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ETICHETTE INTROVABILI AL SUPERMERCATO? IN INGHILTERRA CI PENSA TESCO, LA CATENA DELLA GDO PIU’ IMPORTANTE DEL PAESE, DOVE, TRA GLI SCAFFALI, ARRIVERANNO PRESTO I GRAND CRU DI BORDEAUX E ST. EMILLION, COME LAFITE E CHEVAL BLANC

Ogni vino ha il suo momento, c’è quello da bere ogni giorno e quello da bere in occasioni particolari, poi ci sono le etichette “da collezione”, quelle che animano le aste del vino e sembrano sempre irraggiungibili oltre che introvabili, almeno fino ad ora. Nel Regno Unito la più importante catena della grande distribuzione organizzata, Tesco, che da anni etichetta decine di vini di tutto il mondo (solitamente di fascia bassa) ha deciso di cambiare rotta, come racconta a “The Drink Business” il director for beers, wines and spirits della catena, Dan Jago, “perché il vino, anche quello è fatto per essere bevuto, da tutti”. E allora largo ai i Cru di Bordeaux, da Château Lafite Rothschild a Pontet-Canet, passando per il premier cru di St. Emilion Cheval Blanc.

A spiegare il motivo di una scelta del genere, che dai prossimi mesi coinvolgerà 25-30 punti vendita sparsi in tutto il Regno Unito, è soprattutto il director for beers, wines and spirits Dan Jago, che spiega come “abbiamo deciso di intraprendere questa strada perché molti nostri clienti chiedevano vini di un livello superiore, che solitamente non abbiamo in magazzino”. Un vero e proprio rilancio, “nonostante una stagione particolare, da cui, tra il Giubileo della Regina e le Olimpiadi in arrivo ci saremmo aspettati qualcosa di più e, nonostante i buoni risultati dei vini di Spagna e Sudafrica, abbiamo pensato che il rilancio passi per grandi bottiglie destinate non agli investitori, ma agli amanti di vino, quelli che le aprono davvero”. Anche perché, in Inghilterra la situazione è ben delineata, “l’80% del vino si vende al supermercato, ecco perché non possiamo limitarci a proporre bottiglie da 5 sterline, ma dobbiamo puntare a vendere ai nostri clienti il famoso “valore aggiunto”, la qualità, perché i nostri consumatori non sono tutti uguali, e siamo noi a dover dar loro un motivo per spendere di più”.

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