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VINI E TERRITORI

Da Don Giacomo Cauda all’Associazione Produttori del Ruchè, che investe nel marketing territoriale

Positivo il bilancio del primo step del progetto che coinvolge cantine, imprese e comuni della piccola ma storica Docg di Castagnole Monferrato

Tra le tante storie che il vino italiano ha da raccontare, una del tutto peculiare è quella del Ruchè, piccola gemma enoica del Piemonte, e, in particolare, del Monferrato. Inestricabilmente legata al nome di Don Giacomo Cauda, il prete vignaiolo che recuperò le vigne abbandonate della sua parrocchia a Castagnole Monferrato, nella prima metà degli anni Sessanta del Novecento, e assaggiando quell’uva capì che aveva il potenziale per dare vini di qualità, al punto che fu il primo a vinificare il Ruchè in purezza ed a venderlo in bottiglia. “Che Dio mi perdoni - diceva nei suoi ultimi anni di vita - per aver a volte trascurato il mio ministero per dedicarmi anima e corpo alla vigna. Finivo la Messa, mi cambiavo in fretta e salivo sul trattore. Ma so che Dio mi ha perdonato perché con i soldi guadagnati dal vino ho creato l’oratorio e ristrutturato la canonica”. E, senza dare ascolto a chi gli dava di illuso, matto e sognatore, come le autorità ecclesiastiche che non vedevano di buon occhio il suo fare l’imprenditore, trovò invece il sostegno del suo sindaco, Lidia Bianco, donna di cultura e stimata poetessa, con un passato all’Istituto di Agraria di Asti. Nel 1987 il “vino del parroco” con un angelo con le ali aperte in etichetta ottenne la Doc, e, nel frattempo, anche altri fedeli, rinunciando a trasferirsi a Torino per lavorare come operai, avevano iniziato a produrlo impiantando vigneti e incontrando il favore del mercato. Nel 2010 arriverà anche la Docg: un “miracolo”, frutto di un’idea comune per il territorio, i 7 Comuni della Provincia di Asti (Castagnole Monferrato, Montemagno, Grana, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi) in cui nasce questa piccola produzione d’eccellenza italiana, e che, oggi, grazie al Ruché che li ha fatti risorgere, sono conosciuti in tutto il mondo.
Questa storia, adesso, è portata avanti da “una famiglia da 1 milione di bottiglie”, come si definisce l’Associazione Produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato costituitasi informalmente nel 2001 da un gruppo di produttori amici, l’Associazione Produttori Ruchè, e formalmente fondata nell’ottobre 2015, che oggi conta 22 aziende e 25 produttori, con nomi come Bersano, Bava, Ferraris, Marengo e Montalbera, per citarne alcune. Che oltre alle uve, stanno coltivando un progetto di marketing territoriale per promuovere le colline del Ruchè nel mondo, che chiude in positivo il primo semestre di attività. Oltre 500 scatti fotografici, realizzati in 25 visite aziendali, 28 video istituzionali, più di 70 proposte turistiche progettate su misura e decine di operatori coinvolti in esperienze in azienda, oltre a consulenze per le singole aziende su accoglienza e comunicazione, sono i numeri che raccontano i primi passi del progetto, promosso dall’Associazione Produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato, in collaborazione con il Consorzio di tutela Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, e sviluppato da Agricola Multimedia e Love Langhe Tour. Che, tra le altre cose, ha l’obiettivo di creare un’immagine coordinata per le aziende della denominazione - non solo le cantine, ma anche i ristoranti, le strutture ricettive e tutti i negozianti - e formare una rete pronta a valorizzare al meglio le potenzialità turistiche della zona.
Oltre alle 22 cantine del Ruchè associate, ad aderirvi sono stati tutti i sette comuni della Docg (Castagnole Monferrato, Montemagno, Grana, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi), che hanno cofinanziato l’investimento per un’attività ad ampio spettro che prepari la zona patrimonio Unesco ad un turismo più consapevole.
“Il bilancio di fine anno è ottimo e promettente - afferma Luca Ferraris, presidente dell’Associazione Produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato - ed i produttori si sono rivelati disponibili e pronti a fare il salto di qualità che una zona enoturistica come la nostra vuole e merita. A tutti va un grazie per il lavoro svolto e per quello ancora da affrontare”.
L’agenda, per i prossimi mesi, prevede l’ultimazione del portale per le prenotazioni, la definizione di un’immagine coordinata, il prosieguo della produzione di materiale multimediale e della creazione di proposte turistiche. È, inoltre, previsto un corso di formazione, atto a definire le linee guida coordinate per l’accoglienza, e un educational tour con gli operatori di settore per presentare il territorio e le sue esperienze a livello internazionale.

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