Un anno reso complesso dal Covid-19 per le persone, per la società, e per l’economia. Soprattutto, un impatto molto rilevante per i prodotti che fanno parte della tradizione italiana, vino, amari e liquori in particolare. I consumi fuori casa, in considerazione del lungo periodo di lock-down degli esercizi pubblici, sono i più danneggiati. Ecco il 2020, annus horribilis del vino e degli spiriti italiani che, secondo le previsioni di Federvini, si chiuderà con una perdita, a valore, del 29% dei consumi fuori casa di vino e del 34% di spiriti e amari. A delineare la previsione a valore dell’andamento complessivo dell’anno in corso, è la società di analisi TradeLab: si tratta di stime basate su dati attuali a fine di ogni mese, proiettate per i mesi rimanenti dell’anno attraverso il modello dello “scenario planning”. L’ultima rilevazione, purtroppo poco lusinghiera, si riferisce a fine giugno, ma potrà subire delle variazioni nei prossimi mesi in relazione a eventuali mutamenti di contesto. Per quanto riguarda il vino, si tratta di una riduzione significativa, ma comunque inferiore, rispetto alla stima realizzata per il mercato del fuori casa complessivo: -33% per tutto il food & beverage. Il risultato è il frutto dell’analisi di una sommatoria di canali e di tipologie di consumatori differenti, che in modo diverso influenzano la domanda.
Per il comparto della ristorazione, tra i più attivi tradizionalmente nell’erogazione del prodotto vino nel mercato dei consumi fuori casa, si ipotizzano risultati migliori rispetto ad altri canali, soprattutto per i locali di fascia medio alta, che contribuiscono per il 40% al valore totale del venduto, con un impatto previsionale del -26%. I ristoranti di fascia alta - generalmente frequentati per la cena - stanno reagendo un po’ meglio (-25%) rispetto a quelli di fasce inferiori, abitualmente dedicati al pranzo (-30%) e penalizzati dalla diffusione dello smart working, specialmente nelle grandi città. Punto di debolezza decisivo è rappresentato dalla evidente riduzione del turismo proveniente dall’estero. In questo, caso l’impatto sui consumi è pari al -63%. Questa voce è tra quelle che potrà subire nei prossimi mesi le variazioni più significative, in meglio o in peggio, proprio a causa dell’evoluzione globale della pandemia e delle eventuali restrizioni negli spostamenti.
Così, la variazione delle vendite del vino a valore, nel 2020, avrà un andamento a “V”: ad aprile si è registrato il picco negativo (-90%) con una inversione di tendenza da giugno per chiudere a dicembre a -6%. “Gli impatti sul settore sono molto rilevanti”, commenta Sandro Boscaini, Presidente di Federvini. “Le imprese sono già in difficoltà per la carenza generale di liquidità, per la pesantezza degli stock e vanno supportate con azioni puntuali ed energiche: la detassazione degli utili realizzati grazie all’export potrebbe ridare un po’ di ossigeno e al circolante e agli investimenti”.
La situazione del comparto spiriti è, se possibile, ancora più negativa. Si ipotizza una chiusura del 2020 pari al -34%. Purtroppo, un record tutt’altro che positivo all’interno del mondo del “fuori casa” a causa essenzialmente delle norme riguardanti il distanziamento sociale. L’impatto maggiore si registra nel contesto dei locali serali e notturni, nei quali si concentra la gran parte delle vendite: discoteche e bar serali realizzano, infatti, il 33% dei consumi totali. Quest’anno si prevede un vero e proprio crollo, pari al -63% (discoteche) e -31% (bar serali), con gli ultimi che stanno reagendo meglio grazie a particolari occasioni di consumo quali gli aperitivi, che forniscono peraltro un po’ di ossigeno supplementare anche al comparto vini e spumanti. Pure in questo caso, l’evoluzione della pandemia e le conseguenti misure saranno determinanti in positivo o in negativo. L’andamento del settore spiriti è simile a quello registrato per i vini, seppur con maggior flessione: un picco negativo del -97% in pieno lock-down e una risalita decisamente lenta che culmina a fine 2020 con una stima di contrazione tra il -20 % e il -15%.
“Il settore dei vini e degli spiriti è fortemente provato - riprende Boscaini - l’Ho.Re.Ca rappresenta il principale canale di vendita in particolare dei prodotti di fascia più alta e il blocco dei flussi turistici ha ulteriormente aggravato lo scenario. Le aziende hanno bisogno di un forte supporto da parte dello Stato in termini di sburocratizzazione e di rilancio. Inoltre, sono indispensabili azioni mirate a sostenere il settore attraverso una campagna di promozione in grande stile, dedicata alle nostre eccellenze che sono trainanti per l’export agro-alimentare, in modo da presidiare la distribuzione all’estero faticosamente acquisita negli anni ed incentivare una capillare presenza italiana nel mondo. Il nostro comparto - conclude il presidente Federvini - sta andando verso un progressivo assottigliamento di tutti gli incrementi di vendita all’estero, registrati negli ultimi cinque anni”.
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