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CROLLA IL CONSUMO DI VINO: -30% IN 20 ANNI. MA DIETRO “SBALLO” DEI GIOVANI, COCKTAIL E LIQUORI. LA CIA: SUPERALCOLICI, COMPLICE MODA DEL “BINGE DRINKING”, DETERMINANO EFFETTI PIÙ DELETERI. CAMPAGNE MIRATE PER EDUCARE AD UN BERE CONSAPEVOLE E MODERATO

Cala il consumo di alcol giornaliero, ma aumenta quello occasionale. Dove spopolano aperitivi e superalcolici, mentre il vino tocca il punto più basso. Dal 1995 al 2012, infatti, i consumi sono passati da 55 a 39 litri pro-capite, perdendo per strada quasi un litro ogni anno. E la colpa non è solo della crisi e dei cambiamenti negli stili di vita, ma anche di anni di criminalizzazioni e divieti non mirati che hanno penalizzato fortemente il mondo del vino. Lo afferma la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, sul rapporto dell’Istat su “L’uso e l’abuso di alcol in Italia”.
Eppure non è il vino a creare problemi: lo “sballo” alcolico, soprattutto tra i ragazzi, è causato piuttosto dall’assunzione di liquori e cocktail ed è legato a doppio filo a mode pericolose come il “binge drinking” - osserva la Cia -. Tutti comportamenti a rischio che, anche se in diminuzione nel 2012, riguardano comunque 7,4 milioni di persone e arrivano a coinvolgere il 14,8% dei giovani tra i 18 e i 24 anni.
Per questo oggi serve un’adeguata informazione per educare, in particolare le nuove generazioni, a un bere sano. Bisogna affermare la logica di una degustazione consapevole e moderata del vino “made in Italy”, che fa parte della nostra storia e delle nostre tradizioni - sottolinea la Cia - e che è ben diversa dall’uso sregolato di cocktail e “shortini”.
In questo senso, diventa indispensabile rafforzare gli interventi di prevenzione e un puntuale monitoraggio sull’uso eccessivo e disordinato di superalcolici da parte dei giovani e contemporaneamente sviluppare e incentivare politiche educative su valore del vino e sulla cultura del buon bere senza esagerazioni.

Focus - Istat: cresce consumo alcol occasionale, scende giornaliero

Cresce il consumo di alcol occasionale e fuori dai pasti, scende quello giornaliero: lo rende noto l’Istat nel report 2012 su “Uso e abuso di alcol in Italia”. Nel 2012 la quota di persone di 14 anni e più che bevono alcolici, viene sottolineato, è stata pari al 66,6%. Questa quota rimane stabile sui due anni precedenti, ma è in diminuzione se confrontata con quanto registrato 10 anni prima (70,2%). In netto calo appare il consumo di alcol giornaliero: tra il 2002 e il 2012, la quota di chi consuma bevande alcoliche tutti i giorni scende dal 34,5% al 24,4%. Si registra, invece, un aumento nella quota di quanti consumano alcol occasionalmente (dal 35,8% del 2002 al 42,2% nel 2012) e di quanti dichiarano di bere alcolici fuori dai pasti (tale dato raggiunge nel 2012 il 26,9%, registrando un incremento rispetto al 23,1% registrato nel 2002).
Il consumo di alcol nell’anno è più forte nel Centro-nord, soprattutto nel Nord-est, in particolare tra i maschi. In modo analogo si distribuiscono i consumatori giornalieri, con una quota nel Nord del 25,3%. Lo rende noto l’Istat, secondo il quale, rispetto al 2011, si osserva una diminuzione di 2 punti percentuali nel consumo di alcol nell’anno nel Nord-Ovest e di 3 punti percentuali nella quota di consumatori giornalieri, sia al Nord che al Centro del Paese. Il consumo di alcol, sottolinea l’Istat, cresce con l’aumentare del titolo di studio a partire dai 25 anni in su. E ciò avviene soprattutto tra le donne: tra quelle con la licenza elementare il consumo si attesta al 42%, per le laureate la quota raggiunge, invece, il 68%. Le differenze di genere, pur permanendo, diminuiscono all’aumentare del titolo di studio e anche a parità di età. Andamento inverso ha, invece, quello del consumo quotidiano, che risulta crescente al diminuire del titolo di studio, sia per gli uomini sia per le donne.
Nel 2012, le persone di 11 anni e più con almeno un comportamento a rischio sono state 7.464.000, di cui 5.674.000 maschi e 1.790.000 femmine. Nel report Istat si sottolinea che rispetto al 2011 si assiste a una riduzione nella quota di persone che presentano almeno un comportamento a rischio (da 15,2% a 13,8%), calo dovuto sia ad una contrazione nel consumo giornaliero non moderato (che passa dall’8,4% al 7,5%) che alla riduzione nell’abitudine al binge drinking (vale a dire l’assunzione di bevande alcoliche in un lasso di tempo più o meno breve, ndr), che passa dal 7,5% al 6,9%. Prosegue, quindi, il trend discendente dei consumatori a rischio, già osservato nel 2011. La riduzione, evidenzia l’Istat, si osserva tra i maschi (da 23,9% a 21,7%) e tra coloro che risiedono nelle regioni dell’Italia Nord-occidentale e centrale (rispettivamente dal 17,6% al 14,8% e dal 15,0% al 12,3%).

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