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Cucina & buon vino, per gli americani vengono prima di cultura e arte nella scelta del Belpaese 

Made in Italy al centro del “Summer Fancy Food” a New York. Il Ministro Lollobrigida rilancia la candidatura della nostra cucina a patrimonio Unesco
Coldiretti, FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, MADE IN ITALY, SUMMER FANCY FOOD, Non Solo Vino
Per i turisti americani il nostro cibo rappresenta da sempre l’attrazione n. 1

Il 90% dei turisti americani indica il cibo e il vino italiani come il motivo di scelta per passare le proprie vacanze nel Belpaese, con l’enogastronomia che si piazza in testa alla classifica delle “bellezze” più gettonate dai vacanzieri a stelle & strisce, più dell’arte e della cultura: emerge dai risultati di un’indagine, realizzata da Coldiretti e dalla piattaforma specializzata I Love Italian Food (Ilif). L’indagine, fatta su un campione di oltre 1.000 cittadini statunitensi che hanno visitato il nostro Paese, è stata diffusa al “Summer Fancy Food” 2024, a New York, il più importante evento fieristico americano dedicato alle specialità alimentari. L’ evento è stata anche l’occasione per rilanciare la candidatura della nostra cucina a Patrimonio immateriale dell’Unesco, con il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che ha tagliato il nastro del Padiglione Italia, il più grande dell’area internazionale, con oltre 300 imprese. Ma l’Italian sounding rimane una delle maggiori preoccupazioni: negli Usa i nostri prodotti taroccati valgono 40 miliardi, con i formaggi in testa.
Secondo l’indagine Coldiretti e I Love Italian Food (Ilif), associazione che ha come mission far conoscere e difendere la vera cultura enogastronomica italiana nel mondo, alla richiesta di indicare i tre motivi principali di scelta della vacanza in Italia, cibo e vino hanno ottenuto il 90% delle preferenze, superando nettamente arte e cultura (77%) e storia e archeologia (65%), che precede le bellezze naturali (61%). Al quinto posto si piazzano le visite a parenti e amici (55%). Tra le esperienze enogastronomiche più gettonate troviamo gli assaggi dei piatti tipici delle varie regioni, mentre al secondo posto troviamo le visite ai mercati contadini locali. A seguire degustazioni guidate di cibo e vino, lezioni di cucina italiana e pasti nei ristoranti “stellati”. L’indagine conferma come i vacanzieri a stelle & strisce abbiano un budget elevato e prestino anche particolare attenzione alla qualità dell’alimentazione per la quale destinano una quota elevata della spesa durante la vacanza. Quella dei turisti americani è una presenza sempre più importante per la bilancia turistica nazionale, con il numero dei visitatori che negli ultimi 20 anni è più che triplicato, arrivando a superare nel 2023 la cifra di 4 milioni di arrivi, tornando vicini ai livelli pre-pandemia, secondo l’analisi Coldiretti su dati della Banca d’Italia, per una spesa di quasi 6,5 miliardi di euro. Gettonatissimi anche i souvenir enogastronomici, con il 77% degli intervistati che afferma di aver riportato negli States almeno un ricordo della vacanza italiana da mettere in tavola o regalare a parenti e amici. Secondo l’indagine Coldiretti/Ilif, l’incontro con la cucina italiana e con i prodotti della Dieta Mediterranea, producono effetti che vanno al di là del semplice prodotto messo in valigia. Il 32% dei turisti statunitensi dichiara, infatti, di aver modificato in modo sensibile le proprie abitudini alimentari dopo il viaggio in Italia e il 6% di averle completamente cambiate. Non a caso l’olio extravergine d’oliva si piazza in testa alla classifica dei prodotti della Dieta Mediterranea più consumati, davanti a frutta e verdura, pesce, pasta e vino rosso. Le esportazioni negli Usa dei prodotti-simbolo dello stile alimentare italiano negli ultimi 10 anni hanno fatto registrare aumenti in valore anche a tripla cifra: dal +67% dell’olio d’oliva al +193% della pasta. Le vendite di pummarola & co. negli States sono praticamente triplicate (+133%) ma anche i formaggi, dal Parmigiano Reggiano Dop al Grana Padano Dop, sono quasi raddoppiati con +86%, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. E anche il vino è sempre più presente sulle tavole americane con un incremento del 63% in valore. Ma il prodotto simbolo resta l’olio d’oliva, con gli Stati Uniti che hanno scavalcato la Spagna al secondo posto tra i maggiori consumatori mondiali, con 375.000 tonnellate, ed entro il 2030 potrebbero superare addirittura l’Italia.
Il Ministro Lollobrigida, presenziando all’inaugurazione del Padiglione Italia, nel “Summer Fancy Food”, ha detto che “l’Italia è presente facendo sistema per promuovere le sue eccellenze, che rafforzano la ricchezza del nostro Paese, oltre a far bene al resto del pianeta perché portano benessere anche alla salute fisica e mentale”. Con lui  il presidente dell’Istituto per il Commercio Estero (Ice) Matteo Zoppas, l’Ambasciatrice negli Usa Mariangela Zappia, ma anche Lidia Bastianich e Giada de Laurentiis (nipote di Silvana Mangano e Dino De Laurentiis), presentatrice televisiva, chef e imprenditrice.
“Un mondo che vede l’Italia fare sistema è la vera sfida che dobbiamo saper interpretare: indossare la maglia azzurra al di là degli schieramenti politici”, ha aggiunto Lollobrigida, ricordando poi l’appuntamento del G7 Agricoltura dal 21 al 29 settembre a Siracusa, con un format diverso dal solito vertice. “Abbiamo scelto di trasformare una delle città più straordinarie della Sicilia in un Expo a cielo aperto dove presenteremo il meglio di quello che l’Italia può offrire”, ha detto. E parlando di Italian sounding, il Ministro ha affermato che “dei nostri prodotti possono copiare il pacchetto, ma non il contenuto, quello è unico grazie ai nostri 3.000 anni di storia. Gli altri possono avere tecnologie più avanzate, più ricchezza di noi, ma quello che l’Italia ha avuto possibilità di sviluppare,non ha eguali in nessun’altra parte del mondo”. Quindi ha ricordato “la nostra rete più potente di vendita, i nostri ristoratori, con 250.000 locali, che hanno una potenza di comunicazione enorme anche per raccontare i nostri prodotti, spiegare perché un prodotto può costare un po’ di più ma vale immensamente di più di quello che ci provano a copiare”.
Il presidente Ice Matteo Zoppas ha riaffermato che “le importazioni americane di prodotti alimentari e vino italiani hanno registrato un incremento tendenziale del 26% nel primo trimestre 2024, una partenza con un grande slancio che speriamo possa continuare”. Mentre l’Ambasciatrice negli Usa Mariangela Zappia ha sottolineato che “la cucina italiana è già protagonista negli Stati Uniti, come emerge chiaramente dai quasi 7 miliardi del nostro export di settore, eppure ha ancora un enorme potenziale di crescita in questo immenso mercato. Per questo la promozione dell’agroalimentare e della cucina italiana è centrale nell’azione di diplomazia della crescita della Farnesina, anche negli Stati Uniti”. 
Secondo un’indagine Coldiretti/Ixé, oltre un turista italiano su due (53%) che viaggia all’estero si è ritrovato a tavola pietanze e prodotti tricolori “taroccati”, fatti con ingredienti o procedure che non hanno nulla a che fare con la vera cucina italiana: nello spazio Coldiretti, nel “Summer Fancy Food” 2024, è allestita un’expo che mette a confronto le eccellenze della dieta mediterranea con le sue versioni fake. Si va dall’olio “pompeiano” al vino Chianti Sangiovese fatto in California, fino all’immancabile Parmesan, diventato negli anni simbolo dei cibi fake ispirati alle nostre migliori produzioni.
Non a caso gli Usa si piazzano in testa alla classifica dei maggiori taroccatori, con una produzione di Italian sounding che ha superato i 40 miliardi in valore e che vede come prodotto di punta i formaggi. Nel 2023 si sono prodotti negli Stati Uniti 222 milioni di chili di Parmesan, 170 milioni di chili di provolone, 23 milioni di chili di pecorino romano oltre a quasi 40 milioni di chili di formaggi Italian style di altro tipo, come il friulano, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Usda, il dipartimento di stato dell’agricoltura statunitense. Senza dimenticare gli oltre 2 miliardi di chili di mozzarella, che portano il totale dell’“Italian cheese” a quasi 2,7 miliardi di chili. Il risultato è che in America si producono oggi più formaggi finti italiani che formaggi locali come il Cheddar. Il problema riguarda però tutte le categorie merceologiche a partire dai salumi più prestigiosi, come le imitazioni del Parma e del San Daniele o la mortadella Bologna o il salame Milano.
In questa ottica la candidatura della cucina italiana a Patrimonio Immateriale dell’Unesco può rappresentare un passo importante per spingere a fare chiarezza, proprio a partire dagli Stati Uniti, togliendo terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani nel mondo che rappresentano un’insostenibile zavorra per la crescita dell’export tricolore. “Possiamo arrivare a raddoppiare le esportazioni agroalimentari italiane - ha sottolineato il presidente Coldiretti, Ettore Prandini - dagli attuali 64 miliardi a oltre 120, se arrivasse un chiaro stop al fenomeno della contraffazione alimentare internazionale, che è causa di danni economici, ma anche di immagine e toglie spazio ai veri prodotti made in Italy. Un obiettivo che va perseguito anche negli accordi commerciali stipulati dall’Unione Europea dove serve l’applicazione del principio di reciprocità. Le stesse regole imposte ai produttori italiani ed europei devono valere per chi vuole vendere in Europa. Siamo pronti a confrontarci a testa alta con tutti i mercati del mondo, portando la nostra qualità”.   
Lo dimostra l’esempio del Parmigiano Reggiano, una delle eccellenze del made in Italy agroalimentare, tra i più amati dagli americani (gli Usa costituiscono il principale mercato estero, con 6.000 tonnellate esportate nel canale retail nei soli primi 5 mesi 2024). “Nel 2022 l’export ha registrato un incremento del +8,7% e nel 2023 +7,7%, mentre, nei primi cinque mesi 2024, siamo già a +24,6%”, afferma il presidente Nicola Bertinelli. Il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha annunciato il consolidamento di un forte investimento per attività di digital e influencer marketing, partecipazione a fiere ed eventi, attivazione e presidio dei punti vendita, supporto agli operatori e, soprattutto, rafforzamento della vigilanza sul mercato a stelle & strisce.

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