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DIMMI QUANTO COSTI E TI DIRO’ SE MI PIACI: UNO STUDIO DEL “CALIFORNIA INSTITUTE OF TECHNOLOGY” RIVELA CHE UNO VINO PIU’ COSTOSO RISULTA ANCHE BUONO AL PALATO. MA C’E CHI DICE “IL MARKETING STRUMENTO IMPORTANTE, MA SERVONO CONTENUTI”

Altro che annata, gusto o profumo! Il vino piace quando è caro … Emerge da uno studio realizzato della Stanford Graduate School of Business e dal California Institute of Technology che ha rilevato come chi assaggia per due volte lo stesso vino senza saperlo, tende a trovarlo migliore quando gli viene detto che costa più caro. Anche il cervello risponde in maniera diversa: dalle analisi delle onde cerebrali è stato registrato che i centri legati alle sensazioni di piacere sono più stimolati quando il soggetto sa di avere tra le mani un vino costoso.

“Questi risultati - ha detto Antonio Rangel, il professore di economia del California Institute of Technology, a capo della ricerca - gettano luce sugli effetti neurali del marketing”. Tramite risonanza magnetica, Rangel ha osservato il cervello di 20 persone mentre assaggiavano lo stesso Cabernet Sauvignon, ma venivano detti loro prezzi diversissimi, dai 3 ai 60 euro alla bottiglia.

Oltre a descrivere il vino più caro come il migliore, gran parte dei volontari provava in effetti un piacere maggiore nell’assaggiare il prodotto che credeva più costoso. La loro corteccia mediale orbito-frontale (un’area normalmente associata al piacere) era più stimolata nel caso del vino più caro: questo, secondo Rangel, mostra come la differenza in termini di piacere sia reale, anche nel caso di due prodotti identici.

“E’ la stessa cosa - ha commentato Hugh Johnson, un celebre esperto e scrittore di vini britannico - che succede con un marchio di moda. La psicologia è identica: non si tratta dei soldi, ma della reputazione e del prestigio”.

Una news potenzialmente molto interessante, ma pericolosa che ha suscitato subito intensi commenti, in Italia. Uno su tutti: “il marketing è certamente uno strumento importante anche per il comparto del vino, ma da solo non basta: servono anzitutto i contenuti”. Così il vicepresidente di Copagri, Franco Verrascina, aggiunge: “in Italia - ha continuato Verrascina - ci sono una forte tradizione e cultura sia tra i produttori che tra i consumatori. Senza mettere in dubbio l’attendibilità dello studio, dico solo che l’influenza del marketing e del prezzo di una bottiglia sul cervello dei consumatori probabilmente non è la stessa ovunque. Mediamente il vino italiano ha un valore intrinseco che da solo legittima il prezzo, mentre ciò non sempre avviene sin altri Paesi. Se così non fosse si sarebbe già verificato l’appiattimento delle preferenze”.

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