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“EFFETTO OBAMA” ANCHE SUL VINO? SEGNALI CHE PROVENGONO DAGLI USA SEMBRANO PROFILARE UN BENEFICO IMPULSO IN CAMPO ENOLOGICO, FRA CRISI DI MERCATO E CAMBIAMENTO DI ABITUDINI DEGLI AMERICANI NELLE BEVANDE ... FOCUS: IL PIANO “RURAL” DEL PRESIDENTE USA

Italia
Il presidente Usa Barack Obama

Il mondo del vino americano brinda al Presidente Barack Obama, sperando che la sua predilezione verso i vini statunitensi abbia un impatto anche sulle abitudini degli americani in fatto di bevande. I produttori americani di vino, invece, difficilmente possono contenere la loro gioia alla notizia dell’acquisto da parte della famiglia Obama di una villa da 1,65 milioni di dollari, attrezzata con 4 caminetti, ma, soprattutto, dotata di una cantina dalla capacità di 1.000 bottiglie. “Non posso fare a meno di pensare - ha dichiarato John Gillespie, capo del Wine Market Council, nella annuale conferenza di New York - che dopo otto anni di non bevitori di vino alla Casa Bianca, Obama avrà un effetto benefico anche sulle abitudini degli americani in fatto di bere”.
Il presidente uscente George W. Bush, infatti, è oggi un astemio convinto dopo aver abbandonato l’alcool da oltre venti anni. La Casa Bianca non possiede una cantina ufficiale, ma i vini sono scelti da un piccolo gruppo di esperti che li adattano agli eventi, sulla base delle loro affinità con i menu proposti, nonché guardando ad un abbinamento politicamente corretto con gli ospiti presenti. Ma tutti i vini serviti nelle cene di Stato, sono rigorosamente americani. Fu il presidente Lyndon Johnson a decretare che solo vini americani fossero serviti nei pranzi di Stato alla Casa Bianca, e da allora la regola è stata sempre seguita, nonostante corra voce che il presidente Richard Nixon si facesse servire segretamente Chateau Margaux.
Non si conosce il contenuto della cantina privata di Obama, ma i commercianti di vino di Chicago hanno notato un deciso eclettismo nelle scelte enoiche dell’ex senatore dell’Illinois.
Uno di questi ha dichiarato al Chicago Tribune che il suo negozio ha rapidamente esaurito la propria scorta dello spumante sudafricano prodotto da Graham Beck, dopo la notizia del suo utilizzo nella notte delle elezioni. Stessa sorte è toccata alle aziende Duckhorn e Goldeneye, all’indomani della notizia che il Duckhorn Sauvignon Blanc 2007e il Goldeneye Pinot Noir sarebbero stati serviti al pranzo ufficiale in Campidoglio. “Io penso che sicuramente c’è stato un aumento delle vendite” - ha dichiarato Emily Gorton, portavoce delle cantine.
L’azienda Finquita di Napa Valley spera di partecipare ai festeggiamenti presidenziali con una bottiglia di Merlot 2005 in edizione limitata da collezione con etichetta realizzata a mano in oro su cui è dipinta l’immagine di Obama.
Il San Francisco Chronicle ha riferito che Obama ha conquistato i voti di 8 fra i 10 maggiori produttori di vino, che rappresentano il 95% della produzione enologica degli Stati Uniti. Non c’è da stupirsi quindi del risultato del sondaggio della Cnn che indicava, fin dal marzo 2008, il sostegno dei bevitori di vino al candidato Obama rispetto al rivale repubblicano John McCain. McCain, dal canto suo, ha avuto il sostegno economico dell’industria della birra e dei liquori per un totale di 634.355 dollari, mentre ad Obama sono andati 386.929 dollari, secondo www.opensecrets.org.
Naturalmente, ogni sollecitazione di Obama sarà una cosa buona per l’intera industria del vino, dei liquori e della birra. Mentre gli Stati Uniti rimangono in lizza per diventare il più grande Paese consumatore di vino al mondo entro il 2010, nonostante il drammatico rallentamento nella crescita registrato dai dettaglianti Usa negli ultimi tre mesi, e monitorato dalla Nielsen.
Il rallentamento ha interessato la maggior parte del settore a partire dalle bottiglie di Chardonnay vendute a 10 dollari, per arrivare a quelle di Petrus vendute a 1.000. Il Liv-ex 100 Fine Wine Index - l’indice di riferimento dell’industria del vino - ha registrato, per il terzo mese consecutivo, un calo che ha raggiunto il 2,2% nel dicembre 2008, portando l’anno appena passato a terminare con un -14,6% complessivo.
Fonte: Reuters

Ecco il piano “rural” del Presidente Obama: attenzione ai piccoli produttori contro la “prepotenza” dell’industria alimentare e invito ai giovani a diventare agricoltori
“A garanzia di un futuro radioso per l’America rurale”, Obama ha stilato un piano per aiutare “le famiglie e le piccole imprese agricole nel trovare redditività e successo nel mercato globale”. Il disegno ha al primo punto l’“assicurazione delle opportunità economiche per le famiglie agricole” attraverso la lotta ai comportamenti anticoncorrenziali contro le aziende a conduzione familiare, impedendo le scappatoie fiscali che favoriscono le industrie alimentari e rafforzando le leggi anti-monopolio e la protezione dei produttori indipendenti, per garantire un accesso equo ai mercati, il controllo sulle decisioni e la trasparenza dei prezzi; l’istituzione dell’indicazione di origine in etichetta per i prodotti, perché i produttori Usa possano distinguere i propri prodotti da quelli importati; l’incentivo all’agricoltura biologica e sostenibile, aiutando gli agricoltori che certificano i loro raccolti con una riforma che non li penalizzi; l’invito ai giovani a diventare agricoltori, creando un programma di formazione e fornendo incentivi fiscali per facilitare l’acquisto della prima fattoria. Al secondo, il “supporto economico allo sviluppo delle aree rurali” fornendo aiuti per il marketing, per la cooperazione agricola, per la creazione di impresa, per la copertura a banda larga dell’America rurale, per promuovere le energie rinnovabili e per la costruzione di strade, ponti, dighe, impianti idrici. Infine, il “miglioramento della qualità di vita rurale” garantendo un equo rimborso di sanità, un sostegno per il personale sanitario delle zone rurali e incentivi per gli insegnanti che lavorano in campagna.

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