La Cina ha stabilito “in via preliminare” che le importazioni di carne suina e derivati dall’Unione Europea costituiscono dumping, decidendo, perciò, l’entrata in vigore di apposite contromisure a partire da domani, 10 settembre, con dazi che variano dal 15,6% al 62,4%. A riferirlo è il Ministero del Commercio di Pechino, in una mossa che, secondo alcuni osservatori, sarebbe parte delle misure messe in atto come ritorsione per i dazi Ue sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi (come già abbiamo riportato su WineNews qui e qui).
“Le prove preliminari indicano che la carne di maiale e i prodotti a base di carne di maiale importati dall’Ue sono oggetto di dumping, causando danni sostanziali all’industria nazionale interessata”, spiegano dal Paese del Dragone, il principale consumatore mondiale di carne di maiale, raccontando dell’indagine avviata a giugno 2024 sollecitata dalla China Animal Agriculture Association, e che si sarebbe dovuta concludere entro il 17 giugno 2025, ma che è stata prorogata fino al 16 dicembre 2025 “vista la complessità del caso”.
Olof Gill, portavoce per il Commercio della Commissione Europea, intervenuto sul tema ha glissato: “vedremo i dettagli in modo analitico, ma Bruxelles segue sempre tutte le procedure anti-dumping e ci risulta che non ci siano prove sufficienti per sostenere il contrario”, assicurando che “saranno fatti tutti i passi necessari per difendere gli interessi dei produttori europei”.
Tra i Paesi più colpiti dal provvedimento figurano Spagna (primo produttore europeo in Cina, con 605 milioni di dollari di export di carne di maiale nel 2024), Danimarca, Germania e Belgio. Non quindi l’Italia, anche se non è mancata la reazione di Confagricoltura che riguardo all’apertura dell’indagine antidumping cinese si è detta “preoccupata” visto il rischio di “conseguenze molto gravi per il comparto suinicolo italiano ed europeo”. In particolare, spiega Rudy Milani, presidente della federazione suinicola della Confederazione, “i volumi di carne che non potranno più essere destinati alla Cina dai Paesi europei maggiormente colpiti da eventuali dazi finiranno inevitabilmente per riversarsi sul mercato interno, già sotto pressione, con il rischio di un’ulteriore riduzione dei prezzi”. A tutto ciò si aggiunge un contesto “già aggravato da ulteriori elementi”: in primis, dice Milani, gli accordi con gli Stati Uniti che ha rimosso i dazi Ue sulle carni suine americane lasciando, però, un’imposta del 15% sulle esportazioni europee, e con il Mercosur che penalizza fortemente l’agricoltura senza garantire il principio di reciprocità. “In questo contesto - prosegue Milani - dire che la misura è colma oltre ad essere riduttivo, evidenzia anche che diventa estremamente complicato non solo fare impresa, ma persino sopravvivere. È inaccettabile che gli allevatori siano costretti a pagare dazio, nel vero senso della parola, per dispute commerciali che finiscono per rafforzare i nostri competitor globali e indebolire i produttori europei”. Confagricoltura chiede, infine, alla Commissione Ue di rivedere la propria politica commerciale e al Governo italiano di farsi portavoce delle istanze del settore, ricordando come l’agricoltura “non possa più essere trattata come merce di scambio nei negoziati internazionali”.
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