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DOPO I VIGNETI E I CASTELLI DELLA LOIRA E IL DISTRETTO DI PRODUZIONE DEL PORTO, PER LA PRIMA VOLTA PER UN VINO ITALIANO, IL PROSECCO DI CONEGLIANO E DI VALDOBBIADENE SI CANDIDA A DIVENTARE PATRIMONIO DELL’UMANITA’ DELL’UNESCO

Dopo i distretti enologici dei vigneti e i castelli della Loira in Francia e il distretto di produzione del Porto in Portogallo, per la prima volta per un vino italiano, il Prosecco e il suo territorio, le colline che si estendono da Conegliano a Valdobbiadene, si candidano a diventare Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Ad annunciarlo il presidente del Consorzio di tutela del Prosecco di Conegliano e di Valdobbiadene Franco Adami: “crediamo - sottolinea - di avere tutte le carte in regola per essere ammessi e puntiamo a questo obiettivo con determinazione perché vogliamo salvaguardare il territorio anche per le generazioni future”.

L’idea di chiedere per il territorio e per il suo vino la tutela dell’Unesco punta anche ad alzare una barriera contro eventuali speculazioni edilizie e si inquadra in una strategia di marketing elaborata per proteggere l’originalità del Prosecco di Conegliano e di Valdobbiadene Doc che, negli ultimi anni, è diventato anche oggetto di contraffazioni: con questo obiettivo si spiega l’iter portato avanti dal Consorzio di passaggio dalla Doc alla Docg. “Contestualmente alla richiesta della Docg, che speriamo sia operativa dalla vendemmia 2010 - prosegue Adami - abbiamo deciso di ribaltare la denominazione: da “Prosecco di Conegliano-Valdobiadene Doc” a “Conegliano-Valdobbiadene Prosecco Docg”.

Lo scopo è quello di portare in primo piano il territorio, di identificare il nostro vino con il territorio prima che con il vitigno, anche se le viti di uve Prosecco hanno qui una presenza secolare e anche se qui nell’Istituto di ricerca enologica di Conegliano è stato elaborato il metodo di spumantizzazione che viene usato per le “bollicine” di Prosecco”.

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