
Il 9 luglio si avvicina, ovvero la data di scadenza della sospensione dei dazi che poi entrerebbero in vigore al 50%, con il Presidente Usa Donald Trump che ha detto, a “Fox News”, nelle scorse ore, come non dovrebbe servire la proroga (“potrei farlo, ma non credo ci sia bisogno di questo”), aggiungendo, però, che “stiamo inviando lettere” ai circa 200 Paesi colpiti dalle misure e, quindi, che “abbiamo fatto un accordo sui dazi con la Cina e con la Gran Bretagna, stiamo lavorando ad intese con tutti gli altri”. E anche l’agroalimentare italiano, uno dei settori di punta del “made in Italy”, continua ad assistere interessato all’evoluzione delle decisioni in arrivo dagli Usa, considerata anche la frenata che si è verificata negli ultimi mesi proprio a causa dei dazi.
Ma raggiungere i 9 miliardi di euro di esportazioni agroalimentari negli Stati Uniti è l’obiettivo possibile, secondo Coldiretti e Filiera Italia, “anche se pesano i dazi e il dollaro debole”. Come spiega una nota, il primo mese di applicazione dei dazi Usa ha drasticamente ridotto la crescita delle esportazioni di cibo made in Italy negli States, crollata al +1,3% dal +28,7% dell’anno precedente. Un campanello d’allarme da tenere in considerazione rispetto alle trattative in corso tra Unione Europea e Stati Uniti. Ad affermarlo è un’analisi Coldiretti su dati Istat diffusa nel Fancy Food a New York, una delle più importanti fiere di settore al mondo, di scena fino a domani, 1 luglio. E che l’Italia sta vivendo da protagonista, a partire dall’incontro di ieri su “L’eccellenza del modello alimentare italiano” organizzato da Coldiretti e Filiera Italia al Padiglione Italia, con la presenza di Vincenzo Gesmundo, segretario generale Coldiretti, Ettore Prandini, presidente Coldiretti, Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, Luigi Scordamaglia, ad Filiera Italia, Matteo Zoppas, presidente Ice, l’ambasciatore Maurizio Massari, Rappresentante permanente d’Italia alle Nazioni Unite a New York, Michele Candotti, Chief of staff and Director of the Executive office of the United Nations Development Prowgram (Undp), e Jacopo Morrone, presidente Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari. Significativa la rappresentanza italiana con “oltre 300 imprese presenti - ha detto il Ministro Francesco Lollobrigida - con il Padiglione internazionale più numeroso. Un segnale forte: siamo una superpotenza agroalimentare, capace di fare squadra tra istituzioni, imprese e associazioni. La nostra ricchezza più grande sono gli imprenditori qui presenti, con le loro storie, il loro coraggio e la qualità che portano nel mondo. Noi saremo sempre al loro fianco, per aprire nuove strade, rafforzare la presenza nei mercati strategici come quello americano e costruire valore insieme. Un grazie sentito all’Ice, al presidente Matteo Zoppas e al Console d’Italia a New York Fabrizio Di Michele per il grande lavoro e la costante presenza al fianco delle nostre imprese”.
Tornando al peso dei dazi sull’agroalimentare italiano, da aprile, quando sono entrate in vigore le tariffe aggiuntive sulle merci di importazione europee volute dal Presidente Donald Trump (prima al 20%, dal 2 all’8 del mese e poi dimezzati al 10%), la crescita delle esportazioni agroalimentari negli Stati Uniti è drasticamente diminuita sullo stesso mese dell’anno precedente. Ma il confronto è negativo anche sul primo trimestre del 2025, dove si è avuto un incremento dell’11%, perfettamente in linea con l’andamento medio decennale. Per un bilancio più chiaro si dovranno, comunque, aspettare i dati di maggio e giugno, quando l’effetto “scorte” sarà sicuramente finito.
Dopo la corsa di fine 2024 a fare incetta di cibo italiano nell’attesa di capire quali sarebbero state le mosse di Trump, il 2025 si è aperto, infatti, ancora con il segno positivo anche se col passare delle settimane ha iniziato a prevalere l’incertezza. I primi segnali negativi sono arrivati dal vino. Secondo l’analisi Coldiretti su dati Eurostat, ad aprile si è registrato un calo in valore del 9%, a fronte di un +18,1% dell’aprile 2024. Le vendite di formaggi restano, invece, con il segno positivo nello stesso mese (+7%), ma lontano dal +24,5% registrato ad aprile 2024. Per l’olio d’oliva si passa dal +75% d’aprile 2024 (legato all’aumento dei prezzi) al -17% attuale. Ma i dazi impattano anche cui consumatori americani, con l’aumento dell’inflazione che ne erode il potere d’acquisto, con l’indebolimento del dollaro. Se il dazio al 10% dovesse rimanere, ciò comporterebbe un aggravio di spesa per i cittadini statunitensi di quasi 800 milioni di euro, che si tradurrebbe inevitabilmente in ricadute anche sulle aziende italiane, vista la richiesta di “sconti” da parte degli importatori riscontrata nelle scorse settimane. La diminuzione dei consumi si traduce inevitabilmente in prodotto invenduto per le imprese tricolori, costrette a dover cercare nuovi mercati.
Il tutto senza dimenticare il pericolo falsi. Gli Usa, dice ancora Coldiretti, “si piazzano in testa alla classifica dei maggiori taroccatori con una produzione di Italian Sounding che ha superato i 40 miliardi in valore e che vede come prodotto di punta i formaggi. Un fenomeno che potrebbe trovare una ulteriore spinta dall’eventuale imposizione di dazi sull’agroalimentare made in Italy. L’aumento dei prezzi degli “originali” potrebbe portare i consumatori americani a indirizzarsi su altri beni più a buon mercato, proprio a partire dai cosiddetti italian fake”.
Per il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, “è importante che l’Ue trovi una soluzione diplomatica condivisa per evitare i danni causati dalle guerre commerciali, ma è ugualmente essenziale che all’interno dell’Unione si apra un confronto su temi che fanno altrettanti danni alle nostre imprese, a partire dalla burocrazia. Un vero e proprio costo occulto che appesantisce la vita e i bilanci delle aziende italiane. E serve anche che si eliminino una volta per tutte tutti quei “dazi” interni che non permettono in molti casi una competizione leale all’interno delle stesse imprese Ue”. Vincenzo Gesmundo, segretario generale Coldiretti, ha aggiunto come “i dazi Usa rischiano di avere un peso rilevante per l’economia nazionale, poiché parliamo di un mercato straordinariamente importante per il nostro Paese. A pagarne le conseguenze potrebbero essere tutti i cittadini italiani, non solo le imprese che operano sul mercato statunitense. Un aspetto di cui ogni trattativa dovrà tener conto, anche se resta chiaro che non saremo disposti in alcun modo a tollerare compromessi al ribasso rispetto alla tutela delle nostre aziende così come della salute dei consumatori”. Per Luigi Scordamaglia, ad Filiera Italia, “l’evento di oggi (ieri, ndr) è finalizzato anche a contrastare la riduzione in atto delle nostre esportazioni su quel mercato evidenziando come il cittadino americano sia sempre più interessato al nostro modello alimentare, alla nostra dieta equilibrata in quanto vero toccasana contro le malattie non trasmissibili legate soprattutto consumo di alimenti ultraprocessati ed ultraformulati lontanissimi dal nostro modello alimentare e che l’Onu ha messo quest’anno al centro della sua strategia”.
Secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, i dazi imposti durante la prima presidenza Trump su una serie di prodotti agroalimentari italiani avevano portato a una diminuzione del valore delle esportazioni (confronto annuale tra 2019 e 2020) che è andata dal -15% per la frutta al -28% per le carni e i prodotti ittici lavorati, passando per il -19% dei formaggi e delle confetture e il -20% dei liquori. Ma anche il vino, seppur non inizialmente colpito dalle misure, aveva fatto segnare una battuta d’arresto del 6%. “Ma che il feeling tra i cittadini statunitensi e il food tricolore sia ben solido lo dimostra il dato sul valore del turismo del cibo da parte dei cittadini americani in Italia, che è pari a 2,3 miliardi, con le specialità enogastronomiche del Belpaese che rappresentano la prima motivazione della scelta della vacanza nello Stivale, precedendo arte, storia e bellezze naturali”, afferma ancora Coldiretti. Un successo trainato anche dalla crescita delle esportazioni di prodotti agroalimentari made in Italy negli States, a partire da quelli più noti a denominazione di origine, secondo una stima Coldiretti, sulla base di dati Bankitalia, diffusa nell’incontro su “Indicazioni geografiche italiane: una garanzia di qualità per il consumatore Usa”, ancora al Summer Fancy Food di New York, al Padiglione Italia. Nel 2024 gli americani che hanno scelto l’Italia come meta sono stati oltre 4 milioni, pari al 5% dei visitatori totali, ma se si considera l’impatto economico, l’incidenza sulle entrate complessive sale al 12%. I turisti statunitensi frequentano, oltre alle città d’arte, le cantine, i birrifici agricoli, fanno corsi di cucina, degustazioni e visite guidate, prediligendo soprattutto quelle forme di turismo esperienziale come l’enoturismo, il birraturismo, l’oleoturismo. Una risorsa importante anche per gli agriturismi nazionali, considerato che in molte regioni la presenze degli stranieri sul totale arriva a rappresentare fino al 60%. E proprio i vacanzieri a stelle e strisce sono quelli con la maggiore disponibilità di spesa. Secondo un’analisi di Terranostra Campagna Amica, lo scorso anno hanno dormito in una struttura agrituristica ben 135.000 americani con oltre mezzo milione di pernottamenti.
Proprio per rafforzare e sostenere l’incontro tra i cittadini Usa ed il cibo italiano in occasione del Summer Fancy Food è stato sottoscritto l’accordo tra Coldiretti e “I love italian food”, finalizzato a promuovere progetti di valorizzazione dell’agroalimentare autentico nei mercati esteri. In occasione dei Campionati Mondiali di Calcio 2026 (a proposito dello sport più famoso al mondo, ad inaugurare il Padiglione Italia alla Fancy Food di New York c’era Roberto Baggio, leggenda del calcio italiano e mondiale, ndr), la storica sede della Columbus Citizens Foundation, nel cuore dell’Upper East Side di New York, diventerà la “House of made in Italy”, teatro di un articolato programma di iniziative culturali, formative e istituzionali. Una vera e propria casa italiana e, quindi, uno spazio aperto, accogliente e identitario, animato da storie, eccellenze produttive, persone e territori.
E quanto sia iconico il cibo italiano lo si può vedere anche a Times Square, cuore di New York, dove è stato proiettato sul videowall principale, il maxischermo più iconico del mondo, una campagna promozionale che celebra la candidatura della cucina italiana a Patrimonio dell’Umanità Unesco. Times Square è stata illuminata da un inedito video che ha promosso le nostre eccellenze agroalimentari, il fascino unico dell’Italia e l’amicizia tra Italia e Usa. Tre i messaggi su cui si focalizza il video: la cucina italiana candidata Unesco; la promozione delle nostre eccellenze agroalimentari con la considerazione che alla base della cucina italiana ci sono i prodotti legati al nostro territorio; l’amicizia tra gli Stati Uniti e l’Italia sublimata dalla frase “We feel good together”, un messaggio distensivo in questo momento di trattative tra Usa e Ue. “Usa e Italia - ha detto il Ministro Francesco Lollobrigida - sono alleati sui valori e sui principi della democrazia. Stiamo bene sul piano internazionale, ma anche sul piano del benessere dei nostri cittadini e questo viene garantito da un rapporto commerciale sereno che deve far comprendere ai cittadini che la scelta della democrazia è quella corretta che garantisce prosperità ai nostri popoli. In un momento complesso come quello che viviamo il rischio di vedere Paesi autocratici funzionare in maniera più spedita può creare la tentazione di guardare a quegli esempi come virtuosi ed è un pericolo. Per questo dobbiamo fare ogni sforzo per restare insieme anche nei momenti difficili”.
E nella cornice del Gotham Hall, Agenzia Ice ha organizzato una cena di gala a margine del Summer Fancy Food Show a supporto della candidatura della cucina italiana con il presidente Ice Matteo Zoppas e il Ministro Lollobrigida. La cena è stata curata dallo chef Giancarlo Perbellini, 3 stelle Michelin al Ristorante 12 Apostoli di Verona, con la collaborazione del pastry chef Sal de Riso con la sua rinomata pasticceria. “La cucina italiana è uno dei più grandi tesori della nostra nazione, non solo per i sapori, ma per i suoi valori, i principi, le emozioni, l’etica, l’istruzione, il suo patrimonio immateriale - ha sottolineato Zoppas - la candidatura della cucina italiana all’Unesco porta un chiaro significato dare voce a questi aspetti intangibili della nostra cucina. La cucina italiana è squisita, e vincerà di nuovo”.
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