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DAI “DAILY MUSTS” AGLI “OCCASIONAL COSUMER”, PASSANDO PER “VARIETY SEEKERS”, “PERSONAL IMAGE” E “SAVVY BUYERS”: ECCO I PROFILI DI CHI BEVE VINO PER SYMPHONY IRI, SOCIETÀ DI RICERCHE USA. IL CONSIGLIO? PUNTARE SU MESSAGGI SU MISURA PER OGNI CATEGORIA

Si chiamano “daily musts”, e sono quelli che non vanno a letto se non hanno bevuto almeno un calice nella giornata. Rappresentano solo il 16,5% dei consumatori di vino ma, in valore, fanno il 48,3% di tutto il nettare di Bacco venduto. Hanno in media 61 anni e un reddito annuale di 62.000 dollari. Ecco uno dei profili più importanti dei bevitori di vino tracciati da Symphony Iri, società americana di ricerche di mercato. A ruota seguono i “variety seekers”, che scelgono il vino secondo il vitigno, sono il 14,4% dei consumatori e coprono una fetta di mercato, in valore, del 34%, con un reddito di 100.000 dollari all’anno. Ci sono poi i “personal image”, quelli che vedono il vino come status symbol, 14 consumatori su 100, giovani di 34 anni in media, ma che valgono soli il 3% del mercato, in termini di vendite. Ancora, ecco i “savvy buyers”, quelli che non disdegnano “salti nel buio” quando devono comprare un vino che non conoscono, e anche se sono meno di 3 bevitori su 100, valgono il 10% del mercato. E poi ci sono i più, i gli “occasional consumer”, ovvero il 34,5% dei consumatori di vino, che fruttano appena il 4% delle vendite. Ma se questi sono i profili di chi beve e compra vino, su cosa devono puntare i “decision maker” dell’eno-business per “ingrossare le fila” delle categorie che rendono di più? Secondo i suggerimenti raccolti e analizzati da Symphony Iri, uno degli obiettivi deve essere quello di creare aspettative sul futuro del vino, da soddisfare cercando di aumentare le occasioni di consumo, creando messaggi su misura per ogni profilo di consumatore, anche individuando (e colpendo) micro segmenti dentro ogni categoria. Ad esempio, puntando sulle aspirazioni dei consumatori più giovani, valorizzando quegli elementi positivi che, secondo loro, bere vino porta alla loro immagine personale, oppure stimolare i consumatori occasionali spingendo, ad esempio, sulla tradizione (soprattutto italiana) del bere vino nei pasti, perché si moltiplichino i momenti in cui poter riempire un calice. Facile a dirsi, ma poi c’è il mercato ...

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