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FEDERVINI: “LA LINEA DELLA TOLLERANZA ZERO PER I GIOVANI NEOPATENTATI NON BASTA. OCCORRE MAGGIORE IMPEGNO PER PREVENZIONE E FORMAZIONE”

“Fissare il tasso alcolemico a 0,5 è una soluzione giusta per gli automobilisti che hanno un’adeguata maturità di guida. Al contrario, pur comprendendo e condividendo l’obiettivo e il messaggio che i Senatori hanno voluto indirizzare ai giovani, la linea della tolleranza zero costituisce solo una parte della più ampia e organica azione di prevenzione affidata alle Istituzioni e a tutti i soggetti, pubblici e privati, coinvolti”: è il commento di Federvini, la federazione italiana industriali produttori importatori ed esportatori di vini acquaviti liquori sciroppi ed affini, sulle novità del nuovo codice della strada approvato dalla Commissione Lavori pubblici del Senato con le restrizioni sul consumo di bevande alcoliche.

“Per ora, invece, - prosegue il presidente della Federazione, Lamberto Vallarino Gancia - il momento del “divieto” e della sanzione, non sembra essere accompagnato, e bilanciato con eguale intensità, da quello formativo, in una prospettiva di responsabilizzazione e assunzione di consapevolezza. che a nostro avviso rappresenta la forma più affidabile di prevenzione. è dimostrato - prosegue Vallarino Gancia - che un consumo responsabile non è assolutamente incompatibile con la guida e il proibizionismo non è mai stata la scelta corretta. Lo dimostra la storia ma anche i fatti di oggi, che la battaglia all’abuso deve essere condotta sul piano culturale, cominciando dalla scuola e passando per le attività di formazione e informazione”.

Sul divieto posto agli autotrasportatori il presidente Gancia ha dichiara che “la Commissione vuole inserire un elemento di ulteriore sicurezza nelle attività lavorative e di sicurezza nei rapporti professionali: una misura forte ma legittima”.

Per quel che riguarda infine il divieto di vendita negli autogrill dalle ore 22 alle ore 6 e negli esercizi autorizzati dalle ore 2 di notte, Vallarino Gancia non cambia il suo giudizio contro le misure proibizionistiche. “In un paese come l’Italia, preso d’esempio come modello di consumo dal resto d’Europa, ci limitiamo ad attuare le stesse misure che proprio in quei Paesi non hanno portato ad alcun risultato. Questo deve fare riflettere”.

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