LUCI E OMBRE DELLE VENDITE DEL VINO ITALIANO NEL MONDO. LO DICE ASSOENOLOGI. “LE PICCOLE E MEDIE REALTÀ STRETTE TRA COSTI CRESCENTI E BASSA REMUNERATIVITÀ DEI MERCATI”

Torna a crescere la domanda di vino italiano all’estero, che mette a segno un +8,4% in valore e dell’8% in quantità nell’export. Ecco i dati spiegati da Assoenologi, il cui direttore Giuseppe Martelli, non nasconde, però, il “perdurare delle forti pressioni sui prezzi”, tali da non consentire margini adeguati alle imprese: in sostanza, l’espansione della domanda non è accompagnata dalla crescita dei valori medi unitari, che restano fermi a 1,78 euro/litro.

L’analisi Assoenologi dei dati specifici mostra, comunque, un incremento delle esportazioni a doppia cifra in Oceania (+31,5% in valore e +5,8% in volumi), in Nord America (+14,8% e +15,7%) e in Medio Oriente (+45% e + 10%). Impressionante la crescita in Sud America, con un +73% in valore e + 77% in volumi, e, soprattutto, in Cina: aumento del 73% in valore e del 123% in volumi. Incoraggiante, anche se non paragonabile alle altre, anche la crescita in Unione Europea, dove il valore dell’export è aumentato del 2,4% ed i volumi del 3,6%. Ovviamente, è il mercato cinese che risulta il più interessante ed Assoenologi sottolinea come si vadano materializzando “gli sforzi e gli investimenti delle imprese italiane dopo un lungo e paziente periodo d’introduzione del vino nella cultura alimentare cinese”.

Nonostante questa incoraggiante crescita, però, “non corrisponde - secondo Martelli - necessariamente una strada più facile per le imprese, soprattutto per le realtà di piccola e media dimensione, strette da un lato dai costi crescenti e dall’altro da una bassa remuneratività dei mercati. Si prospetta dunque un anno denso di incertezze per le imprese, con un’ulteriore pressione sui prezzi e una parallela erosione dei già magri margini”.

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