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DA SFUSO A TOP: LA QUALITA’ PORTA AL SUCCESSO ANCHE I VINI DEL LAZIO. IN 5 ANNI CRESCIUTO FATTURATO E INSERIMENTO NELLA “CARTA” DEI RISTORANTI

A 15 anni dalla scelta di puntare con maggiore decisione alla produzione di vino di qualità, il vigneto Lazio guarda con soddisfazione al percorso di allontanamento dal vino sfuso, bottiglioni e fraschette. A tracciare il bilancio della “nouvelle vogue” dei viticoltori del Lazio è l’Arsial”.

Se il Lazio sconta ancora l’immagine di regione bianchista - ha detto il dirigente dell'Arsial Giulio Somma, a “Vinoforum”, con la Confcommercio, i 27 produttori associati nelle Vigne del Lazio, gli enotecari dell’Arte dei Vinattieri e l’enologo Luca d’Attoma - i fatti hanno registrato due medaglie importanti ad un Cesanese del Piglio e a un Moscato di Terracina negli ultimi concorsi enologici di Vinitaly (insieme anche ad una ventina di giovani produttori selezionati) per un giro d’affari che è in crescita nei ristoranti, enoteche e nei wine bar della capitale.

Del resto, con i suoi 4.000 ristoranti, secondo il rappresentante dell'Agenzia regionale per lo sviluppo dell’Agricoltura (Arsial), Roma ha un mercato globale del vino, con etichette nazionali e internazionali che, in qualche modo, fanno della città un “Vinitaly quotidiano”.Con il lavoro nuovo avviato, la Regione e l’Arsial stanno ora cercando di dare “un’identità del territorio dove - ha sottolineato Somma - si registrano segni di vitalità importanti”. “Un lavoro non facile quello di una pubblica amministrazione e di un’associazione come le Vigne del Lazio - ha osservato il presidente Antonio Santarelli - che impongono la selezione secondo qualità; ma i risultati si vedono e il Frascati, rispetto a 40 anni fa, non ha nulla a che vedere con la vecchia immagine folkloristica”.

Concordano anche gli enotecari secondo i quali “una politica con meno feste o sagre e più mercato - ha detto Claudio Arcioni - ha fatto crescere negli ultimi 5 anni il fatturato: i produttori, però, dovrebbero limitare il numero di etichette e concentrarsi sul vino top di ciascuna cantina per non disorientare il consumatore”. Che vada “coltivato” il mondo della degustazione guidata e della mescita a bicchiere nei wine bar e nelle enoteche è il convincimento del presidente della Confcommercio del Lazio Cesare Pambianchi che suggerisce di “accompagnare lo straordinario incremento del flusso turistico a Roma con un’azione ad ampio raggio di promozione del vino del Lazio e del suo territorio in questa città, che è una vetrina visitatissima, e negli aeroporti romani: bisogna far sapere - è l’appello di Pambianchi - che qui, con la buona cucina, si beve anche bene”.

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