Ettore Majorana rivive, nelle parole di Leonardo Sciascia, tra i filari alle pendici dell’Etna della griffe del vino siciliano Planeta, grazie all’installazione del collettivo di artisti di Claire Fontaine, che ha scelto uno degli edifici della tenuta di Sciaranuova, affacciato sulla valle dell’Alcantara ed i suoi vigneti, dove ha riprodotto in lettere luminose al neon la frase del grande scrittore siciliano dedicata al fisico: “si divertiva a versar per terra e disperdere l’acqua della scienza sotto gli occhi di coloro che ne erano assetati”. L’opera, comparsa a Passopisciaro sull’Etna per “Viaggio in Sicilia”, il progetto di Planeta - Cultura per il Territorio, giunto all’ottava edizione e curato da Valentina Bruschi, è lunga 20 metri, si chiama proprio “Ettore Majorana”, il fisico scomparso nel 1938 che amava trascorrere le sue estati da ragazzo nelle proprietà di famiglia, vicino Sciaranuova. Il materiale scelto da Claire Fontaine per l’opera appartiene alla tradizione dell’arte concettuale, ed è caratteristico della sua ricerca artistica basata sulla citazione: la luce e la scrittura consentono “l’illuminazione”, la prima fisicamente e la seconda in un’accezione estetica e teorica.
Ponendosi “in un rapporto poetico con il paesaggio verde e fertile e usando la metafora de “l’acqua della scienza”, l’opera illumina l’azienda vinicola di una nuova luce e indica la sete come un nome altro del desiderio e della curiosità”. La frase si presta a molteplici letture e può anche essere compresa come una descrizione del modo in cui agisce l’arte concettuale in generale, e la pratica artistica di Claire Fontaine in particolare. Per l’artista le citazioni non sono un valore aggiunto ma una forma di disseminazione del sapere in luoghi e contesti spesso inaspettati. Ogni parola della frase di Sciascia “risuona” infatti con il contesto naturale e intellettuale della vigna di Sciaranuova: luogo di coltivazione e di cultura, di produzione vinicola e di messe in scena teatrali; il divertimento e la dispersione sono aspetti giocosi propri del libero gesto creativo, l’acqua della scienza è anche quella che irriga le vigne e ne trasmette i segreti perché diano buoni frutti, gli occhi di chi ne è assetato sono quelli dello spettatore che decifra delle parole blu, posate su una casa rosa nel mezzo di un paesaggio incantato, e si trova a riflettere sulla propria condizione di pensatore nel mezzo della campagna.
Come racconta Claire Fontaine, l’opera “fa riferimento a un passaggio del libro La scomparsa di Majorana nel quale Leonardo Sciascia traccia un ritratto metafisico dello scienziato. Majorana vi appare intento a mettere in scena il suo destino di genio ma anche a volersene sottrarre. Di lui è stato scritto che era tutt’uno con la natura come un’ape o una pianta, ma che poteva anche sfuggirle, che aveva ”un margine, una linea di fuga possibile”. Tuttavia questa fuga al suo destino è qualcosa che fa di lui un essere spettrale anche prima della sua scomparsa, una persona strana: uno straniero. La mancanza di rispetto per l’autorità che esercitava sugli altri grazie al suo sapere si manifestava spesso con atteggiamenti irriverenti che turbavano”. Il progetto Viaggio in Sicilia #8, è accompagnato da un catalogo bilingue, italiano e inglese, con un’ampia selezione iconografica e i testi di Valentina Bruschi, Donatien Grau - critico d’arte e consigliere della Presidenza dei musei d’Orsay e de l’Orangerie - Vito Planeta e le interviste a Claire Fontaine e alla fotografa del viaggio, Roselena Ramistella.
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