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POLITICA EUROPEA

Etichette e “No-Lo”, estirpazione, enoturismo e promozione: “Pacchetto Vino” Ue, c’è l’ok

Arriva dal Consiglio e dal Parlamento Europeo che hanno raggiunto un accordo provvisorio. Misure anche per lotta al clima, export ed aromatizzati
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“Pacchetto Vino”, c’è l’accordo provvisorio (ph. ChatGpt)

Bilanciare meglio domanda e offerta, rafforzare l’adattamento climatico, semplificare e armonizzare le pratiche di etichettatura, incoraggiare la promozione e l’innovazione, ampliare la flessibilità degli impianti e stimolare le economie rurali attraverso l’enoturismo. Ed ancora, rafforzare la capacità del settore di rispondere all’evoluzione delle preferenze dei consumatori e di cogliere le opportunità che arrivano dai mercati emergenti. Sono questi i cardini dell’atteso “Pacchetto vino” con il Consiglio e il Parlamento Europeo che hanno raggiunto un accordo provvisorio per un quadro politico modernizzato a sostegno di un settore vitivinicolo europeo “resiliente e orientato al futuro”. L’accordo provvisorio, prima di essere formalmente adottato ed entrare in vigore, deve essere approvato sia dal Consiglio che dal Parlamento Europeo.
Il settore vitivinicolo dell’Unione Europea rappresenta il 60% della produzione vinicola mondiale ed è il terzo settore agroalimentare dell’Ue in termini di esportazioni. Un settore che si trova, però, ad affrontare una serie di sfide, tra cui i continui cambiamenti demografici, i nuovi modelli di consumo, le sfide climatiche e le incertezze del mercato. Aspetti delicati tanto che è stato istituito il Gruppo di Alto Livello sulla politica vitivinicola per discutere le esigenze del settore e proporre soluzioni.
Sono otto gli elementi chiave dell’accordo, ad iniziare da un migliore allineamento tra produzione e domanda, con la possibilità per gli Stati membri di sostenere misure come l’estirpazione dei vigneti in eccesso per prevenire l’eccesso di offerta e mantenere la stabilità del mercato, sostenendo l’innovazione e l’adattamento alle nuove condizioni di mercato. La data di scadenza per il regime dei diritti di impianto viene eliminata e al suo posto viene introdotto un periodo di revisione della durata di 10 anni.
Spazio anche ad una maggiore resilienza climatica, con i Paesi che possono aumentare il sostegno dell’Ue agli investimenti legati al clima, inclusi mitigazione e adattamento, fino all’80% dei costi ammissibili, consentendo una transizione più rapida verso una produzione sostenibile.
Semaforo verde anche per un’etichettatura semplificata e armonizzata del vino con le norme in materia che saranno più snelle e con l’obiettivo di ridurre i costi e facilitare il commercio transfrontaliero a vantaggio di consumatori e produttori. Chi acquisterà il vino avrà un accesso più chiaro alle informazioni anche attraverso etichette digitali e pittogrammi.
Tra i punti salienti anche l’esigenza di rafforzare le economie rurali attraverso l’enoturismo con i produttori che potranno ricevere un sostegno mirato per sviluppare iniziative ad hoc, stimolando la crescita economica nelle regioni rurali.
Uno dei temi più attuali riguarda i vini “No-Lo”. L’accordo prevede che il termine “alcohol-free” si applicherà ai prodotti con gradazione alcolica inferiore a 0,5%, mentre la dicitura “0,0%” verrà utilizzata per quelli con gradazione alcolica inferiore allo 0,05%. Per i vini a gradazione alcolica ridotta (superiore allo 0,5%, ma almeno del 30% inferiore alla gradazione alcolica standard), ci sarà la designazione, ritenuta più chiara, “reduced-alcohol” (ovvero “a gradazione alcolica ridotta”) in sostituzione della precedente “alcohol-light”.
Un altro punto dell’accordo riguarda la flessibilità nell’esportazione. I vini destinati all’export saranno, infatti, esentati dall’obbligo di elencare gli ingredienti e di fornire una dichiarazione nutrizionale per il mercato interno dell’Ue, riducendo, pertanto, gli oneri amministrativi.
Affrontato anche il tema delle azioni da mettere in campo per combattere le malattie che colpiscono i vigneti, come la flavescenza dorata: monitoraggio, diagnosi, formazione e ricerca, riceveranno ulteriore sostegno, affrontando questa grave minaccia per i vigneti.
Infine, i prodotti vitivinicoli aromatizzati: l’accordo chiarisce che il vino rosato può essere utilizzato come base per ulteriori prodotti vitivinicoli aromatizzati regionali, ampliando le possibilità di sviluppo del prodotto. Ciò vuole incoraggiare l’innovazione negli stili di prodotto emergenti e sostenere i produttori che rispondono ai nuovi gusti dei consumatori.
“Il settore vinicolo europeo - ha detto Jacob Jensen, Ministro dell’Agricoltura della Danimarca (Paese con la Presidenza di turno dell’Ue, ndr) - incarna secoli di competenza, cultura e identità regionale. Questo accordo garantisce ai produttori la possibilità di adattarsi, innovare e competere a livello globale, salvaguardando al contempo i mezzi di sussistenza rurali e preservando la qualità e la diversità che i consumatori si aspettano dal vino europeo”.
Tra le prime reazioni arrivate c’è stata quella di Legacoop Agroalimentare che esprime la propria soddisfazione. Per il presidente Cristian Maretti, “si tratta di un risultato atteso e importante che arriva dopo un lungo lavoro di confronto e ascolto avviato già nel settembre 2024 con la costituzione del Gruppo di Alto Livello sul settore vitivinicolo. La Commissione Europea ha saputo cogliere la complessità del momento e l’urgenza delle richieste del comparto, mettendo in campo un metodo inclusivo che oggi porta a un primo traguardo concreto”. Il lavoro che ha condotto all’intesa odierna, ricorda Legacoop Agroalimentare, ha preso le mosse con l’istituzione del Gruppo di Alto Livello nato per affrontare in modo strutturato una fase complessa per il comparto, caratterizzata da tensioni di mercato, cambiamenti nei consumi, pressioni sui costi e crescente incertezza economica. Legacoop Agroalimentare ha detto che, in assenza, al momento, di un testo ufficiale definitivo, non entra nel merito delle singole misure approvate. Ma “pur nella consapevolezza che ogni impianto normativo è sempre migliorabile, ritiene che nel “Pacchetto Vino” siano stati individuati numerosi strumenti potenzialmente in grado di offrire un reale supporto all’operatività del mondo produttivo, rafforzandone la capacità di affrontare le sfide di mercato e di adattarsi ai nuovi scenari”. Tra gli aspetti importanti dell’accordo, sebbene non sia ancora disponibile un testo ufficiale definitivo, il “Pacchetto Vino”, elenca l’associazione, “mira a introdurre una serie di strumenti volti a prevenire gli squilibri di mercato attraverso meccanismi come l’estirpo volontario dei vigneti e la distillazione qualora gli Stati membri decidano di ricorrervi; migliorare la flessibilità delle autorizzazioni al reimpianto e all’impianto, armonizzare l’etichettatura anche per vini dealcolizzati e parzialmente dealcolizzati, incentivare la Promozione nei Paesi terzi e sostenere economia rurale e turismo del vino, come leva per la valorizzazione dei territori e per la diversificazione delle opportunità economiche nel comparto”. Per Legacoop Agroalimentare, resta tuttavia un nodo centrale “la garanzia che queste misure innovative, che dovrebbero entrare concretamente in vigore dal 2026, non abbiano un’efficacia limitata nel tempo. Le indicazioni emerse nella proposta della Commissione sulla Pac post 2027, che ipotizzano una possibile revisione profonda dell’architettura degli interventi, destano forte preoccupazione”. Per Maretti, “se venissero meno l’Ocm vino e un budget dedicato al settore si rischierebbe di vanificare tutto il lavoro costruito in questi anni. Il comparto vitivinicolo e il sistema cooperativo hanno bisogno di strumenti strutturali, stabili e di una visione di lungo periodo, non di soluzioni temporanee”.
Il via libera al “Pacchetto dell’Ocm Vino” risponde a molte delle richieste anche di Coldiretti verso la semplificazione e la trasparenza in etichetta in un momento delicato per il settore dal punto di vista del commercio internazionale, con il problema dei dazi, e dei consumi interni. Tra le misure, importante aver evitato che venisse imposto un vincolo di cinque anni ai finanziamenti per la ristrutturazione vigneti per chi avesse usufruito di fondi per l’estirpo permanente, come espressamente richiesto dall’organizzazione agricola. Bene anche aver assicurato più trasparenza in etichetta sui vini dealcolati, in particolare per l’uso dei termini “senza alcol” e “ridotto alcol”, evitando soluzioni che avrebbero confuso i consumatori. Significativa anche la previsione di autorizzazioni che avranno durata più lunga e meno sanzioni, così come le misure di crisi che saranno più facili da attivare e finanziare, al pari di quelle che sostengono le imprese nella lotta alle malattie infestanti gravi e al cambiamento climatico e nella ricerca di maggiore sostenibilità. Per sostenere il settore, come auspicato più volte da Coldiretti, alle prese con i dazi imposti dagli Usa, è positiva la previsione di campagne promozionali nei Paesi terzi cofinanziate fino al 60% dall’Ue, integrabili da fondi nazionali, con programmi rinnovabili fino a nove anni, con l’auspicio che la misura possa essere ulteriormente potenziata. L’accordo rafforza anche il sostegno al turismo enologico e alle iniziative promozionali, importanti per sostenere un fenomeno, quello dell’enoturismo, che solo quest’estate ha portato oltre 8 milioni di italiani nelle vigne, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. Il settore vinicolo italiano, ricorda Coldiretti, rappresenta uno dei pilastri dell’economia agroalimentare nazionale, con un fatturato complessivo che ha raggiunto i 14,5 miliardi di euro. A gestire questo patrimonio ci sono 241.000 imprese viticole, distribuite su una superficie di 681.000 ettari, con Veneto, Sicilia e Puglia in testa per estensione. Il 78% della superficie - corrispondente a circa 532.000 ettari - è destinato alle Ig (65% Dop e 14% Igp), oltre a una biodiversità non ha paragoni al mondo grazie a 570 varietà indigene autoctone.

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