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VINO ITALIANO

Felicità in vigna, preoccupazione sui mercati: la vendemmia 2020 per i piccoli produttori d’Italia

Lo stato d’animo di tante cantine del Belpaese nelle parole di Matilde Poggi, presidente Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi)
FIVI, MATILDE POGGI, VENDEMMIA, vino, Italia
Matilde Poggi, alla guida della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti

Con i mercati che ancora subiscono gli effetti della pandemia di Coronavirus, che anche se a ritmi meno frenetici continua la sua diffusione nel mondo, e le ancora tante difficoltà del canale Horeca, tra la stagione turistica giunta quasi al termine, e l’arrivo dell’autunno, che inevitabilmente ridurrà i posti nei ristoranti, che fin’ora hanno potuto sfruttare gli spazi esterni, il mondo del vino italiano non è certo nella sua stagione migliore. Almeno guardando ai mercati. Perchè dalla vigna, tutto sommato, arrivano sensazioni positive per una vendemmia, la 2020, che sta entrando nel vivo in tanti territori d’Italia, in un momento topico per la vita di tutte le cantine del Belpaese. Comprese le tante realtà piccole e piccolissime, la maggior parte del tessuto produttivo del vino italiano. Il cui stato d’animo è sintetizzato, a WineNews, da Matilde Poggi, guida della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi). “I mercati “tradizionali”, che ci hanno sempre dato grandi soddisfazioni, come gli Usa, adesso a causa della pandemia sono in forte difficoltà”. Un dato di fatto, acclarato, come lo è il duro colpo subito, a livello nazionale, da un turismo fortemente penalizzato, anche in cantina. “A mancare - spiega la Poggi - sono soprattutto gli enoturisti, che per noi sono sempre una fetta molto importante del bilancio, da quello che riusciamo a vendere direttamente in cantina. Anche perché noi siamo, per la maggior parte, piccole aziende, non abbiamo distribuzione mondiale, a volte non abbiamo nemmeno distribuzione in tutti i principali Paesi europei, e facciamo invece molto affidamento sul turista che viene, si fidelizza, e compra. Ma al momento, è tutto praticamente fermo: io ho un’azienda vicino al Lago di Garda, e devo dire che in agosto abbiamo lavorato bene, c’è stato un bel turismo, e quindi, non con i numeri degli altri anni, ma abbiamo lavorato. In altre zone invece mi dicono che i turisti devono ancora arrivare”.

Ma, se dai mercati il futuro sembra tutto in salita, qualche soddisfazione arriva: questo è, per vignaioli del Belpaese, il momento di tenere i piedi ben saldi per terra, quella della vigna. La vendemmia, infatti, in tanti territori dello Stivale è già iniziata, dai bianchi alle varietà più precoci, e in tanti altri ci si prepara alla raccolta. “Siamo sempre gioiosi in questa fase - racconta la Poggi - perché per noi la vendemmia è un po’ il compimento di tutto ciò che è stato fatto nell’anno. Ho parlato già con molti vignaioli, da diversi territori d’Italia che hanno già cominciato la vendemmia, e devo dire che le uve sono molto belle, sembrano anche equilibrate. Come quantità alcune zone sono abbondanti, altre sono invece scarse: in alcuni casi, mi dicono, stanno raccogliendo la metà rispetto alle quantità dell’anno scorso. Noto - continua - che in alcuni vigneti c’è ancora un po’ di difformità: sembrava ci stessimo avvicinando velocemente al momento della vendemmia, e invece adesso che si comincia a toccare con mano, ci si accorge che certe zone sono ancora un po’ indietro, con difformità anche nello stesso vigneto. Per cui credo che alla fine, nonostante i temporali che ci sono stati in questi ultimi giorni, che hanno abbassato le temperature soprattutto notturne, la raccolta sarà un po’ ritardata rispetto a quello che invece ci si immaginava”.
Insomma, questo è un momento difficile e di grande preoccupazione per il mondo del vino, anche se “per fortuna abbiamo appena avuto la notizia che Trump e l’amministrazione Usa hanno deciso di non includere il vino italiano nei dazi, che era un’altra spada di Damocle”, con misure arrivate dal Governo che, almeno secondo la Fivi, non sono state del tutto sufficienti, o adatte, come la diminuzione delle rese, “di cui sono a conoscenza che alcuni vignaioli di alcuni territori hanno approfittato, mentre altri territori l’hanno un po’ snobbata”, o la distillazione, che “non è stata interessante, ma l’avevamo detto da subito, perché i premi erano troppo bassi. Mentre a livello europeo, per molti vignaioli indipendenti francesi e sloveni, per esempio, è stata una misura ben accolta: ma si trattava assolutamente di altre cifre. Noi avremmo voluto tanto, invece, che fosse avviato lo stoccaggio privato, ma ad oggi le regioni non l’hanno preso in considerazione, se non le Marche, con un budget anche abbastanza limitato. Però questa è una misura che ai vignaioli sarebbe piaciuta molto”, ci sono anche state iniziative che, “con una giusta applicazione, ed i necessari controlli, possono essere interessanti”, come il bonus ristorazione, che, in attesa del decreto attuativo, ha messo a disposizione 600 milioni di euro per aiutare i ristoranti a comprare prodotti Dop e Igp made in Italy. Una misura positiva ma che, forse, arriva con un po’ di ritardo... “Tra le misure che avevamo proposto in lockdown - ricorda la Poggi - c’era quella di sostenere la ristorazione, o con un’Iva agevolata per l’acquisto di vino italiano, o comunque con qualche forma di agevolazione fiscale, perché assolutamente è un settore che per noi è importante, e sta soffrendo tantissimo. Bene, quindi, il bonus ristorazione, ma ricordiamoci che ci stiamo avvicinando all’autunno, dove tanti plateatici non potranno più essere utilizzati, e con le misure di distanziamento i numeri che si potranno fare nei ristoranti saranno ancora inferiori rispetto a quelli di oggi”.

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