Un territorio ricco di grandi vini, di cultura, paesaggi e tradizione, dove anche un buon calice da degustare in una atmosfera unica o in una cantina storica, è motivo di viaggio per cercare un’esperienza da ricordare. Siamo nelle terre di Langa e Roero, distretto leader in Italia per valore, patria del Barolo, Barbaresco e delle altre importanti declinazioni del Nebbiolo, con le sue colline meravigliose, la cultura del lavoro e un fascino immortalato anche da alcuni fuoriclasse della cultura italiana come Cesare Pavese e Giuseppe Fenoglio.
Non sorprende, pertanto, che Langa e Roero abbiano riscosso un vero e proprio boom turistico negli ultimi anni, con un incremento a tre cifre in meno di un ventennio e una progressione che non si è più fermata, tanto in presenze che nei giorni di permanenza. Merito non solo del vino, ma anche di eventi di successo come le Olimpiadi invernali di Torino 2006, oppure dell’inserimento, nel 2014, nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, senza dimenticare l’altro gioiello, insieme al vino, il tartufo, a cui è dedicata la “Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba”, nella capitale delle Langhe, evento che si avvicina a compiere un secolo di vita e che da territoriale è diventato di portata globale, e che da anni ha fatto sinergia con le bollicine di Alta Langa.
Un trend che è stato analizzato a “Changes”, momento di dibattito e confronto nelle anteprime delle produzioni vinicole di Langhe e di Roero, promosso dal Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani. Bruno Bertero, presidente Atl Langhe, Monferrato e Roero, ha inquadrato i fattori di contesto e gli andamenti dello sviluppo del “brand” Langhe anche a livello turistico: i numeri parlano chiaro se consideriamo come, nel 2022, le presenze totali sono state 845.541, contro le 237.929 del 2004 (+255,34%) e le 544.630 del 2014 (+52,44%); in crescita anche la permanenza media che è passata da 2,2 giorni nel 2004, a 2,62 nel 2014 ai 2,71 nel 2022. Un territorio che è stato “scoperto” in primis dagli italiani passati dalle 107.000 presenze nel 2004 alle oltre 408.000 del 2022, mantenendo la “leadership” tra le nazionalità dei visitatori davanti a Svizzera & Liechtenstein (da 47.217 presenze nel 2004 alle 110.730 del 2022); Germania (da 44.694 a 82.711) e Usa che in diciotto anni (200-2022) ha circa quintuplicato le proprie presenze che sono arrivate a 48.735. Se nel 2004 le permanenze più lunghe arrivavano dalla Germania (2,80 giorni), adesso ci sono i Paesi Bassi con 3,43 giorni, davanti a Belgio (3,39), Germania (3,30) e Danimarca (3,29).
Nei 96 Comuni della zona, gli esercizi sono passati, sempre considerando la fascia temporale 2004-2022, da 404 a 895 (774 nel 2014), il numero dei letti dai 6.150 del 2004 agli 11.557 del 2014 fino ai 13.155 del 2022. Numeri certamente importanti ma che vanno anche “maneggiati con cura” se li guardiamo in un’altra ottica, come quella della sostenibilità ambientale, tema da sempre discusso, e vera e propria sfida di tanti terroir di pregio che vogliono conservare il bello e il puro di paesaggi e tradizioni senza correre il rischio di snaturarsi per accogliere i grandi numeri.
Si è parlato anche di un 2023 che è andato bene in quanto a presenze, ma anche di un turismo che, comunque, si concentra in determinati periodi dell’anno oltre alla grande crescita delle case private affittate. Tutto questo in un territorio dove l’occupazione è in piena salute, ma l’età media avanza, con le “sirene” dei grandi investitori che tengono banco e fanno riflettere, argomento, questo, sviluppato a “Changes”, nel convegno “Langhe (not) for sale, l’identità e il valore della comunità”.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024