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VINO E TERRITORI

Doc Garda, una “denominazione di denominazioni” per valorizzare vini varietali fermi e spumanti

Divisa tra Lombardia e Veneto, abbracciata da 10 denominazioni storiche, è ufficiale con “Garda Wine Stories”

La Doc Garda, nata nel 1996, insiste sull’area di dieci denominazioni storiche, come la Valpolicella ad Est e il Lugana ad Ovest: 31.100 ettari di territorio, vocati alla viticoltura sotto l’influenza pedoclimatica del Lago di Garda, da cui oggi si producono più di 20 milioni di bottiglie, perlopiù vini varietali, ma anche spumanti, sia metodo classico che metodo italiano. Dopo un percorso che potremo definire di “maturazione”, fatto di “stop & go”, di scelte unidirezionali poi riviste in corso d’opera, il Consorzio di tutela del Garda Doc, a “Garda Wine Stories”, alla Dogana Veneta di Lazise, ha presentato ufficialmente, a livello internazionale, la ragion d’essere della denominazione e la sua fisionomia attuale e futura.Una presentazione che ha fatto perno, oltre che sulla elevata qualità dei vini Garda Doc, anche sulla potente bellezza del Lago di Garda, artefice della condizione pedoclimatica dei territori che lo circondano, meta turistica internazionale conosciuta e, quindi, importante elemento per il marketing della denominazione.
La “regione del Garda” è una tra le destinazioni enologiche mondiali privilegiate: conta su un flusso vacanziero di 13 milioni di turisti, che superano i 20 con le visite giornaliere ai parchi divertimento, ed è alimentata anche dalla vicinanza di città d’arte, quali Verona, Mantova e Brescia, e dalla facilità con cui si raggiunge grazie a autostrade e aeroporti.
L’enclave produttiva circostante il Lago di Garda è un “pezzo di Mediterraneo” ai piedi delle Alpi, da cui è protetto, chiuso da una cornice di colline moreniche di diversa ondulazione che si sono generate nei millenni da ripetute glaciazioni. Alle caratteristiche del suolo e del clima - raccontato anche dalla presenza di olivi, capperi, limoni, cedri e agavi - si aggiunge la particolare luminosità, amplificata dalla rifrazione generata dalla ragguardevole superfice d’acqua del Lago. Un fenomeno unico nel suo genere, ancora da indagare scientificamente, che si traduce in un “terroir viticolo” enologicamente riconosciuto per tre caratteristiche: morbidezza, fruttuosità e fragranza.
L’uso del termine geografico “Garda” per l’etichettatura dei vini doc gardesani risale al 1968. Nel 1996 il riconoscimento della doc per i vini varietali della zona circoscritta dalle 10 denominazioni storiche della Riviera Bresciana, Alto Mantovano e Veronese e la nascita del Consorzio volontario. Nel 2016, a un anno dal riconoscimento ministeriale del Consorzio di tutela, l’approvazione del nuovo disciplinare focalizzato sulla produzione di spumanti che nel 2017 vede la prima produzione nel Veronese con il metodo italiano. E arriviamo ad oggi - 1.800 ettari rivendicati a Doc Garda da 250 produttori verticali e cooperative per 20 milioni di bottiglie, numero cresciuto negli ultimi due anni - al ritorno alle origini dopo la crescita delle bollicine non così eclatante come nelle attese, che pure c’è stata.
“Nel 1996 nei comprensori Veronese, Mantovano e Bresciano - racconta, a Winenews, Paolo Fiorini, presidente del Consorzio (succeduto nel gennaio 2021 a Luciano Piona, storico presidente artefice della crescita significativa della doc Garda, scomparso prematuramente, ndr) - c’erano molti vigneti di varietà internazionali non comprese all’interno delle doc storiche, quindi non rivendicabili. Per valorizzare questi vigneti e varietà, tradizionalmente presenti in queste zone, è nata l’idea di costituire una “denominazione di denominazioni” che comprendesse, nel perimetro di dieci zone doc, vini varietali prodotti nel comprensorio del Garda che, come zona prettamente turistica, ha tutte le carte in regola per essere nel tempo riconosciuta anche come terra di grandi vini a livello internazionale. Ed è in questa direzione che stiamo lavorando: la bellezza di questi luoghi, la luminosità, il clima unico, l’idea di vacanza qui collegata, diventano infatti tratti distintivi di un racconto evocativo, pieno di suggestioni. Nel 2015, sulla scorta del successo della tipologia, la modifica del disciplinare per l’introduzione degli spumanti, che tuttavia negli anni a seguire fino al 2020 non sono cresciuti quanto ci si aspettava. Divenuto presidente, alla luce dei numeri degli imbottigliamenti, ho voluto tornare a puntare e a dare visibilità all’espressione che i vini varietali hanno in questo contesto territoriale. Tuttavia gli spumanti, metodo classico e italiano bianchi e rosa, sono parte importante della produzione della doc con punte di eccellenza e anche per questa tipologia si è scelto di puntare sull’evidenziazione della varietà. In questo senso è in atto una modifica del disciplinare in coerenza con la linea programmatica tracciata dal Consorzio. Richiesta di modifica che comprende anche l’introduzione di altre due varietà per i vini fermi, il Rebo e il Muller Thurgau”.
La Doc Garda si inserisce in un contesto complesso - due regioni, Veneto e Lombardia, tre province, Verona, Mantova e Brescia - e “interagisce” con ben 10 denominazioni storiche con cui condivide territorio e anche vigneti.
“La doc Garda si configura come una opportunità in più - sottolinea Paolo Fiorini, che è parte attiva anche in alcuni Consorzi di altre denominazioni - tutti gli attori della doc Garda sono anche all’interno del tessuto delle dieci denominazioni storiche e c’è collaborazione. Siamo complementari e agiamo in sinergia. Su questo c’è totale chiarezza: non esiste alcuna competizione. Semplicemente i viticoltori che producono nei territori delle Doc storiche hanno un’opportunità in più per dare dignità anche ad altri vini etichettandoli come Doc Garda. Inoltre la Doc Garda dà la possibilità di entrare nella “sfera degli spumanti” che alcune denominazioni storiche non hanno, dando modo di completare la gamma dei prodotti offerti. In questa ottica non ha senso riferire il potenziale produttivo all’ettarato di 31.100 ettari su cui la denominazione insiste insieme alle altre dieci storiche”.
In questa posizione della doc Garda che potremmo definire “trasversale” rispetto alle denominazioni storiche, il Consorzio sta promuovendo alcune ricerche che potranno essere utili a tutti i 4.000 viticoltori coinvolti nella produzione del territorio: ne sono un esempio lo studio di caratterizzazione agroclimatica dell’area condotto da Luigi Mariani e Osvaldo Failla dell’Università di Milano, che proseguirà con ulteriori sviluppi su scala inferiore, e il progetto triennale partito quest’anno sulla biodiversità funzionale in vigneto finalizzato a ridurre l’impatto della chimica nel vigneto affidato ad Agrea.

Focus - La Doc Garda
La Doc Garda è nata nel 1996 con lo scopo di valorizzare i vini varietali. La produzione spumantistica e le tipologie Bianco e Rosso sono di più recente produzione.

Tipologie ammesse da disciplinare di produzione
Vini fermi varietali: Pinot bianco, Pinot grigio, Chardonnay, Riesling b., Sauvignon, Cortese, Cabernet Sauvignon, Merlot, Corvina, Pinot nero, Marzemino
Vini fermi in uvaggio e/o taglio a freddo: Bianco (Garganega, Chardonnay, Pinot grigio e Trebbiano), Rosso (Merlot, Cabernet, Corvina, Marzemino, Rebo)
Vini Spumanti metodo italiano: Bianco (Garganega, Trebbiano di Lugana, Pinot grigio)
Vini Spumanti metodo classico (principalmente in cuveée): Bianco (Chardonnay, Pinot nero, Corvina), Roseé (Marzemino, Corvina, Pinot nero).

Superficie vitata e vitigni
È pari a 31.100 ettari, la maggior parte dei quali coltivati in provincia di Verona (27.889), i rimanenti 3.211 ettari si dividono tra le province di Mantova e Brescia. I vitigni principali sono otto, quattro a bacca bianca - Garganega, Trebbiano (Trebbiano di Soave e/o Trebbiano di Lugana), Chardonnay, Pinot grigio- e quattro a bacca nera Corvina, Marzemino, Merlot, Cabernet Sauvignon. Completano la piattaforma ampelografica tutti i vitigni locali dell’areale.

Lo studio della caratterizzazione agroclimatica
Lo studio condotto da Luigi Mariani e Osvaldo Failla del’Università di Milano, ha individuato 5 zone vocazionali per uve nere e bianche. L’analisi condotta ha permesso di descrivere in termini quantitativi il clima dell’area viticola della doc Garda. I risultati consentono di affermare che i caratteri agroclimatici dell’area viticola indagata ne fanno un territorio vocato ad una viticoltura di qualità. Tale conclusione è suffragata sia dall’analisi delle risorse climatiche sia da quella degli elementi climatici limitanti. Da tali analisi emergono in particolare i buoni o ottimi livelli delle risorse radiative, termiche e pluviometriche, che si collocano su valori simili a quelli riscontrati nelle migliori aree viticole italiane e mondiali, mentre le limitazioni non sono in alcun modo in grado di pregiudicare l’attività viticola. L’area presenta una marcata variabilità agroclimatica interna che rappresenta una fonte di diversità enologica di indubbio valore per le politiche di sviluppo, valorizzazione e comunicazione della denominazione. In particolare la specifica conformazione dei rilievi morenici e la massa acquea del lago determinano una situazione di marcata asimmetria nella disponibilità di risorse termiche. La fascia occidentale della costa meridionale del lago, con una marcata estensione meridionale beneficia di maggiori risorse termiche, mentre l’area orientale del Garda meridionale si caratterizza per un regime termico più mite. L’effetto mitigante del lago appare propagarsi anche nella Valpolicella occidentale. L’area meridionale non sembra invece essere influenza dall’effetto lago. I livelli di rischio climatico e la variabilità inter annuale delle risorse climatiche consigliano comunque di mantenere nel tempo le attività di rilevamento agrometeorologico e fenologico in stretto collegamento con i servizi meteorologici regionali e con gli altri servizi territorialmente competenti.

I numeri della denominazione, dalla vendemmia 2016 a maggio 2022
I numeri della denominazione Garda sono stati in continua crescita a partire dall’anno 2016, anno della modifica di disciplinare di produzione con l’inserimento della tipologia spumante bianco e rosè, per stabilizzarsi negli ultimi due anni intorno ai 20 milioni di bottiglie.

I numeri in vigneto
Gli ettari rivendicati sono cresciuti costantemente: nel 2016 erano circa 853, nell’ultima campagna vendemmiale l’incremento è stato più che doppio, arrivando a 1.839 ettari. Le quantità di uve rivendicate, invece, sono state in crescita fino alla campagna 2020, per poi avere una leggera flessione nel 2021.

I numeri in cantina
La denominazione, in termini di vino, ha avuto una crescita molto significativa dal 2016 al 2020 e nel 2021, come per la produzione di campagna, si è registrata una leggera diminuzione sia per il vino certificato sia per quello imbottigliato. Nel 2016 la denominazione è partita con una base di 34 mila ettolitri imbottigliati cresciuti oggi fino a 145.717 ettolitri condizionati nel 2021. Le tipologie varietali più certificate sono Garganega, Chardonnay, Pinot grigio e Merlot. Lo spumante è in crescita, passando dai 428 ettolitri imbottigliati del 2016 ai 4.700 ettolitri del 2021.

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