
Dazi o meno, gli Usa restano e resteranno un mercato imprescindibile ed insostituibile per le esportazioni di vino italiano, con 1,9 miliardi di euro su 8 nel 2024, e con 838,7 milioni di euro su 3,2 nei primi 5 mesi 2025, secondo l’Istat, peraltro con una crescita del +5,7% in valore sul -0,8% del totale Italia. Di certo le cose si faranno più complesse, però, ed è per questo che diventa più importante che mai il presidio dei mercati e l’attività di promozione su quello a “stelle e strisce”. Che prosegue, a pieno ritmo, anche con Veronafiere-Vinitaly, Ita - Italian Trade Agency, Fiere Italiane e la Camera di Commercio Italiana Americana del Midwest-Chicago, insieme a Vinitaly.Usa n. 2, in programma al Navy Pier di Chicago, una delle capitali economiche degli States, il 5 e il 6 ottobre prossimi. All’evento - spiega una nota Veronafiere - sono attesi quasi 250 espositori tra cantine e consorzi, con un fatturato aggregato di 7,2 miliardi di euro. Un risultato che conferma e rilancia Vinitaly.Usa come punto di riferimento del vino italiano negli Stati Uniti, capace di valorizzare insieme i grandi brand e le realtà consortili, anche in una fase delicata del mercato e del contesto internazionale.
“Stiamo riscontrando una forte motivazione da parte di molte tra le principali imprese del vino italiano - ha detto il presidente Veronafiere, Federico Bricolo - c’è la consapevolezza che, alla difficoltà delle tariffe, si debba rispondere con una maggior presenza e promozione”.
A Chicago, grazie all’attività congiunta tra Veronafiere e Ita - Italian Trade Agency, saranno “presenti i principali brand provenienti da tutta la Penisola”, da Antinori a Ferrari, da Bellavista a Berlucchi, da Planeta ad Allegrini, da Angelini Wines & Estates a Pasqua, da Masciarelli a Feudi di San Gregorio, da Varvaglione a San Polo - Marilisa Allegrini, da Tasca d’Almerita a Rocca delle Macìe, da Tommasi a Famiglia Cotarella, dalla rappresentanza massiccia dei produttori dei Prosecco (Villa Sandi, Mionetto, Valdo) a Mezzacorona, dal Gruppo Italiani Vini (Giv) a Frescobaldi. Oltre ai tanti consorzi (dal Prosecco Doc al Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, dall’Asti Docg alla Valpolicella, dal Brunello di Montalcino al Custoza, dal Chiaretto e Bardolino al Lugana, dal Garda alla Doc Sicilia). Ma tanti saranno anche gli importatori e i buyer che stanno aderendo alla kermesse, come, tra gli altri, Volio Fine Wine Imports, Vias, Terlato Wines, More Than Grapes Wine Imports, Winebow Fine Wines - Spirits e Eagle Eye Wines.
“Un risultato ancora parziale - sottolinea il dg Veronafiere, Adolfo Rebughini - ma già significativo dell’attenzione del mercato americano verso il vino italiano. Con Vinitaly.Usa vogliamo offrire una piattaforma stabile e strategica capace di rafforzare la presenza delle nostre imprese negli Stati Uniti. Facendo sistema tra istituzioni, consorzi e aziende, possiamo trasformare anche le fasi più complesse del mercato in opportunità di crescita e di consolidamento delle relazioni commerciali”.
In calendario, oltre alle tante degustazioni, matching domanda-offerta e focus di mercato, il debutto di “wine2wine business forum”, con la sua prima edizione all’estero (e che, dunque, non sarà a Verona, nel 2025, mentre per il 2026 verranno fatte ulteriori valutazioni, apprende WineNews): venti le sessioni in programma tra tasting, analisi di mercato e l’annuncio, il 5 ottobre, a Chicago, dei protagonisti della Vinitaly OperaWine 2026 by “Wine Spectator”, la ormai tradizionale grande degustazione con le cantine selezionate dalla celebre rivista americana, che precede Vinitaly a Verona (in calendario, dunque, sabato 11 aprile 2026, con la più grande fiera del vino italiano, che seguirà dal 12 al 15 aprile 2026, ndr). E spazio anche all’enoturismo, con le proposte Vinitaly Tourism, alla formazione della Via - Vinitaly International Academy e agli assaggi di olio extravergine di oliva, realizzati nell’Oil Bar by SolExpo. Come sempre, per raccontare il meglio del made in Italy.
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