Dai micro ortaggi agli agri gioielli, dai droni per l’“air force” anti parassiti sul mais al “Grande Fratello” dei pascoli passando per le api con il Gps. E ancora: frutti tropicali made in Italy e ketchup contadino fino ai fiori nel piatto e alle bambole green salvate dalla discarica. Sono solo alcune delle curiosità che testimoniano la vitalità della creatività contadina e lo spirito imprenditoriale dei giovani capaci di trovare il giusto mix tra tradizione e innovazione allargando i confini dell’attività agricola. Giovani che guardano sempre più all’agricoltura, come conferma il record di studenti nelle scuole superiori di agraria in Italia che fanno registrare un aumento del 36% negli ultimi cinque anni: secondo i dati del Ministero dell’Istruzione, i ragazzi che alle superiori hanno deciso di intraprendere un percorso didattico legato alla terra sono 45.566 nell’anno scolastico 2017/18.
E le case history di questa vitalità sono state di scena nel “Open Day dell’agricoltura” italiana di Coldiretti, idea nata per vivere un giorno da contadino sui trattori, nelle fattorie didattiche, nelle cucine o con gli animali in Puglia, a Bari.
“Le nuove generazioni - sottolinea la Coldiretti - sono il motore dell’agricoltura del futuro con una crescita del 6% nel 2017 per un totale di 55.121 imprese agricole italiane condotte da under 35 che pone l’Italia al vertice nell’unione Europea. Le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% e il 50% di occupati per azienda in più. I giovani agricoltori usano il web e la tecnologia, 1 su 4 è laureato e conosce, almeno a livello scolastico, una o più lingue straniere, di solito l’inglese, mentre 8 su 10 sono abituati a viaggiare e andare all’estero, una caratteristica che permette di raggiungere e inserirsi in nuovi mercati e di mandare i propri prodotti in giro per il mondo”.
Capacità che garantiscono un cambio di rotta evidente come dimostrano tanti giovani da nord a sud dell’Italia. Carlo Maria Recchia sui suoi campi di mais corvino usa i droni per la lotta integrata contro i parassiti, “infatti - spiega la Coldiretti - attraverso una speciale “bio air force” due volte l’anno bombarda i parassiti con un insetto antagonista che li distrugge. Fra le novità sull’uso della tecnologia in agricoltura c’è poi un vero e proprio Grande Fratello creato da Emanuele Nobile attraverso un dispositivo elettronico che controlla i movimenti delle mucche al pascolo per capire se sono soddisfatte o se invece devono cambiare prato e foraggio”. In tempo di crisi per l’apicoltura preziosa è anche l’idea firmata da Daniele Montalbano di installare l’antifurto per le arnie delle sue api, un dispositivo che avverte sul cellulare, in caso di tentativo di furto, e segue le arnie rubate attraverso un sistema GSP. New entry anche per quanto riguarda la tracciabilità con il QR Code che Lorenzo Pupo ha messo sulle sue patate per sapere tutto dei tuberi che si portano in tavola.
L’innovazione, spiega la Coldiretti, “arriva anche dalla terra come dimostra l’esperienza imprenditoriale di Stefania Cannone che in Puglia produce micro ortaggi - dalla rucola alla borragine, dalle cime di rapa al cavolo rosso, dai ravanelli alle lenticchie - rarissimi e utilizzati soprattutto da grandi chef e food blogger con piantine raccolte nella fase immediatamente successiva al germoglio nel momento in cui i livelli di vitamine sono cinque volte superiori rispetto alle piante adulte”.
Giovani pronti a tutto, anche a reagire ai cambiamenti climatici come dimostra l’idea di Letizia Marcenò e Andrea Passanisi di produrre rispettivamente banane a Palermo e avocado biologici a Giarre, ai piedi dell’Etna, da esportare poi in tutta Europa. Mentre da una zona complessa come l’Aspromonte calabrese, nell’azienda di Pasqualina Tripodi, è nata la prima linea di agrigioielli con noccioli d’oliva, pigne, cortecce, frutta, rami e foglie. “Ma dalla terra - continua la Coldiretti - nasce anche l’innovativa produzione di fiori commestibili di Tiziana De Febbo: dalla begonia alla borragine, dalla calendula al garofano, dal geranio alla lavanda e alla salvia dei prati, fino alla più nota rosa. I fiori da mangiare si possono usare non solo nelle insalate ma anche per insaporire piatti di pasta fredda o secondi a base di carne ed essiccati per aromatizzare il sale”.
Da uno sguardo ai consumi dei giovani nasce, invece, l’intuizione di Bernardino Nardelli che ha creato il primo ketchup contadino “made in Puglia” tutto naturale visto che per conservante ha l’aceto di vino e a colorare ci pensano i pomodori della sua terra “in collaborazione” con cipolla, sedano e capperi a km zero. Ma all’interno del suo “agri-laboratorio” Nardelli produce anche pasta di pomodoro e sughi pronti, sottoli in extravergine d'oliva, paté, confetture e marmellate. Poi c’è anche chi riesce a trasformare uno scarto aziendale e una spesa per lo smaltimento in un business come Paola Tortorelliche, finiti gli studi, ha deciso di ritornare alla campagna e ai greggi e che con l’aiuto della sorella Rosa ha diversificato l’attività aziendale trasformando la lana delle sue pecore da rifiuto speciale a oggetto “chic” per la costruzione di bambole e bomboniere contadine completamente realizzate a mano, ma anche sciarpe e cappelli, indumenti per bambini e oggetti vari colorati con i pigmenti estratti dalle piante del territorio.
Anche Nunzia Tinelli ha deciso di andare oltre alla tradizionale spremitura del suo olio extravergine trovando una nuova strada nella produzione di cosmetici naturali dalle olive: da qui sono nate saponette, creme, balsami e shampoo. Poi c’è chi, come Gabriele Mazzarella, produce liquori da antiche ricette di famiglia, coniugando tradizione e innovazione utilizzando sia la pelatura delle scorze a mano lavorate in giornata sia il metodo “a caduta” che consiste nel posizionare in sospensione le scorze all’interno di un boiler sigillato contente alcool dando al prodotto finale un aroma unico.
“L’agricoltura può offrire opportunità occupazionali sia a chi cerca un lavoro stabile alla guida di una azienda sia per chi vuole cogliere la possibilità di una esperienza di lavoro stagionale a contatto con la natura”. Lo dice il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo che poi sottolinea come “l’allargamento dei confini tradizionali dell’attività agricola offre oggi grandi spazi per la creatività e le idee innovative, dal campo alla tavola”.
Focus - È record di studenti iscritti agli istituti agrari in Italia
I giovani amano l’agricoltura e vedono in questo settore il loro futuro come dimostra anche la scelta dell’indirizzo scolastico. Non a caso si segnala il record di studenti nelle scuole superiori di agraria in Italia che fanno registrare un aumento del 36% negli ultimi cinque anni. Ciò è quanto emerge da un’analisi della Coldiretti su dati del Ministero dell’Istruzione (Miur) in occasione dell’Open Day dell’agricoltura sul lungomare Imperatore Augusto a Bari. I ragazzi che alle superiori hanno deciso di intraprendere un percorso didattico legato alla terra sono 45.566 nell’anno scolastico 2017/18, il record del quinquennio. “Un successo - spiega la Coldiretti - legato alla voglia di studiare qualcosa che unisca la pratica alla teoria, che insegni come si fanno le cose e come si possa costruire una carriera professionale a contatto con la natura grazie a un’esperienza che affianca lo studio sui libri al lavoro nelle stalle, nei caseifici, nei campi, nei laboratori”.
I dati sorridono a chi decide di formarsi in agraria: nei 35 percorsi didattici degli istituti tecnici superiori a livello nazionale si registra un tasso di occupati di oltre il 73% a un anno dal diploma secondo le elaborazioni Coldiretti sull’ultimo monitoraggio Indire/Ministero dell’Istruzione, con picchi che vanno dal 94,1% dell’Abruzzo all’88,9% del Veneto, dal 79,1% della Lombardia al 76,5% della Puglia, al 77,8% dell’Emilia Romagna o al 75% del Lazio.
Gli Istituti di agraria fanno anche registrare un minor numero di abbandoni scolastici e hanno una maggiore attrattività anche per i passaggi degli studenti che arrivano da differenti percorsi di studi professionali e non. “E nelle classi - precisa la Coldiretti - non ci sono solo figli di “famiglie agricole” ma sempre più giovani appassionati con genitori lontani dal mondo della terra. Molte le possibilità di studio offerte: dalla zootecnia al lattiero caseario, dalla coltivazione di cereali a quello della frutta, passando dalla viticoltura e dal vino all’olio di oliva, dallo studio di boschi e foreste fino al vivaismo ma non mancano neppure percorsi di “Gestione dell’ambiente e del territorio”.
Una realtà favorita dalle legge di orientamento per l’agricoltura (la legge 228/2001), fortemente sostenuta da Coldiretti che ha rivoluzionato le campagne e consentito ai giovani di interpretare in chiave innovativa le opportunità offerte dal mondo rurale, dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative come la cura dell’orto e i corsi di cucina in campagna, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.
Il percorso formativo degli istituti agrari va dai 3 ai 5 anni in riferimento al tipo di competenza richiesta, con materie che, oltre a quelle comuni a tutte le scuole superiori (storia, matematica, italiano, ecc), vanno dall’estimo agrario alla fisica, dalla biologia al marketing, dalle produzioni animali alle tecniche di trasformazione dei prodotti. “Il tipo di diploma - specifica la Coldiretti - dipende anche dalle caratteristiche agricole del territorio, ad esempio lattiero caseario nelle aree più orientate alla zootecnia da latte o enologico in quelle dove è forte la viticoltura, con la presenza di aziende dove poter organizzare i tirocini dei ragazzi e la vicinanza a facoltà universitarie sempre legate ad agraria o a veterinaria per chi decide di proseguire gli studi dopo il diploma grazie a un’offerta di 213 Facoltà a livello nazionale di cui 86 nel Nord Italia, 71 nel Sud e sulle Isole e 56 al Centro”.
“I giovani, prima e meglio di altri - evidenza Roberto Moncalvo - hanno capito che l’Italia per crescere deve puntare su quegli asset di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l’arte e il cibo”.
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