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ATTUALITÀ

Dici vacanze in Italia e pensi al cibo: per il 90% degli americani è il motivo turistico principale

Coldiretti: 38 milioni gli italiani, in crescita, in villeggiatura, 1.650 i “Sigilli” di “Campagna Amica”, le specialità della biodiversità a tavola
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Il cibo è un’attrattiva fondamentale per il turismo: focus Coldiretti

Tempo di estate, tempo di vacanze e quindi, per molti turisti alla caccia di esperienze anche enogastronomiche nelle località balneari (e non solo, naturalmente), anche di pranzi, cene, merende alla scoperta dei sapori locali di cui l’Italia è all’avanguardia nel mondo. Sono 38 milioni gli italiani che nell’estate 2024 trascorreranno almeno un giorno di vacanza in Italia o all’estero, mezzo milione in più sul 2023, per una spesa media di 746 euro a persona, con un aumento del 12% nel confronto con lo scorso anno. Numeri emersi dall’indagine Coldiretti/Ixè sulle ferie degli italiani diffusa al “Villaggio Coldiretti” a Venezia, una delle città simbolo del turismo nazionale, dove è stata allestita la mostra sui nuovi “sigilli“, le specialità salvate dall’estinzione che rappresentano uno dei motori che alimentano i viaggi di italiani e stranieri. La modalità della vacanza più gettonata è quella dei tradizionali sette giorni, la preferita dal 28% di coloro che vanno in ferie, mentre un altro 25% si permetterà fino a due settimane di relax ed il 14% si spingerà fino a tre settimane fuori casa. Ma c’è anche un 7% che può permettersi un mese di vacanza e un 3% anche di più. Meno fortunati coloro, il 18%, che non andranno oltre i tre giorni. Il mare si conferma la località vacanziera per eccellenza, davanti a campagna e parchi naturali, con la vacanza green che è ormai entrata nelle abitudini dei vacanzieri. La montagna è al terzo posto, secondo Coldiretti/Ixè, davanti alle località d’arte. Un italiano su tre (32%) passerà le vacanze nella sua regione di residenza, ma c’è anche un 29% che viaggerà all’estero, con una netta preferenza per l’Europa. Alberghi e bed and breakfast risultano le strutture più utilizzate dai vacanzieri, anche se c’è un 13% che può sfruttare la seconda casa di proprietà, e un 19% che beneficia dell’ospitalità di parenti e amici. Sempre più scelto l’agriturismo, grazie anche alla disponibilità delle quasi 26.000 strutture attive su tutto il territorio nazionale che spinti, secondo Terranostra e Campagna Amica, dalla ricerca di un turismo più sostenibile, ha portato le strutture ad incrementare l’offerta di attività esperienziali con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, oltre ad attività culturali come la novità dei camini, i percorsi a cavallo, in bicicletta o a piedi che permettono di scoprire territori meno conosciuti del nostro Paese. Ma è il cibo a confermarsi il motore della vacanza nel Belpaese, tanto da essere diventato la prima voce del budget con circa un terzo della spesa per consumi al ristorante, street food o per l’acquisto di souvenir, tra italiani e stranieri. Non a caso il 90% dei turisti americani indica il cibo e il vino italiano come il motivo di scelta per passare le proprie vacanze nel Belpaese, con l’enogastronomia che si piazza in testa alla classifica delle “bellezze” più gettonate dai vacanzieri a stelle e strisce, secondo i risultati di un’indagine realizzata da Coldiretti e dalla piattaforma specializzata “I Love Italian Food” (Ilif), associazione no profit che ha come mission il far conoscere e difendere la vera cultura enogastronomica italiana nel mondo. “L’agriturismo è la realtà che più di ogni altre permette a turisti italiani e stranieri di vivere una vacanza completa, combinando la passione per il cibo e per la natura con attività, hobby e interessi di tendenza - ha sottolineatola presidente Terranostra Campagna Amica, Dominga Cotarella-. Il risultato dell’impegno profuso in questi anni dagli imprenditori agrituristici nazionali nella direzione di una sempre maggiore qualificazione dell’offerta”. Un’offerta davvero ricchissima dal punto di vista del “food” e che comprende anche prodotti di “nicchia” ma fortemente legati alla storia e alle tradizioni territoriali. Dallo Sciuscillone al Diavolicchio, salgono al numero record di 1.650 i “Sigilli” di “Campagna Amica”, le specialità della biodiversità a tavola salvate dall’estinzione grazie al lavoro degli agricoltori. Il nuovo censimento 2024, curato dall’Osservatorio sulla biodiversità istituito dal Comitato Scientifico “Campagna Amica”, è stato presentato al “Villaggio Coldiretti”, a Venezia, dove è stata allestita la grande mostra sui prodotti della biodiversità. Il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, ha fatto riferimento ai primati dell’agricoltura nazionale “da difendere e sostenere contro i tentativi di imporre modelli alimentari sbagliati e pericolosi, dal Nutriscore al cibo sintetico”; presenti a Venezia, tra gli altri, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, Luca Zaia, presidente Regione Veneto, Luigi Brugnaro, Sindaco di Venezia, Matteo Zoppas, presidente Ice, Stefano Pisani, Sindaco di Pollica. Un fronte unito “che si è schierato a difesa della Dieta Mediterranea, patrimonio del made in Italy sotto attacco per il tentativo delle multinazionali di sostituire sulle tavole i cibi sani e naturali con prodotti ultraprocessati di cui spesso non è nota neanche la ricetta”, ha commentato Coldiretti. Il Ministro Lollobrigida ha, comunque, sottolineato come “non è detto che il made in Italy sia messo in discussione dai nuovi assetti europei. Nei primi 20 mesi del Governo Meloni c’è stata azione di tutela della nostra specificità che è data dalla qualità del cibo, dal benessere e di conseguenza della qualità della vita con la produzione italiana, ed è quello che abbiamo spiegato ai nostri colleghi europei”. Tornando al patrimonio della tradizione contadina italiana, il cui ritorno sulle tavole è stato reso possibile dall’impegno dei 750 agricoltori “custodi” censiti dalla rete “Campagna Amica/Terranostra”, di cui oltre la metà (56%) sono giovani under 40, e il 15% giovanissimi sotto i 30 anni, un quarto è certificato biologico, mentre quasi la metà si trova in comuni parzialmente o totalmente montani. Tra le nuove specialità entrate nel censimento ci sono i fiadoni o in dialetto abruzzese “li fiadune”, tipico prodotto da forno a forma di raviolo, la cui sfoglia esterna viene preparata con un impasto di uova, olio, vino bianco, farina, mentre il ripieno contiene formaggio pecorino o ricotta. Dalla Basilicata arriva il fagiolo bianco di Rotonda, tipico della tradizione contadina, da consumare consumato in diverse modalità: fresco nei baccelli verdi noti come “vaiane” o “fagioli verdi”, oppure secco, più aromatico del fresco. Il peperoncino Diavolicchioviene dalla Calabria, con mazzetti così fitti da rendere necessario l’uso di un sostegno a cui legare la pianta per sostenerne il peso, mentre il peperone Sciuscillone è una varietà dolce caratterizzata dalla sua forma arcuata e affusolata, il cui nome riprende quello delle carrube. La pera Nobile di Parma, in Emilia Romagna, è un’antica varietà unica nel suo genere, che ottenne il suo “status” nel 1816, quando la Duchessa Maria Luigia D’Austria arrivò a Parma e si innamorò di questo frutto che le ricordava gli abbinamenti dolce-salato e agrodolci della sua infanzia viennese, tanto da introdurla nella cucina di corte e richiedere il suo utilizzo per il ripieno dei tortelli. Oggi è coltivata in un’area dove ancora si trovano vecchi peri e viene apprezzata durante gli inverni. Il Çuç di mont è, invece, un formaggio d’alpeggio del Friuli Venezia Giulia, con la lavorazione tradizionale prevede di mescolare nella caldaia di rame posta sul fuoco a legna il latte della mungitura della sera con quello del mattino. Ogni forma viene posta tra teli di lino, pressata tra tavole di legno con l’utilizzo di pesi e rivoltata più volte nell’arco della giornata. E poi il farro del Pungolo di Acquapendente(Lazio), un tipo di cereale simile al grano, coltivato solo in un’area limitata di 3-4 ettari da alcune aziende nel comune del Viterbese: utilizzato come alimento principale per zuppe e focacce nei popoli antichi del Mediterraneo prende il suo nome da un evento accaduto nel 1166, quando un contadino di Acquapendente sconfisse il nemico con un pungolo. L’arancio Pernambucco è arrivato in Liguria nel Settecento per iniziativa di un marinaio che fece ritorno a casa dallo stato di Pernambucco in Brasile. Agrume precoce disponibile fino a fine ottobre, ben si presta alle trasformazioni, usato per confetture e marmellate, succhi e distillati, ma anche candito. In Lombardia abbiamo la patata di Martinengo, molto versatile in cucina, simbolo della coltivazione locale che è stata recuperata negli anni 2000. Nelle Marche l’amaro Harmonico riprende gli antichi saperi tramandati dai monaci e dalla tradizione popolare e viene prodotto usando 21 componenti tra erbe e fiori. Caratteristica del Molise è la treccia di Santa Croce di Magliano, un formaggio a pasta filata, la cui particolare lavorazione gli conferisce l’aspetto di un intreccio di nastro composto da decine di elementi, della lunghezza di ben un metro. Ancora oggi, viene indossata a tracolla come ornamento dai pastori e dagli animali per ricevere la benedizione del Santo Patrono, San Giacomo, auspicio di prosperità per le produzioni agricole e zootecniche. Il fagiolo dell’Occhio di Refrancore, nel Piemonte, è l’unico fagiolo autoctono del Vecchio Mondo, già coltivato da Greci e Romani per le sue importanti proprietà benefiche e nutritive per l’organismo. Una famiglia di storia e sapori di cui fa parte anche il barattiere, ortaggio tipico della Puglia, la cui particolarità è di avere la consistenza di un melone ma il sapore tipico del cetriolo fresco. Ha una forma rotonda e una buccia verde, che racchiude una polpa interna croccante, acquosa, e di colore verdognolo, che vira verso il rosa quando giunge a maturazione. In Sardegna il S’ozu casu, chiamato anche manteca, si ricava dalla panna di latte, fatta bollire, con l’aggiunta di farina di semola. Si ottiene un impasto consistente dal quale fuoriesce un grasso sciolto che si utilizza per condire le pietanze e che secondo la tradizione ha una funzione positiva per l’intestino. L’origine del limone “Interdonato” della Sicilia risale alla fine dell’Ottocento quando il colonnello garibaldino messinese Giovanni Interdonato, appassionato di agrumicoltura, ritiratosi a vita privata, dopo una serie di tentativi di incroci, ottenne la varietà nella propria tenuta mettendo insieme cedro e un limone locale “Ariddaru”. E poi la cipolla di Certaldo, selezione toscana di cipolla rossa dal gusto dolce ma con sapore più deciso, la cui figura compare già nell’antico stemma di Certaldo del XII secolo, quando il paese era feudo dei conti Alberti. Il miele di Rododendro del Trentino, prodotto ad alta quota, è il simbolo del duro lavoro degli apicoltori di montagna, dove le bizzarrie del meteo rendono complicata la bottinatura da parte delle api: è uno dei mieli meno contaminati, oltre ad avere particolari proprietà ricostituenti e calmanti. Coltivate con metodi tradizionali, le lenticchie Castelluccio di Norcia in Umbria sono un alimento naturalmente a basso contenuto di grassi e sodio dalla grande facilità di cottura, mentre nei terreni della Valle d’Aosta si coltiva la segale, più resistente degli altri cereali, usata per la produzione delPan Ner. In Veneto è stata recuperata negli ultimi anni la coltivazione del pisello Verdone Nano che si distingue per la sua forma rotondeggiante, colore verde brillante, precocità e dolcezza, senza uso di antiparassitari o diserbanti.

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