
Aspra e generosa, nera quanto brillante di luce propria, è la terra dell’Etna del vino. Con il vulcano, “a muntagna”, come la chiamano i siciliani, famosissimo in tutto il mondo per le sue ricorrenti e suggestive colate laviche, che attira le attenzioni di appassionati di vino e vibra di un’energia che si riverbera in una comunità del vino che in pochi anni ha trasformato e rivitalizzato il territorio, anche grazie al forte indotto enoturistico, in un territorio che intorno ai produttori storici ha attirato investimenti prima delle cantine di altre zone del “mosaico” enologico che è la Sicilia, e poi da molti altri territori d’Italia. Un territorio ormai maturo, ma in continua evoluzione, l’Etna del vino, con i suoi diversi versanti e le oltre 130 Contrade, tra vecchie vigne centenarie e nuovi impianti che hanno recuperato terrazzamenti e forme di allevamento antiche, dove Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio tra le varietà rosse, e Carricante e Catarratto tra quelle bianche, dominano sovrane. E proprio la scelta tra bianchi e rossi sull’Etna si fa sempre più ardua: sebbene ci sia ovviamente, tra i consumatori, ma anche tra i produttori, chi predilige una delle due anime, quella bianchista e quella rossista (come WineNews racconterà nei prossimi giorni in un video, ndr), la qualità di entrambe riesce a toccare picchi notevoli, con un livello di bontà, qualità e definizione comunque diffuso trasversalmente. Questa è la consapevolezza che si acquista agli “Etna Days” 2025, la kermesse organizzata, in questi giorni, a Castiglione di Sicilia dal Consorzio dei Vini Etna Doc, arrivata all’edizione n. 4, e dedicata all’assaggio dei vini del suo vulcano e alla conoscenza approfondita delle sue cantine.
Qualità dei vini che riflette anche una denominazione in salute, in crescita nei numeri e nei valori, e nel percepito dei consumatori. Tanto da aver richiesto, appunto, un evento istituzionale, che in 4 anni ha visto aumentare la partecipazione in termini di cantine, di etichette in assaggio e di giornalisti da tutto il mondo. “Etna Days è la sintesi del nostro lavoro collettivo: vogliamo mostrare non solo vini, ma un patrimonio culturale e identitario che appartiene alle comunità del vulcano”, spiega Francesco Cambria, presidente del Consorzio. Il direttore Maurizio Lunetta aggiunge: “quest’anno registriamo numeri che consolidano la dimensione internazionale dell’Etna Doc. Il nostro impegno per il futuro è far crescere l’economia del vulcano in modo integrato, includendo ospitalità, ristorazione e prodotti tipici. In questa prospettiva arricchiamo anche il patrimonio comunicativo con una miniserie di documentari in italiano e inglese che restituiranno al mondo i valori autentici delle comunità etnee”. Forte dei suoi 230 soci, che rappresentano il 95% del vino imbottigliato e più dell’80% della superficie vitata, il Consorzio conta circa 5,8 milioni di bottiglie prodotte all’anno. Dei 230 soci, 50 sono solo produttori e 180 sono imbottigliatori, di questi la metà imbottiglia conto terzi, mentre i restanti 90 sono produttori e imbottigliatori delle proprie uve.
Ma veniamo ai numeri. Con 1.347 ettari rivendicati a Doc nel 2024, l’Etna ha toccato il record contemporaneo di superficie vitata. Certamente imparagonabili ai 90.000 ettari vitati della provincia di Catania di fine Ottocento (decimati dalla fillossera e dall’abbandono di terre tra le due guerre mondiali), la diffusione attuale partiva dai 670 ettari del 2013 che sono cresciuti gradualmente senza (quasi) interruzioni, superando i 1.000 nel 2019 e toccando il raddoppio l’anno scorso. Allo stesso tempo sono più che raddoppiati i viticoltori soci (203 nel 2013, oggi sono 474), come pure l’uva rivendicata (37.336,17 quintali nel 2013, 83.249,51 nel 2024), e, di conseguenza, il vino rivendicabile, il quale è passato da 26.135,38 ettolitri del 2013 a 58.274,20 ettolitri nel 2024. Guardando gli ettolitri realmente imbottigliati, invece, si passa dai 32.430,26 ettolitri del 2019, cresciuti fino a 44.122,09 ettolitri nel 2023, per poi calare dell’11,98% nel 2024 con un imbottigliato di 39.739,55 ettolitri.
Analizzando nel particolare le diverse tipologie di vino prodotto all’interno del disciplinare nell’ultimo lustro, si nota che gli Etna Bianco e Bianco Superiore sono cresciuti gradualmente dal 2019 (con 9.152,59 ettolitri il primo e 404,81 ettolitri il secondo) fino al 2023 (con 17.083,40 ettolitri il primo e 1.270,44 ettolitri il secondo), per scendere del 16,06% e del 12,17% nel 2024 (14.642,56 ettolitri e 1.139,54 ettolitri rispettivamente). L’Etna Rosato è passato dai 2.581,31 ettolitri del 2019 ai 3.880,61 ettolitri nel 2022, per poi iniziare a calare ed essere rivendicato per 1.984,02 ettolitri nel 2024. Stessa sorte per l’Etna Rosso - 19.227,91 ettolitri nel 2019, 23.365,31 nel 2022 e poi il calo, fino ai 19.807,70 ettolitri del 2024 - mentre l’Etna Rosso Riserva ha iniziato a calare nella produzione già nel 2022, dopo il picco di 199,28 ettolitri nel 2021: oggi la produzione è ferma a 182,86 ettolitri (in lieve ripresa sul 2023), quando erano 153,22 nel 2019. Crescono invece gli spumanti, e non stupisce, date le richieste di mercato che ci sono ben note: l’Etna Spumante Bianco è passato da 651,41 ettolitri del 2019 ai 1.493,96 ettolitri del 2024 (+7,9% sul 2023), mentre l’Etna Spumante Rosato è letteralmente esploso nel 2024 (+75,28% sul 2023: da 278,94 a 488,93 ettolitri) dopo fortune alterne negli anni precedenti.
A queste cifre, per capire ancor meglio lo stato di salute positivo della denominazione, si aggiungono i dati dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly in merito al valore e alla notorietà, già citati nella monografia dedicata all’Etna nella newsletter “I Quaderni di WineNews” del 2024: cresce la sostenibilità economica delle imprese (50 milioni di euro il fatturato franco cantina, 150.000 euro il valore del vigneto per ettaro, 5 volte più della media regionale), anche tramite la domanda eno-turistica, che restituisce un valore aggiunto sull’area di 123 milioni di euro l’anno; significa che per ogni bottiglia consumata sulle pendici dell’Etna si genera un impatto generale sul territorio di 82 euro, 10 volte più del valore del vino alla produzione. L’Etna, insomma, sta bene ed è ormai da annoverare fra i grandi territori del vino italiano.
Che, come tutti, deve fare i conti con il grande tema del surriscaldamento globale, che il vulcano più alto d’Europa affronta con un certo vantaggio, grazie al suo clima ed ai suoli che lo caratterizzano; come aiutano la viticoltura lenta imposta dalle pendici ripide della montagna, la parcellizzazione delle vigne, i muretti a secco e la tradizionale viticoltura ad alberello, che custodiscono anche piante di vite centenarie e a piede franco: fragili, sopravvissute, ma invero fortissime. Un tesoro prezioso che va conservato e tutelato in ogni modo. Alcuni passi del Consorzio, per fortuna, vanno in questa direzione, dimostrando di essere una denominazione adulta: si sono blindati ad esempio i vigneti (per mantenere alto il valore della sua terra e dei suoi vini) e si è iniziato l’iter per diventare Docg; senza dimenticare il fermento che porta un ricambio generazionale qui “tumultuoso”, il quale - si sa - è motore di visioni nuove e cambiamenti.
Anche lo stile dei vini, dicevamo, sta maturando: con 91 cantine aderenti e 340 etichette in assaggio alla degustazione tecnica (di cui 159 rossi, 119 bianchi, 46 rosati e 16 spumanti), agli “Etna Days” 2025 si riesce ad avere un buono spaccato della qualità dei vini etnei. Ecco, di seguito, i migliori assaggi dello staff WineNews, che riflettono a grandi linee quella sorta di macro-zonazione già ampiamente confermata: il versante Nord del vulcano per i migliori rossi, l’Est per i migliori bianchi, con il Sud e il Sud-Ovest a doversi ancor ben delineare e gli spumanti ad essere ancora (definitivamente?) un esercizio di stile o piacevole diletto.
Etna Bianco
Al Cantàra, Etna Bianco Extra Brut Re Befe’ 2019
Spumante citrino a tratti salato, intensamente agrumato con tocchi di vaniglia e di pietra focaia.
Firriato, Etna Bianco Brut Blanc de Noir Gaudensius
Spumante generoso e saporito, che gioca sulle tonalità gialle di spezie, frutta e fiori.
Animaetnea (famiglia Moretti Cuseri), Etna Bianco Animalucente 2024
Ispido e dolce, bilancia bene il lato roccioso, quello balsamico e quello fruttato.
Azienda di Rachele, Etna Bianco Superiore Rachele 2022
Fine e citrino, ha sorso intenso e persistente, di grande freschezza ed eleganza.
Benanti, Etna Bianco Superiore Pietramarina 2020
Un abbraccio minerale, al profumo di ginestra e cedro candito, dal sorso morbido e sapido.
Cantine di Nessuno, Etna Bianco Superiore Contrada Volpare Milus 2022
Riporta le erbe aromatiche selvatiche della vigna al naso, mentre ha polpa e acidità al sorso.
Cottanera, Etna Bianco Contrada Calderara 2023
Un vino generoso nei profumi e nei sapori, dalla scorrevolezza agrumata infinita.
Girolamo Russo, Etna Bianco Feudo 2023
Un ricamo fine ed elegante di profumi e sapori bianchi, che rivela un sorso minerale e pepato.
I Custodi delle Vigne dell’Etna, Etna Bianco Superiore Imbris 2021
Un vino da masticare, nitido nei profumo di erbe aromatiche e iodio, protagonista al palato.
Massimo Lentsch, Etna Bianco 2023
Fiori di rosmarino, pesca gialla e macchia mediterranea verso un sorso centralissimo e aranciato.
Palmento Costanzo, Etna Bianco Contrada Santo Spirito 2022
Profumi rarefatti anticipano un sorso esplosivo, balsamico, minerale, fruttato, lunghissimo.
Pietradolce, Etna Bianco Archineri 2023
Un bianco sia materico che fluido, con dentro tutti i chiaro scuri dell’Etna. Un tango.
Tascante (Tasca d’Almerita), Etna Bianco Contrada Sciaranuova 2023
Il lato bianco del Cru Sciaranuova di Tascante: vellutato, gentile, profondo, ma mai eccessivo.
Villagrande, Etna Bianco Contrada Villagrande 2021
Contrasti dolci e acidi, sia al naso che al sorso, con chiusura balsamica e speziata. Ben fatto.
Bugia Nen, Etna Bianco Giovanni Rosso 2023
Largo, profondo, materico, scorrevole, polposo, centrale: quando la dissociazione si fa desiderabile.
Etna Rosso e Rosato
Generazione Alessandro, Etna Rosato Vignazza 2023
Rosa, mora in confettura, pietra focaia, vaniglia, e quindi un sorso tondo, agrumato e freschissimo.
Maugeri, Etna Rosato Contrada Volpare 2024
Tonalità aranciate, fiori appassiti, serio e deciso, dal sorso salato e profondo.
Alta Mora (Cusumano), Etna Rosso Guardiola 2020
Goudron, fiori rossi appassiti, ciliegie in confettura e spezie, si alternano anche al sorso intenso.
Ammura (Tommasi), Etna Rosso 2022
Talco e Iris, rosa rossa e ciliegie: un vino dalla trama lieve, ematico, ammandorlato e però persistente.
Frank Cornelissen, Etna Rosso Munjebel Classico 2023
Contrastato, tra leggerezza e profondità, è un vino materico e succoso, floreale nel finale.
Carranco, Etna Rosso Contrada Carranco RV 2021
Camelia, lavanda, rosa, poi ciliegia e macchia mediterranea, ha sorso polposo e pulito.
Donnafugata, Etna Rosso Contrada Montelaguardia Fragore 2021
Iodio, liquirizia e fiori appassiti, prugna in confettura, chinotto: serio, ma goloso e lungo.
Federico Graziani, Etna Rosso Profumo di Vulcano 2022
Complesso nei profumi, nitido ed equilibrato al sorso: può dare assuefazione.
Graci, Etna Rosso Arcurìa Sopra il Pozzo 2020
Un vino deciso: dalla struttura, ai profumi e sapori, ma scorrevole e dal finale pulito.
Mecori, Etna Rosso Contrada Muganazzi Duo 2023
Un equilibrio sottile commovente, tra trasparenza e profondità, balsamicità e dolcezze.
Monteleone, Etna Rosso Qubba 2023
Fragole e rovi, fiori di sambuco e basilico nei profumi e nei sapori di un sorso delizioso.
Passopisciaro, Etna Rosso Passorosso 2023
Arancia rossa e ribes rossi, ma anche fiori in caramella e pepe: scende pericolosamente.
Planeta, Etna Rosso Contrada Feudo di Mezzo 2023
Il primo anno di Contrada va festeggiato facendo un rosso davvero compiuto e nitido.
Tenuta di Fessina, Etna Rosso Contrada Moscamento Erse 1911 2023
Non si esaurisce ai rossi il talento di Fessina nel trasformare i vini in danza classica.
Terrazze dell’Etna, Etna Rosso Cirneco 2019
Profumi dalle tonalità scure e profonde, ma sorso dai sapori chiari, dissetanti e persistenti.
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