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CURIOSITA’ & ENOLOGIA - TUTTO INIZIO’ IN UN LONTANO “PASSATO” DI PANTELLERIA, DAL TIMBANELLO AL BRUNELLO BIANCO ... GLI STRAFALCIONI VECCHI E NUOVI CONSUMATI IN ENOTECA DAI TANTI CLIENTI DEL MONDO DEL VINO

Italia
Strafalcioni in enoteca

Tempi duri per i gestori di enoteche: da quando acquistare vino è diventato “cool” e fare degustazioni è il nuovo sport nazionale, le enoteche stanno diventando tappe obbligate di ogni sorta di turista in ogni gita fuori porta che si rispetti.

Croce e delizia degli enotecari, i non addetti ai lavori del mondo enologico si dividono in due categorie: gli ignari ma desiderosi di apprendere, che sparano a raffica le domande più improbabili generando sentimenti di sconcerto o irriverenti risate trattenute, e gli pseudo-intenditori che, con piglio deciso, regalano giudizi come distribuissero vere e proprie perle di saggezza, e avanzano singolari richieste alle quali non si sa proprio come rispondere. A partire dall’uvaggio per arrivare ad una bottiglia di “Sangiovese nostrano” sono sempre più numerosi gli enotecari che, letteralmente disarmati, si arrendono di fronte al popolo del “turista per caso del vino”.

Non può non far sorridere il cliente che con aria di chi dispone di una ben fornita cantina chiede una bottiglia di “Timbanello” e poi, leggermente attonito, domanda al gestore dell’enoteca che cosa sia mai Antinori. Gode di tutta la nostra simpatia, invece, chi, avendo sentito dire che i vini si invecchiano (ma ormai lo sanno tutti che si dice “affinano”), va alla ricerca di un ottimo “Passato” di Pantelleria magari da accompagnarsi come dessert agli “stinchi di morto”. Nella direzione completamente opposta, invece, vanno gli avventori che abbiamo affettuosamente catalogato come “ignari ma curiosi”; alla vista di bottiglie di grandi annate del passato, spesso correlate di adeguato prezzo, borbottano scandalizzati: “Ma questo vino è scaduto!”.

Le vie del Brunello sono infinite … Un turista in visita a Montalcino si è arrabbiato perché in un enoteca non sapevano dirgli quale era il Brunello bevuto da Padre Pio: peccato che Padre Pio viveva a Pietralcina e non a Montalcino. Ancora il Brunello, a causa della sua straordinaria notorietà, si conferma protagonista delle peggiori, e perché no, più divertenti blasfemìe enologiche. Vero e proprio dubbio amletico:“E’ meglio un Rosso Brunello Bianco o un buon Rosso?” è la domanda che ha disturbato il sonno per diverse notti ad increduli enotecari di Montalcino.

Della stessa portata l’interessante teoria, che gode di una forte popolarità tra i turisti, secondo la quale se si acquista una bottiglia di Rosso di Montalcino e la si conserva per cinque anni, al loro scadere sarà possibile gustare una bottiglia di Brunello … no comment! Più fantasiosa ma tutto sommato con una logica maggiore, invece, la spiegazione data da un giovane turista romano ad un suo amico: “il Rosso di Montalcino e il Brunello sono fatti con lo stesso tipo di uva, quello che realmente fa la differenza sono gli acini: da quelli piccoli si ricava il Rosso, da quelli grandi il Brunello!”. Come controbattere ad un arringa così ben strutturata?

Si sprecano poi le richieste assurde di chi desidera un Brunello “medio”, né troppo dolce né frizzante o chi invece “vorrebbe un Brunello tipo Barolo vecchio stile”. In un’era in cui tutto è certificato, garantito e protetto da leggi e marchi c’è il rischio di fare un po’ di confusione: deve essere proprio ciò che è successo ad un attento signore che non riconoscendo il marchio ha chiesto: “Ma il Brunello non è di origine controllata e protetta?”. Di vino non se intenderà ma forse di formaggi …

Consigliamo, infine, un navigatore satellitare al sapiente turista che entrando in enoteca ha esordito con: “Vorrei un indicazione geografica perché bevo solo vini Doc”!

Gioia Bazzotti

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