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POLITICA

Dalle misure di sostegno alla viticoltura, ai tanti fronti europei: la versione di Marc Fesneau

A “Vitisphere” il Ministro dell’Agricoltura francese tra Climate Change, espianti a Bordeaux, assicurazioni, etichettatura e Sur
FRANCIA, MARC FESNEAU, MINISTRO AGRICOLTURA, Mondo
Marc Fesneau, Ministro dell’Agricoltura del Governo Macron in Francia

Dal grande piano di espianto dei vigneti in abbandono a Bordeaux alla ricerca del punto di equilibrio tra produzione e consumo, dal riconoscimento degli attacchi di muffe e funghi come effetti del Climate Change al rapporto tra viticoltura e mondo assicurativo, passando per i tantissimi tavoli aperti in sede comunitaria, dal regolamento sulla tutela dei suoli (SUR) all’etichetta irlandese: il Ministro dell’Agricoltura francese, Marc Fesneau, affronta tutti in temi caldi della viticoltura d’Oltralpe, fissando qualche punto e chiarendo la posizione della Francia in Europa, dove “la viticoltura non è un settore economico di contorno”.

Prima di tutto, il bilancio sui primi aiuti al settore, tra distillazione di crisi ed espianti. “L’obiettivo è quello di ridurre le scorte in modo che i prezzi si stabilizzino, per evitare una spirale infernale, specie a fronte a di un calo costante dei consumi, in particolare per i vini rossi. La viticoltura francese ha affrontato negli ultimi anni diverse crisi - i dazi in Usa imposti dall’Amministrazione Trump, la pandemia di Covid, l’inflazione, i cambiamenti climatici - e adesso dobbiamo rimodulare la produzione in base alla domanda, ricordandoci che siamo una potenza esportatrice, una vocazione da sostenere”, ha detto Fesneau. “In Gironda avevamo programmato l’espianto di 9.500 ettari di vigneti in abbandono, e le domande riguardano 9.251 ettari, in linea con i nostri obiettivi. Pensare di estendere la misura a 30.000 ettari è pericoloso, la decrescita produttiva non è la soluzione, potrebbe rivelarsi un boomerang nel giro di 5-10 anni, oltre al fronte produttivo dobbiamo lavorare su quello della domanda, aprendo nuovi mercati”. E guardando, ovviamente, a ciò che chiedono i consumatori, come racconta la conversione, nella Valle del Rodano, alle varietà a bacca bianca.

Altro argomento di attualità, la pressione di funghi e muffe sul vigneto francese, che sconta le conseguenze delle piogge cadute a maggio e giugno, che i viticoltori vorrebbero che il Governo e le assicurazioni riconoscessero come calamità. “Ad oggi è difficile quantificare il danno di muffe e funghi, come Ministero stiamo lavorando a misure di sostengo ordinarie, ma il mondo assicurativo rifiuta di riconoscere questo tipo di problematiche come diretta conseguenza degli eccessi climatici”, spiega il Ministro dell’Agricoltura francese, ricordando che per combattere la Flavescenza Dorata “stiamo invece ricorrendo anche a misure coercitive per convincere i proprietari degli appezzamenti incolti ad espiantare”. Nonostante la piovosità primaverile, in molte Regioni del Sud della Francia, proprio come accade in Italia, la vera emergenza riguarda la siccità specie in ottica futura: “su medio e lungo periodo - dice Marc Fesneau - dobbiamo costruire modelli più resilienti, mettere in atto strategie di irrigazione, rivedendo i divieti previsti dai disciplinari dei vini a denominazione, perché la rilevanza di certe misure non è più la stessa di quando sono state introdotte”.

Dalle questioni domestiche, l’attenzione si sposta quindi sull’Europa, dove la Francia ha assunto posizioni nette e chiare. “Sul SUR trovo che la posizione della Commissione sulla viticoltura, emersa dallo studio d’impatto - richiesto dalla Francia e da diversi altri Paesi - sia inaccettabile. Sostenere che la perdita delle rese, fino al 28%, sia accettabile perché si tratta sostanzialmente di un settore “accessorio” non può ovviamente essere la posizione della Francia. E non può essere la strategia dell’Europa rispetto ad un settore ad alto valore identitario e patrimoniale, senza contare che il tema del cambiamento climatico non viene neanche preso in considerazione. La viticoltura non è un elemento secondario della strategia agricola europea, riguarda strategie di influenza, potere, commercio estero. Non credo che altri Paesi come la Spagna, l’Italia o il Portogallo si trovino in una posizione diversa: la Commissione deve ragionare seriamente su questi temi”, dice Fesneau.

Una posizione netta, ma che non significa che non ci sia la necessità urgente di “continuare a trovare un modo per ridurre i prodotti fitosanitari, investendo in alternative credibili. La Francia, in questo senso, segue un’agenda ambiziosa, “Ecophyto 2030”, che prevede il ritiro dal commercio di quelle sostanze e quei prodotti per i quali esiste un’alternativa sostenibile, mettendo al centro la questione dell’impatto sull’insieme dell’equilibrio fitosanitario. Il lavoro che dobbiamo fare è anticipare i rischi e le soluzioni che dobbiamo trovare, senza attendere passivamente il ritiro dal mercato di certe molecole, trovando soluzioni alternative. Esiste una traiettoria della riduzione dei prodotti fitosanitari, ma servono delle alternative, perché il proibizionismo non ha mai creato soluzioni, e nemmeno la rinuncia tout court, e questo processo va difeso a livello europeo, altrimenti si rischia il declino dell’agricoltura comunitaria. Sul Glifosato - aggiunge Fesneau - la Francia è l’unico Paese al mondo impegnato a ridurne l’uso dove esistono alternative credibili, con pragmatismo. L’Efsa ha riconosciuto la non cancerogenicità del Glifosato, e non possiamo non prendere in considerazione una raccomandazione scientifica: la posizione della Francia è quella di tener conto di quanto dice l’Efsa, ma siamo riusciti, attraverso nuove pratiche, a ridurre l’uso del Glifosato del 30% nel 2022, e vorremmo portare il nostro esempio in Europa, crediamo che sia l’unica strada per evitare lo stallo”.

Ciclicamente, tra i tanti fronti aperti in sede comunitaria, si riaffaccia quello dell’etichetta irlandese, su cui Fesneau ha le idee chiare: “se apriamo la scatola dell’etichettatura, e ognuno fa quello che vuole, si esce dalla logica della costruzione europea. Non possiamo avere misure unilaterali, che confliggono l’una contro l’altra, altrimenti non siamo più sullo stesso mercato. La politica francese ha lavorato sui temi della riduzione dei consumi per 50 anni, senza bisogno di introdurre, unilateralmente, alcuna etichetta. Molti di noi stanno spingendo in questa direzione, ma penso che a livello europeo il dialogo sia la strada migliore”. In questo, tornando sul fronte interno, si inserisce anche il dibattito sulle accise, “che, però, riguarda anche il Ministero della Salute e quello delle Finanze: serve un punto d’equilibrio tra le necessità della salute pubblica, quelle del bilancio dello Stato e quelle di un settore fragile come è oggi la viticoltura, ma da parte dei colleghi ho trovato grande disponibilità”.

Tutta circoscritta alla Francia è, invece, la polemica, sfociata in vero e proprio scontro, tra i produttori biologici e l’etichetta di Alto Valore Ambientale (Hve), definita dai più oltranzisti come “falsa etichetta agroecologica”, e finita al centro di un attacco diretto al Consiglio di Stato. “Non capisco il bisogno di confrontare l’etichetta Hve ed il biologico. Con il biologico etichettiamo i prodotti (ed il non utilizzo di prodotti fitosanitari di sintesi), mentre l’etichetta Hve riguarda l’azienda agricola e le sue pratiche, dalla riduzione dell’uso di fitofarmaci alla biodiversità, dall’avvicendamento colturale alla gestione delle siepi. Non riguardano lo stesso ambito, e penso ancora che abbiamo bisogno di entrambe. Non è recando danno all’etichetta Hve che cresce il biologico. Questa mania francese di opporre modelli denigrando gli altri non è una buona strada. Inoltre, possiamo avere un prodotto biologico da un’azienda certificata Hve, che spesso è un modo per includere gli agricoltori in un processo di trasformazione e transizione. Vedo che è controverso, ma nella Politica Agricola Comune abbiamo distinto il biologico e l’Hve: non sono la stessa cosa, ed il consumatore lo sa. E attenzione, perché nel mirino di chi attacca la certificazione Hve finirà presto anche il biologico”, mette in guardia il Ministro dell’Agricoltura francese Marc Fesneau.

 

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