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LO SCENARIO

Dazi, conferma al 15% per i vini Ue verso gli Usa. Europa più aperta a cibi e agricoltura americana

Il documento di Bruxelles e Washington. Unione Italiana Vini: “danno da 317 milioni di euro per il vino. Ora alleanza tra produttori e partner Usa”
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Dazi, conferma al 15% per i vini Ue verso gli Usa. Europa più aperta al cibo americano

Vino e alcolici Ue pagheranno dazi al 15% per entrare negli Usa. Ora è ufficiale, come purtroppo atteso e come anticipato ieri dal “The New York Times”, e come WineNews ha riportato. La conferma arriva dalla dichiarazione congiunta tra Usa e Ue, arrivata in queste ore, che, di fatto, formalizza l’accordo commerciale quadro raggiunto il mese scorso, che prevede un dazio del 15% sulla maggior parte delle importazioni dall’Ue verso gli Usa. Un accordo salutato come un trionfo dalla presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen, che, sui suoi social, scrive: “prevedibilità per le nostre aziende e i nostri consumatori. Stabilità nel più grande partenariato commerciale del mondo. E sicurezza per i posti di lavoro europei e la crescita economica a lungo termine. Questo accordo commerciale Ue-Usa produce risultati per i nostri cittadini e le nostre aziende e rafforza le relazioni transatlantiche”.
Un accordo che, a ben guardare, presagisce anche ad un maggior import di prodotti alimentari dagli Stati Uniti all’Europa, visto che, al punto 1 del documento (consultabile integralmente qui), si legge che “l’Unione europea intende eliminare i dazi su tutti i prodotti industriali statunitensi e fornire un accesso preferenziale al mercato per un’ampia gamma di prodotti ittici e agricoli statunitensi, tra cui frutta a guscio, prodotti lattiero-caseari, frutta e verdura fresca e trasformata, alimenti trasformati, semi di piantagione, olio di soia e carne di maiale e bisonte. L’Unione europea adotterà immediatamente le misure necessarie per estendere la dichiarazione congiunta degli Stati Uniti e dell’Unione europea su un accordo tariffario annunciata il 21 agosto 2020 per quanto riguarda l’aragosta (scaduta il 31 luglio 2025), insieme a un ambito di applicazione del prodotto ampliato per includere l’aragosta trasformata”.
In tutto questo, vino e alcolici che dall’Europa andranno negli Stati Uniti, saranno dunque tassati al 15%, contrariamente a quanto voluto da tutti i player del settore delle due sponde dell’Atlantico. Con la magrissima consolazione che, quanto meno, da oggi c’è almeno una maggiore chiarezza su quali saranno le regole del gioco, almeno nel breve medio termine.
“Come previsto, per il vino si conferma il nuovo regime di dazi al 15%; si tratta di una stangata per il settore più esposto tra le top 10 categorie italiane di prodotti destinati agli Stati Uniti - sottolinea il presidente Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi - con un’incidenza al 24% sul totale export globale e un controvalore di 2 miliardi di euro l’anno. Sarà un secondo semestre molto difficile, pur nella speranza che, nei “tempi supplementari”, le parti possano correggere il tiro. Secondo Unione Italiana Vini (Uiv), è ora più che mai fondamentale attivare un’alleanza tra la filiera italiana del vino e i partner Usa - distributori, importatori e ristoratori - che per primi si oppongono ai dazi nell’interesse comune delle imprese italiane e statunitensi”.
“Il tempo delle deroghe, ma anche dell’incertezza, è terminato - ha aggiunto il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti - ora va affrontata la sfida nella consapevolezza che servirà un sostegno da parte dello Stato in termini di promozione del prodotto enologico italiano. Lo scenario è complesso e vede, già nei primi 5 mesi 2025, un calo tendenziale dei volumi di vino esportati di quasi il 4%”. Secondo l’Osservatorio Uiv, il danno stimato per le imprese è di 317 milioni di euro cumulati nei prossimi 12 mesi, mentre per i partner commerciali d’oltreoceano il mancato guadagno salirà fino a quasi 1,7 miliardi di dollari. Il danno salirebbe a 460 milioni di euro qualora il dollaro dovesse mantenere l’attuale livello di svalutazione. Per Uiv, ben il 76% (l’equivalente di 366 milioni di pezzi) delle 482 milioni di bottiglie tricolori spedite nel 2024 verso gli Stati Uniti si trova in “zona rossa” con una esposizione sul totale delle spedizioni superiore al 20%. Aree enologiche con picchi assoluti per il Moscato d’Asti (60% l’incidenza export verso gli Usa), il Pinot grigio (48%), il Chianti Classico (46%), i rossi toscani Dop al 35%, quelli piemontesi al 31%, così come il Brunello di Montalcino, per chiudere con il Prosecco al 27%, il Lambrusco e il Montepulciano d’Abruzzo.

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