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LA STORIA

Dalla terra alla finanza e ritorno, in vigna. Il percorso di Massimo Gianolli e Collina dei Ciliegi

Dalla terra alla finanza e ritorno. Dal recupero di aziende in difficoltà all’ambizione di creare, semplicemente, “il vino più buono del mondo”. È il percorso di Massimo Gianolli, che lo ha portato dal borgo agricolo di Erbin in Valpantena (Verona), alla finanza giocata tra Biella e Milano, fino a un ritorno appassionato alla vocazione vitivinicola, con il progetto de “La Collina dei Ciliegi”.
Da trent’anni in finanza, alle spalle molti successi e alcune difficoltà superate brillantemente, Massimo Gianolli oggi è a capo della GGH Gruppo General Holding Srl che conta su 60 collaboratori e tre società operative: la Generalfinance Spa, specializzata in intermediazioni finanziarie nel finanziamento su misura alle imprese, la Generalbroker Srl, specializzata nel brokeraggio assicurativo, e parte di quelle de La Collina Dei Ciliegi Srl, società nata nel 2005 per valorizzare e riconvertire i terreni di famiglia a pochi chilometri da Verona e finalmente occuparsi di vino.
È strano come a volte nella vita ci sia una certa circolarità che fa ritornare alle passioni iniziali nonostante si siano intraprese strade decisamente differenti.
Così è accaduto a Massimo Gianolli che, trasferitosi adolescente da Biella a Erbin in Valpantena, ha fatto studi di agraria con il sogno di diventare enologo. Il padre Armando aveva pensato per lui questo futuro, proiezione del suo desiderio di ritornare nei luoghi della sua infanzia felice, a cui aveva dato concretezza comprando appezzamenti, stalle e casolari fino a possedere 45 ettari, estensione eccezionale per un’area montana come la Lessinia.
Tuttavia Massimo, dopo aver cominciato a occuparsi dell’azienda agricola di famiglia conducendo i ciliegeti (gli stessi che daranno il nome all’azienda), viene richiamato a Biella dal padre. Serve il suo aiuto per risollevare le sorti della Presto Leasing, l’azienda fondata da Armando nel 1982, dopo una lunga carriera in Generali. Da quel momento in poi, sostituiti i libri della facoltà di Agraria di Padova con quelli di economia, Massimo imbocca la strada della finanza e in particolare del factoring, che successivamente si chiamerà recupero crediti e poi restructuring d’impresa.
Le sue capacità lo portano da subito a livelli di grande responsabilità. Nel 2012 da La Collina Dei Ciliegi Srl nascono due progetti Le Soste Culinarie Srl per acquisire l’Antica Osteria del Ponte di Cassinetta di Lugagnano e l’Italian Wine & Style Promotion (IW&SP), l’Associazione temporanea d’impresa che nel triennio 2013-2015 ha riunito 12 imprese vinicole di 5 regioni (Veneto, Piemonte, Toscana, Marche e Umbria) con 2.800 ettari vitati, per 12.800.000 bottiglie, oltre 150 etichette, per attività di promozione e vendita in Cina, Russia e Stati Uniti.
Sul fronte della produzione di vino la situazione dell’azienda vinicola La Collina dei Ciliegi, basata a Erbin in Valpantena (Verona), una delle valli della doc Valpolicella, è dinamica. Recentemente alle etichette destinate al canale Horeca e a privati “intenditori” è stata affiancata una linea per la gdo e l’esportazione si giova della continua apertura di nuovi mercati. Ma ora Massimo Gianolli ha deciso di puntare molto in alto.
“Sono partito nel 2005 per fare vino con un marchio e senza avere i vigneti. Ora i vigneti ci sono e inseguo un altro sogno: fare il vino più buono del mondo”. Nel raccontare il suo nuovo progetto esagera con autoironia e determinazione Massimo Gianolli, mentre ripercorre la sua storia nei luoghi dove la famiglia Gianolli ha le sue radici e dove lui ha consolidato il suo legame con l’agricoltura e con un mondo fatto di relazioni umane aperte e dirette che ancora oggi fa parte del suo modo di essere.
L’ambizioso progetto prevede di produrre due vini di eccellenza, un rosso e un bianco, fuori dalla denominazione. Due Super Valpantena che dovremo aspettare ancora per diversi anni, perché un “supervino” non ha bisogno soltanto di un grande terroir, ma anche di una conduzione del vigneto senza forzature, di viti mature e di una squadra come quella messa in piedi da Gianolli, a partire dal consulente Christian Roger, esperto di vino e finanza, che ha coinvolto i coniugi Lydia e Claude Bourguignon, consulenti agronomi dei più importanti Châteaux francesi.
“Circa un anno e mezzo fa abbiamo chiamato Lydia e Claude Bourguignon - racconta Gianolli - e abbiamo scandagliato i terreni scavando trincee e raccogliendo un mucchio di campioni. Attendevo il loro verdetto sull’adeguatezza dei terreni per fare o meno un grande vino ed ero impaziente. Dopo due mesi pensavo mi avessero dimenticato, invece mi hanno detto, con il loro italiano francesizzato che sposta gli accenti, “aspetta Massìmo non sei l’unìco”! E poi sono tornati con un librone di analisi e hanno decretato che il terreno scelto per piantare è fantastico. Per me è stato come sapere di avere il petrolio. Perché un conto è avere della terra, un conto è poter farci un grande vino!”.
“E se i i Bourguignon hanno accettato di seguire il progetto evidentemente i risultati ci saranno - sottolinea Christian Roger, oggi vicepresidente de La Collina dei Ciliegi - considerando che seguono numerosissime aziende di livello nel mondo”.
Nella tenuta di Erbin - 45 ettari di cui attualmente buona parte a vigneto - sono due le parcelle protagoniste del progetto, selezionate per le caratteristiche dei terreni e il microclima favorevole a una discreta altitudine a fronte del cambiamento climatico, per una superficie vitata di 20 ettari.
Per primo uscirà il Super Valpantena rosso - il Vigneto Castello è stato piantato quest’anno - e sarà a base di Corvina e Teroldego, quindi due autoctoni. La Corvina è il vitigno principe della Valpolicella, il Teroldego è permesso nell’uvaggio della doc e per questo è stato già testato qui dove a queste altitudini, tra i 500 e i 700 metri, dà risultati di grande finezza. Le percentuali saranno da vedere e probabilmente cambieranno di anno in anno.
Destinato al Super Valpantena bianco sarà il Vigneto le Sponde, dove verranno piantati la Garganega, autoctono principale dell’Est veronese, e un altro vitigno a bacca bianca di cui in azienda ancora tacciono il nome, probabilmente perché la questione è ancora oggetto di studio. E questo non è l’unico elemento top secret perché anche il nome dell’enologo è avvolto nel mistero.
“I miei riferimenti sono il Sassicaia e il Vintage Tunina - spiega Gianolli - quali esempi felici dell’uscire dalle regole producendo vini di grande carattere e livello qualitativo, anche se noi lavoreremo con vitigni autoctoni. Vogliamo dimostrare che un altro grande vino è possibile in Valpantena, anche oltre i dogmi della denominazione. Denominazione in cui rimaniamo con le nostre produzioni a partire da quella dell’Amarone.
Il percorso non è facile anche perché ci stiamo confrontando con una visione diversa della viticoltura, dall’impianto alla conduzione. Una volta deciso dove piantare, stabilite le varietà per il Super Valpantena rosso non è stato facile fare accettare alle maestranze locali le scelte dei coniugi Bourguignon. E non nascondo io stesso di aver offerto qualche resistenza, per esempio di fronte alla scelta di un sesto di impianto di 90x130!”.
Le “prescrizioni” di Lydia e Claude Bourguignon sono numerose e articolate, come per esempio la fittezza spinta, le bassissime rese per ceppo per portare a perfetta maturazione le uve a questa altitudine, il grande rigore nella formazione di un apparato radicale molto profondo che garantisce la longevità del vigneto. Con tutte le conseguenze del caso, come per esempio la difficoltà di trovare macchine che possano lavorare in vigneti con sesti del genere e con pendenze elevati anche trasversali.
“La condizione per cui un vino acquisisce il gusto del terroir - spiega Claude Bourguignon - è che le radici penetrino più possibile in profondità nel calcare spugnoso, che qui si trova sotto uno strato di terreno piuttosto sottile, e ne assorbano gli oligoelementi insieme all’acqua”. “Seguendo aziende in diverse parti del mondo - prosegue Lydia Bourguignon - viaggiamo molto e ci sembra di essere sempre nello stesso posto. Tutti vogliono fare come a Bordeaux, mentre a La Collina dei Ciliegi si sta rispettando il terroir. Qui verrà prodotto il vino di questo luogo e non di altri”.
L’attesa è grande e per i due Super Valpantena, ma bisognerà pazientare e forse per allora l’altro progetto portato avanti da Massimo Gianolli avrà preso il colpo d’ala: il “Valpantenashire” che vuole mettere in rete gli imprenditori del vino e del marmo e i quattro comuni di questo territorio dalle potenzialità ancora inespresse per fare marketing e promozione turistica.
Il futuro dei due Super Valpantena, peraltro, si scoprirà solo vivendo. Lo stesso Massimo Gianolli interroga se stesso e i suoi consulenti con curiosità e un poco di apprensione. Quali saranno i costi di gestione, considerando la fittezza e le pendenze? Decisamente alti! E quanto produrranno i vigneti? Decisamente poco, al massimo 30 forse 40 ettolitri per ettaro. E mentre si pensa ai nomi da dare ai due Super Valpantena, al posizionamento di prezzo e ai canali di vendita, la Collina dei Ciliegi proporrà ancora nella cantina dove riposa il vino la “libreria delle annate”, cioè l’assaggio delle diverse annate di Amarone da botte, con la possibilità dell’acquisto en primeur di una barrique.
Nei prossimi anni, oltre alla costruzione della cantina pensata ad hoc per i Super Valpantena, anche il Wine Retreat Ca’ del Moro, l’eco-resort nato dal recupero delle antiche stalle e del fienile del borgo cimbro di Erbin di proprietà della famiglia Gianolli dagli anni 60, si arricchirà di nuovi e curiosi spazi. Alle sei bellissime stanze attuali si aggiungeranno otto“treehouse”, delle vere e proprie suite costruite sugli alberi nel segno distintivo del“ritiro del vino”.

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