02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)

DA GORIZIA IL PROFESSOR ATTILIO SCIENZA (UNIVERSITA’ DI MILANO) AVVERTE: “E’ NECESSARIA UNA MAPPATURA DEI VITIGNI ANTICHI E AUTOCTONI ITALIANI”

“Non si può amare ciò che non si conosce: quindi, bisogna, al più presto, andare verso una mappatura di tutti i vitigni autoctoni e/o antichi d’Italia per conoscerne le loro potenzialità e caratteristiche e per valorizzarli unitamente al territorio che li ha espressi”. E’ lo Scienza pensiero, ben espresso a “Ruralia”, l’evento-convegno da dove è partita “la crociata per salvare i vitigni antichi e /o autoctoni d’Italia”. Il professor Attilio Scienza, docente di viticoltura all’Università di Milano ed uno dei più autorevoli studiosi italiani, a Gorizia, ha anche ribadito la necessità di individuare i migliori vitigni antichi e/o autoctoni per studiarli, analizzarli e valorizzarli in vigneto ed in cantina. “Come per gli internazionali già si sono fatti approfonditi studi, è arrivato il momento di mettere sotto osservazione e studio i nostri vitigni antichi e/o autoctoni (eccezione fatta per i pochissimi famosi - Sangiovese, Nebbioli, Barbera … - gia ampliamente conosciuti). Una volta individuato questo elenco ragionato dei vitigni (storia, caratteristiche, vinificazione, abbinamento gastronomico …) si dovrà poi decidere quali vitigni possono avere un futuro produttivo e quelli che devono essere protetti e legati al territorio”. “La produzione da vitigni autoctoni, come del resto per tutti i prodotti tipici, ha sempre avuto - ha continuato Scienza - il limite della massa critica: se la piccola produzione ha difficoltà ad essere esitata sul mercato, questo problema può essere superato con la valorizzazione e la commercializzazione in loco, che ben si coniuga con l’enoturismo, nella valorizzazione del territorio in tutte le sue espressioni (d’arte, culturale …..)”. Al meeting di Gorizia, oltre al professor Attilio Scienza, hanno portato le loro illuminanti ed importanti testimonianze anche Elisabetta Foradori e Marco Caprai, ovvero i due “alfieri”, rispettivamente, del trentino Teroldego e dell’umbro Sagrantino: “il processo di valorizzazione di un vitigno autoctono o antico e del reale legame con il territorio - hanno detto i due giovani e prestigiosi viticoltori - ha bisogno di tempo, di denaro e di passione. Adesso più che mai è il momento di andare a fondo: i vitigni antichi e/o autoctoni sono la nostra forza, ma è ancora inespressa. Piccoli “miti” già ci sono: è il momento di concentrare la massima attenzione alla valorizzazione di questo fenomeno: bisogna dare la visione al mondo di ciò che abbiamo !”. Inoltre, la Foradori ha rivolto un invito ai piccoli viticoltori ad aderire all’attività dell’associazione Pro Vites (che ha sede a Mezzolombardo, Trento): “i viticoltori custodi (e tutori della variabilità nella loro azienda di un vitigno antico destinato altrimenti all’oblio di una collezione ampelografica) non devono essere lasciati a se stessi: avere i vitigni antichi e autoctoni non basta, occorre lavorare sulla loro biodiversità, come, del resto, sulle potenzialità del vitigno. Il percorso è lungo … c’è bisogno di tempo, ma anche di esperti e di scienziati di viticoltura e di un’associazione che sostenga queste ricerche !”.

Il professor Attilio Scienza ha quindi ricordato “come il problema della difesa della biodiversità viticola non può essere limitato all’Italia ma per i complessi rapporti di parentela che legano tutti i vitigni europei ad una matrice genetica comune e per la necessità in futuro di avere sempre nuove varietà per rispondere ad un mercato sempre può teso verso le novità, è necessario contrastare la perdita di vitigni anche in altri Paesi che attualmente, per gravi motivi economici, non hanno risorse da destinare a questo scopo”. Ma perché il problema dei vitigni antichi e/o autoctoni è attuale ? “Pur essendo un concetto olistico - risponde a WineNews, il professor Scienza - che non trova quindi una soluzione nei metodi dell’indagine scientifica illuministica: l’interesse per i vitigni minori o antichi nasce dal movimento culturale ecologista degli anni Settanta ed Ottanta a favore della biodiversità in generale, vegetale o animale, sia essa spontanea che addomesticata; più recentemente sono intervenuti aspetti di natura economica, quali la segmentazione del mercato del vino e la creazione di nicchie di consumo importanti come reazione alla diffusione crescente di pochi vitigni ubiquitari; intervengono efficacemente nella valorizzazione del territorio come testimoni della tradizione gastronomica di piccole patrie; per la presenza nel loro Dna di tratti originali legati a caratteri o di tolleranza alla malattie o di aspetti qualitativi che possono servire per programmi di miglioramento genetico per incrocio”.

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli