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ECONOMIA - LA NAZIONE/IL RESTO DEL CARLINO/IL GIORNO

Polli e vini d’Europa nel caos di Bruxelles … E’ politically correct dire: ci vuole più Europa. Però viene da chiedersi: quale Europa? Quella che si mobilita contro l’influenza aviaria - che non c’è - e mobilitandosi manda ko un intero settore economico. Quella che acetta di importare dagli Usa vino non solo zuccherato, ma (udite, udite) allungato con acqua. Quella che sta calando le brache nella trattativa Wto con Inida, Cina e Brasile e altri paesi sedicenti “in via di sviluppo” che sviluppati sono già, anzi si stanno attrezzando per invaderci con i loro prodotti ottenuti con uno spaventoso dumping sociale e ambientale ... Ancora. Dal prossimo 25 novembre tutte le bottiglie di vino prodotte in Europa devono riportare obbligatoriamente in etichetta la dicitura “contiene solfiti”. Ma i regolamenti comunitari non specificano bene in quale lingua. Alcuni paesi pretendono la loro lingua, altri accettano l’inglese, il caos è totale. Sul sito informativo www.winenews.it esplodono le proteste dei nostri produttori di grido, tutti grandi esportatori: “La legge in effetti è sibillina - spiega Enrico Viglierchio, direttore generale di Castello Banfi, culla del Brunello - qualunque Paese dell’Unione può richiedere l’indicazione “contiene solfiti” nella propria lingua. Per i produttori restano solo due strade: o fare etichette in 16 lingue, oppure fare 16 etichette diverse”. Come dire, questa Europa ti dà sempre una mano.

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