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È LA CEI O SLOW FOOD? IL MESSAGGIO PER LA “GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO” DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA RIPRENDE I TEMI CARI AL MOVIMENTO DI CARLIN PETRINI: VALORE SOCIALE DELL’AGRICOLTURA, RAPPORTO ETICO TRA PRODUTTORI E CONSUMATORI ...

Di questi tempi capita di sentire anche Don Camillo che parla come Peppone, o Santa Romana Chiesa che fa il verso a Slow Food. Così la Cei, nel messaggio per la Giornata del Ringraziamento. “È fondamentale che anche il lavoro agricolo e rurale si caratterizzi per una rinnovata e chiara consapevolezza etica. Sarà importante impegnarsi nell’educazione dei consumatori. Sempre più il consumatore è chiamato a interagire con il produttore, perché la qualità diventi prevalente rispetto alla quantità. Si tratta di diffondere comportamenti etici che facciano emergere la dimensione sociale dell’agricoltura, fondata su valori perenni, da sempre fecondi, quali la ricerca della qualità del cibo, l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione della fatica nel lavoro”. Il prossimo step? Ipotizziamo: buono, pulito, giusto e ... santo!

Focus - Ecco il testo integrale del messaggio della Cei: “Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente” (Sal 144,16)
Anche quest’anno celebriamo la giornata del Ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo: è un’occasione sempre preziosa per esprimere riconoscenza a quanti operano nel mondo rurale e ci procurano il nutrimento quotidiano mediante un lavoro impegnativo e spesso faticoso. Dio li benedica.
L’Anno Sacerdotale da poco concluso ci ha lasciato il profumo del pane, consacrato dalle mani del sacerdote, ma prima ancora dono della terra e del lavoro umano. Non c’è Eucaristia senza la dedizione del mondo rurale, che con noi condivide il pane. L’intero anno pastorale 2010-2011 sarà orientato verso il Congresso Eucaristico nazionale, che celebreremo nel settembre prossimo ad Ancona.
Questa giornata è anche un’occasione importante di riflessione sui problemi che il mondo rurale sta vivendo, acuiti dal protrarsi degli effetti di una crisi economica e finanziaria di portata mondiale. Tutti abbiamo toccato con mano i pericoli in una finanza disgiunta da un’economia di produzione reale. Siamo anche consapevoli della fragilità di un sistema economico che, per sostenersi, ha bisogno di accrescere a dismisura i consumi di massa. È sempre più difficile il corretto bilanciamento fra la salvaguardia dell’ambiente e la necessità di assicurare posti di lavoro alle nuove generazioni.
A partire da questi semplici spunti, ci è chiesto di riflettere su come l’agricoltura italiana, nelle differenti situazioni che la caratterizzano, possa raccogliere e affrontare la sfida imposta dalla globalizzazione. Puntando sulla multifunzionalità, cioè sulla sua capacità come settore primario di dare luogo a produzioni congiunte, la nostra agricoltura dovrà essere in grado di creare un nuovo modello di sviluppo, capace di rispondere adeguatamente alle attese del Paese.
È fondamentale che anche il lavoro agricolo e rurale si caratterizzi per una rinnovata e chiara consapevolezza etica, all’altezza delle sfide sempre più complesse del tempo presente. In questa linea, sarà importante impegnarsi nell’educazione dei consumatori. Questo legame relazionale, da basare sulla fiducia reciproca, costituisce una grande risorsa: sempre più il consumatore è chiamato a interagire con il produttore, perché la qualità diventi prevalente rispetto alla quantità. Si tratta di diffondere comportamenti etici che facciano emergere la dimensione sociale dell’agricoltura, fondata su valori perenni, da sempre fecondi, quali “la ricerca della qualità del cibo, l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione della fatica nel lavoro” (Nota pastorale Frutto della terra e del lavoro dell’uomo, n. 14).
Troveranno così spazio di dignità tutti coloro che lavorano nel mondo rurale, in particolare i braccianti, soprattutto se provengono dall’estero, spesso ancora vittime dello sfruttamento e dell’emarginazione. Ognuno deve sentirsi accolto, rispettato e valorizzato. In tal modo il mondo agricolo sarà palestra di integrazione sociale e leva preziosa di crescita economica, quale premessa e condizione del progresso sociale.
In questo tempo di crisi, un segnale positivo è rappresentato dal ritorno all’impresa agricola di giovani laureati, che sentono questo lavoro come una “vocazione”, che dona loro dignità e piena valorizzazione. A noi la gioia di saperli accogliere, sostenendoli con motivazioni etiche, in grado di sostenerli nel tempo.
Essenziale sarà, in questa linea, l’azione delle aggregazioni laicali e delle organizzazioni di settore di ispirazione cristiana, senza le quali il fermento del Vangelo difficilmente raggiunge in maniera efficace gli snodi della vita quotidiana e penetra gli ambienti più fortemente segnati dal processo di secolarizzazione. Riemerge, così, l’importanza di una pastorale d’ambiente, attenta al mutare delle situazioni, che si affianca all’azione delle parrocchie per coinvolgere la Chiesa nelle problematiche vitali delle persone, nelle diverse questioni culturali, sociali ed economiche. Gli ambienti di vita sono l’orizzonte della missione ecclesiale, perché ogni esistenza sia resa migliore dalla forza radiosa del Vangelo di Gesù Cristo, che “ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo” (Gaudium et spes, n. 22).
Un ulteriore segno di speranza è rappresentato dalle cooperative agricole. Sono un dono grande per la costruzione di un modello economico ispirato ai principi etici. Il pluralismo delle forme d’impresa costituisce, infatti, un elemento imprescindibile per uno sviluppo equilibrato. Al suo interno, la forma cooperativistica, per la sua struttura a rete, sa reggere meglio di altre gli effetti di una crisi anche prolungata. Spetta a noi rilanciare in alto tali motivazioni, puntando alla formazione dei giovani, dentro il solco della scelta educativa, che la Chiesa in Italia ha coraggiosamente deciso di fare propria in questo decennio.
Lo sguardo al Pane del cielo dia fecondità al nostro impegno per il pane della terra: senza cielo non si può vivere, mentre con il cielo le nostre terre diventeranno un giardino.
Ci assista la Vergine Maria, perché questi propositi siano da noi tutti tradotti in percorsi concreti di impegno solidale.

Focus - Coldiretti: la Cei incoraggia 100.000 giovani agricoltori. Ma la burocrazia frena gli entusiasmi: 2 anni e mezzo per aprire un’impresa
Il giudizio della Cei è un incoraggiamento per i quasi 100.000 giovani che hanno deciso di costruire il loro futuro di lavoro nelle campagne dove rappresentano la componente più dinamica ed innovativa del settore agricolo. Lo ha affermato il delegato di Coldiretti Giovani Impresa, Vittorio Sangiorgio nel commentare il messaggio per la giornata del ringraziamento dei vescovi della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro che sottolinea come “in questo tempo di crisi, un segnale positivo è rappresentato dal ritorno all’impresa agricola di giovani laureati, che sentono questo lavoro come una “vocazione”, che dona loro dignità e piena valorizzazione”.
In Italia - precisa Sangiorgio - ci sono quasi 100.000 giovani under 35 che hanno scelto di porsi alla guida di aziende agricole che rappresentano la componente più dinamica dell’agricoltura italiana e rispetto al passato si segnala l’ingresso di giovani provenienti da famiglie, attività e studi extragricole in percentuale maggiore. Secondo una indagine della Coldiretti le aziende agricole dei giovani possiedono, una superficie superiore di oltre il 54% alla media (9,4 ettari sulla media nazionale di 6,1), un fatturato più elevato del 75% della media (18.720 euro sulla media nazionale di 10.680) e il 50% di occupati per azienda in più. Inoltre - continua la Coldiretti - le giovani leve della campagna hanno una maggiore propensione al biologico (3,7% delle aziende sulla media nazionale di 2,1%), ma incontrano qualche difficoltà nell’acquisto del capitale terra che solo nel 54% dei casi è in proprietà sul 74% della media nazionale. E ancora - osserva la Coldiretti - si vanno sviluppando, proprio grazie all’impegno e all’azione dei giovani, i binomi agricoltura-turismo e agricoltura-attività sociali, con sempre nuove opportunità in continua evoluzione.
A frenare gli entusiasmi dei tanti giovani che vorrebbero trovare occasioni di lavoro in campagna ci sono i tanti ostacoli all’ingresso, al costo dei terreni al credito, ma anche il peso della burocrazia: un giovane che vuole aprire un’impresa agricola o un agriturismo impiega oggi almeno due anni e mezzo per farlo, a causa della burocrazia che limita di fatto - precisa Sangiorgio - la libertà di impresa. Le pastoie burocratiche risultano essere uno degli ostacoli principali all’avvio dell’attività agricola - rileva Coldiretti - come evidenziato anche da un’indagine Coldiretti-Swg dalla quale emerge che 4 giovani su 10 indicano le lungaggini nell’esame e nella predisposizione di domande e documenti come il principale problema del settore agricolo.
Analizzando i vari adempimenti necessari ad avviare l’attività, si scopre che soltanto l’apertura della partita iva e l’iscrizione al registro delle imprese e all’Inps portano via un totale di 13 giorni. I bandi dei Piani di Sviluppo Rurale (Psr) per l’insediamento dei giovani in agricoltura escono solitamente dopo 120 giorni dall’approvazione dei Psr stessi. Passato questo periodo è possibile presentare la domanda, che impiega però 60 giorni per essere recepita, più altri 260 perché venga completata l’istruttoria. Il decreto che dà il via libera materiale - rileva la Coldiretti - alle misure per l’insediamento dei giovani viene in genere emesso dopo circa un anno, e altri 90 giorni serviranno per accedere al credito. In totale fanno circa due anni e mezzo per poter avviare l’attività, con l’ulteriore considerazione che per ultimare gli investimenti saranno necessari almeno altri 18 mesi. Dinanzi a tale situazione occorre - conclude Coldiretti - uno sforzo comune per lo snellimento delle procedure, anche attraverso l’effettivo coinvolgimento dei centri di servizi promossi dai privati, al fine di non pregiudicare il ricambio generazionale in agricoltura.

La dichiarazione - Il presidente Coldiretti, Sergio Marini: “etica a tavola dà dignita a lavoro agricolo
L’invito della Cei ad interagire con i consumatori perché la qualità diventi prevalente sulla quantità ci conforta nel nostro impegno a promuovere modelli di sviluppo sostenibili dal campo alla tavola, che trovano risposta nella fiducia dei cittadini e danno dignità al lavoro agricolo. Lo afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nell’accogliere il messaggio dei vescovi della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro per la giornata del ringraziamento che la Coldiretti festeggia dal 1951 in tutta Italia, per rendere grazie per il raccolto dei campi e chiedere la benedizione sui nuovi lavori, per il giorno di San Martino (11 novembre), il tradizionale capodanno dell’agricoltura.
I lavoratori agricoli e i consumatori - sottolinea Marini - sono troppo spesso gli anelli deboli di una catena dello sfruttamento che umilia gli uomini e il loro lavoro con una iniqua distribuzione del valore aggiunto a favore dei nuovi poteri forti dell’agroalimentare. Una catena che la Coldiretti è impegnata a spezzare con il progetto per una filiera agricola tutta italiana per arrivare ad offrire ai consumatori prodotti di qualità al 100% italiani garantiti dagli stessi agricoltori attraverso la rete dei Consorzi Agrari, cooperative e mercati degli agricoltori di “Campagna Amica”.

Il Ministro Galan: “la Cei e l’agricoltura: valori antichi in un messaggio valido oggi, valido sempre”
“La terra, il lavoro dell’uomo, la fatica del seminare e del coltivare, l’attesa e la speranza per un buon raccolto sono parole che esprimono i valori di una spiritualità antica, da millenni radicata in Italia ma anche nel resto del mondo. Il messaggio per la Giornata del Ringraziamento, diffuso dalla Cei in vista dell’appuntamento del 14 novembre, analizza e approfondisce tutti i punti, soprattutto quelli dolenti, che rendono il lavoro in agricoltura “impegnativo e faticoso” e, io aggiungo, spesso anche assai poco remunerativo. In agricoltura, inoltre, troppe le morti sul lavoro e ancora scandalosamente troppo frequenti i fenomeni di uno sfruttamento dell’uomo, che ognuno di noi ha l’obbligo morale di ritenere inaccettabile in una società che vuole dirsi democratica e giusta. In ogni caso, è nel mio impegno di Ministro delle politiche agricole contribuire a trasformare in realtà sempre e ovunque “la qualità del cibo, l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione della fatica nel lavoro”. Insomma, una vera civiltà agricola non può che essere il terreno privilegiato di una civiltà dell’uomo nobilitata dal rispetto più convinto e sincero dei valori contenuti nel documento Cei”. Così il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari Forestali, Giancarlo Galan.

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