Dopo la Francia, anche in Spagna si pensa ad un aumento delle tasse sugli alcolici, partendo però da presupposti diversi. A Madrid la pressione fiscale sulle bevande alcoliche, e quindi sul vino e sulla birra, è tra le più basse d’Europa, nonostante la crisi abbia colpito più che in qualsiasi altro posto, ed a spingere per un aumento, più che la politica, è la società scientifica, nelle vesti della Sociedad Española de Salud Pública y Administración Sanitaria (Sespas), che vede in un inasprimento delle tasse sugli alcolici innanzitutto una misura preventiva. In Spagna, infatti, i problemi legati all’abuso sono molti, a partire dai dati più indicativi e crudi: il 10% della mortalità totale della popolazione 15 ed i 64 anni ha a che fare con il consumo di alcol, l’1% della popolazione spagnola soffre una dipendenza dall’alcol, ed il 5% ne abusa, con picchi maggiori tra i più giovani.
Certo, la misura rischia di rivelarsi un boomerang, ed è la stessa Sespas a mettere in guardia da facili semplificazioni, sottolineando come, quando si aumentano le accise su un bene di consumo, siano sempre le fasce più povere della popolazione a pagare lo scotto maggiore. La speranza è che un aumento dei prezzi allontani i giovani dagli eccessi, la paura, d’altro canto, è che i più poveri, specie se con problemi di alcolismo, riducano il budget dedicato al cibo pur di comprarsi da bere. Senza dimenticare che la Spagna, così come l’Italia e la Francia, dove le accise sono state alzate, è un Paese che ha nel vino un asset economico importante, e allora la soluzione migliore sarebbe quella di una tassazione legata direttamente al grado alcolico, così da colpire più i superalcolici che il vino o la birra.
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