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SEGNALI NEGATIVI

Export, parte in frenata il 2021 del made in Italy: -5% nel mondo, crolli in Usa e Regno Unito

I dati Istat (gennaio 2021), analizzati dalla Cia-Agricoltori. In un raffronto con un gennaio 2020, però, ancora “libero” dalla pandemia
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Export, parte in frenata il 2021 del made in Italy: -5% nel mondo, crolli in Usa e Uk

Che la botta più forte della pandemia sarebbe arrivata soltanto adesso, nonostante già grandi difficoltà, lo hanno detto in tanti, ed a più riprese. E se la chiusura di 2020 era stata salutata con un parziale sospiro di sollievo dovuto al record delle esportazioni agroalimentari (46,1 miliardi di euro, +1,9% sul 2019, dati Istat), come era lecito aspettarsi, i dati di inizio 2021 sono una doccia gelata. Con le esportazioni di cibo e bevande italiane che segnano un -5% a gennaio 2021 (sullo stesso mese 2020), come sottolinea la Cia-Agricoltori Italiani. Va detto che il dato è raffrontato con un 2020 quando la pandemia era ancora solo un'epidemia di Covid-19 circoscritta alla Cina, e che la crescita delle esportazioni di inizio 2020 è stata trainata dalle performance eccezionali del vino italiano anche per una corsa alle scorte tanto in Usa, per la paura dei dazi, che, nel Regno Unito, per anticipare gli effetti nefasti (che oggi si vedono) della Brexit. Ma in ogni caso un segnale decisamente negativo, che non può non destare un forte allarme. In forte calo, sottolinea la Cia/Agricoltori Italiani, sono tutti i principali mercati di sbocco, dal Regno Unito (-27,8%) agli Stati Uniti (-17,4%), dalla Francia (-10,5%) alla Germania (-1,5%). Fa eccezione solo il Giappone, dove le vendite di prodotti agroalimentari nazionali segnano +7,7% nel primo mese dell’anno.

Per ora - osserva l’Ufficio Studi Cia/Agricoltori Italiani - la riduzione delle importazioni nello stesso arco temporale si traduce comunque in un surplus della bilancia agroalimentare che, in termini assoluti, vale 139 milioni di euro e consente all’Italia di confermarsi a gennaio esportatore netto di cibo e bevande. È chiaro, però, che diventa sempre più importante dare risposte nuove alle imprese del settore che combattono tuttora con la situazione pandemica.

“Per preservare e rilanciare il Made in Italy agroalimentare sui mercati europei e internazionali - sottolinea il presidente Dino Scanavino - sicuramente serve un grande piano nazionale di promozione, strategie innovative sempre più focalizzate sui canali digitali, ma soprattutto, in questa fase di crisi globale, è sempre più urgente favorire tra Paesi accordi commerciali multilaterali e bilaterali”. A cominciare dagli Stati Uniti.

Gli Usa infatti - ricordano gli Agricoltori Cia - continuano a rappresentare un mercato assolutamente strategico per l’export di cibo e bevande tricolori, con un valore complessivo di 4,9 miliardi nel 2020 (+5%). Nonostante il calo di gennaio, oggi ben l’11% dei prodotti agroalimentari made in Italy finisce sulle tavole dei consumatori americani, con una crescita delle esportazioni che ha segnato nell’ultimo decennio quota +118%, guidata dall’ortofrutta trasformata (+143%), pasta e simili (+82%) e vino (+77%).
“È chiaro, quindi, che la sospensione dei dazi Usa-Ue, relativi al contenzioso Airbus-Boeing, ora è di estrema importanza e permette - evidenzia il presidente Scanavino - alle nostre aziende di tirare un sospiro di sollievo in un momento difficile . Per la Cia, però, questo ritorno al dialogo e al multilateralismo deve essere l’occasione non solo per sorpassare del tutto l’incubo dazi doganali, ma per riallacciare anche politiche di commercio bilaterali più strutturate e consolidate, come si stava facendo in passato con il negoziato sul Ttip, il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, sulla scia degli accordi di libero scambio già entrati in vigore, ossia il Ceta tra Ue e Canada e il Jefta tra Ue e Giappone”.

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