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PENSIERI E PAROLE

Di vino, territorio, anima e lavoro: Brunello Cucinelli protagonista a “Benvenuto Brunello 2022”

“Dobbiamo ridare dignità, umana ed economica, a lavori come il contadino e l’operaio. E non standardizzarci, altrimenti perdiamo l’anima”

Racconta del vino fatto dal padre per casa, Brunello Cucinelli, ospite d’onore a “Benvenuto Brunello”, a Montalcino. “Un vino che non vi dico come era”, riprende il suo racconto, alludendo a tutt’altro che una bontà, ma che al padre piaceva, “ed al quale quando ho fatto assaggiare il Tignanello mi ha detto: insomma!”, perchè il suo fare quel suo, nostro vino, “era simbolo di amore per la terra” e per una vita in “armonia con il creato, dove si raccoglieva l’acqua piovana e si coccolavano conigli e agnelli che poi servivano per mangiare”. Cita Sant’Agostino e Jean-Jacques Rousseau, Bertolt Brecht e Voltaire, ma anche gli amici del “paesino”, Solomeo, tra una battuta in umbro schietto e gli aneddoti sulla sua partecipazione al G20, chiamato dal premier Draghi a parlare ai grandi della Terra di “Capitalismo Umanista”, “e prima di andarci mangiai solo pane ed acqua per paura di un attacco di colite”, scherza; si lancia in riflessioni profonde e sincere su temi importanti, come la dignità del lavoro, soprattutto di quello manuale, degli operai e dei contadini, da ritrovare, dal lato umano ed economico, il bisogno di tornare in armonia con il creato. È un fiume in piena Brunello Cucinelli, imprenditore illuminato e tra i più ascoltati del mondo, capace, dalla sua Solomeo, in Umbria, “più con la sapienza dell’anima che con quella dell’istruzione, con la speranza ed il sogno, e non con la paura”, di creare un’azienda ammirata nel mondo, con il suo cashmere. E di arrivare a dialogare con i vertici delle grandi aziende del mondo, da Apple a Mercedes, senza perdere il contatto con quella sua terra dove ha voluto mettersi a produrre anche olio, vino e frutta, senza rinunciare il senso della vita vera, fatto di una serata a castagne e bruschetta con gli amici di sempre, e di qualche scherzo, costante della sua vita, “perchè mi sono sempre piaciuti, e perchè chi vuol esser lieto sia, di doman non c’è certezza””, ha detto citando il “Trionfo di Bacco e Arianna” di Lorenzo de’ Medici.
Tutto a “Benvenuto Brunello 2022”, rivolto alla platea dei produttori di Montalcino, sul palco con il presidente del Consorzio del Brunello, Fabrizio Bindocci, e con il vicedirettore del quotidiano “Corriere della Sera”, Luciano Ferraro.
“I vostri luoghi sono affascinanti, la cosa bella è che non sono cambiati tanto nel tempo: ci sono vigne, grano, bosco, l’equilibrio con la natura è questo. Vivere in campagna per me è stato una parte di vita bellissima, facevamo il vino per casa, era come era, ma era bellissimo. E ho voluto rifarlo”,
ha detto, raccontando la genesi del suo vino, presentato pochi giorni fa a Milano, come raccontato da WineNews.
“La valle di Solomeo, dove vivo, era piena di opifici industriali. Nel 2010 - ha detto Cucinelli - mi son chiesto che futuro avrei voluto dargli. Ho comperato tutte queste fabbriche quasi dismesse, 400.000 metri cubi di capannoni, ho chiamato il mio babbo e gli ho detto che volevo buttarli giù. E lui mi ha detto: “ma che hai fatto, vuoi essere il più ricco del cimitero? I debiti lavorano anche la domenica, stai attento”. Ma io volevo rendere la valle e la periferia più amabili, perchè i centri dovunque sono belli, le periferie meno. Abbiamo piantato oliveti, vigneti, frutteti, con una cura rinascimentale come fossero parchi. Volevo fare un vino normale, buono, e ho chiamato il mio vicino, Riccardo Cotarella, per aiutarmi. Volevo che, come l’olio, rappresentasse una cultura, un modo di fare, di vivere, ed il rispetto della natura, anche nel modo di lavorare”. E proprio il tema del lavoro, per Cucinelli è, da sempre, uno dei più importanti. “Il tema del lavoro è gigante: è difficile andare a lavorare per 800-1.000 euro al mese per zappare o fare l’operaio. Dobbiamo ridare dignità, umana ed economica, a questo tipo di lavori. Ed è un problema anche culturale, perchè sono lavori che tutti noi vorremmo veder fare ai figli degli altri, ma è sbagliato. Ci sono fenomeni importanti da capire, come quello del “lavoro dormiente”. Dopo la pandemia si sono licenziati in tanti, pur senza avere un altro lavoro, e poi c’è il fenomeno di chi lavora senza alcun desiderio, senza creatività. Dobbiamo trattare meglio le persone, con più dignità. Se tratti un dipendente come un’anima pensante, sarà creativo per te. Poi c’è il discorso economico, se guadagni 1.000, 1.200 euro al mese, è difficile la vita. Dobbiamo cambiare su questo. Il costo dei dipendenti, lo dicono con certezza, ne abbiamo 2.500 diretti e 6.000 indiretti, non cambia tanto il profitto dell’azienda. Dobbiamo lavorare 7 ore e mezzo concentrati, poi vivere con noi stessi. Riequilibriamo la nostra vita, con la famiglia, con i figli, ritroviamo i valori veri della vita”. Ed a chi gli fa notare che a Montalcino lavorino in tanti, da tutto il mondo, che non solo non si siano persi posti di lavoro in questi anni difficili, ma stiano aumentando, perchè “abbiamo 6.000 dipendenti in un territorio con poco più di 4.000 abitanti”, come sottolineato dal presidente del Consorzio Fabrizio Bindocci, Brunello Cucinelli risponde: “Montalcino non fa testo, nel senso che è una meteora meravigliosa, un brand come la Ferrari. Qui non dovete cambiare niente, anzi qualcosa forse, nel senso di fare qualcosa in meno, anche a livello di ristorazione, ma più curato, perchè insomma, fare il tagliere di salumi così così, non è che va tanto bene. Curate di più le vostre trattorie, e poi bisogna tener presente un altro grande tema: voi, come in altri borghi e come noi ad Assisi, dobbiamo gestire il numero di persone, troppe che vengono a visitarci. Dobbiamo gestire questo flusso di umanità, non standardizzare le cose, perchè altrimenti perdiamo l’anima”. Pensieri e parole, regalati alla platea, prima di apporre la piastrella (qui anticipata da WineNews) che Brunello Cucinelli ha realizzato per celebrare la vendemmia 2022, raffigurante un Dioniso, “uno dei miei maestri di vita preferiti”, con una frase che è un tributo d’amore al territorio e al suo vino: “al Brunello di Montalcino, il celebre vino ove mi riconosco per nome, avvicina alla sapienza di Dioniso”.

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