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FINE ANNO ALL’INSEGNA DELLE “BOLLICINE” … AL BOTTO NON SI RINUNCIA! GIAMPIETRO COMOLLI, A CAPO DELL’OSSERVATORIO DEL FORUM DEGLI SPUMANTI D’ITALIA: “SALTERANNO 80 MILIONI DI TAPPI, 7 MILIONI STRANIERI PER UN VALORE DI 600 MILIONI DI EURO

120 milioni di bottiglie di bollicine e spesi 850 milioni di euro nelle feste. In Italia cala Champagne, cresce il Cava spagnolo come regalistica. L’estero brinda italiano: crescono valore (+29%) e quantità (+11%) a 1,6 miliardi di euro il fatturato e 163 milioni di bottiglie (+ 10%). L’Asti è leader nell’export con 60 milioni di bottiglie. Ridotto il divario export con la Francia. Nel 2008 sfiorate le 150 milioni di bottiglie (+8% sul 2007), 100 milioni di solo Prosecco Spumante. In crescita le bottiglie di spumanti regalate a Natale (+7%) seppur calano i cesti. Franciacorta e Trento leader nei ristoranti, in enoteca e per i regali. Al primo posto il Prosecco Conegliano Valdobbiadene per i botti domestici. L’Asti si conferma il re incontrastato con Panettone e nei cenoni fuori casa di fine anno. La grande distribuzione ha venduto 6 bottiglie su 10. I più richiesti: aperitivi di bollicine al bar (+10% in quantità e +18% in valore). La mescita a calici è incrementata del 25% in horeca. Il 72% del consumo nazionale è concentrato dal 10 dicembre al 6 gennaio (era l’84% nel 1980). L’ultimo dell’anno - stando ai dati dell’Osservatorio dei Consumi Nazionali Spumanti & Bollicine del Forum - salteranno 80 milioni di tappi, circa 7 milioni stranieri per un valore di 600 milioni di euro.

Giampietro Comolli, patron del Forum degli Spumanti d’Italia spiega che “per la prima volta, l’export supera il consumo nazionale. L’Europa assorbe il 74% del totale esportato. L’Italia è il terzo produttore al mondo, con 310 milioni di bottiglie nel 2008. Boom nel mondo perchè è un bere moderno, giovane, misurato, meno alcolico. Le etichette “parlanti” favoriscono i consumi. La mission del Forum degli Spumanti d’Italia è spingere per un consumo consapevole e nazionale: de-abbinare e de-stagionalizzare i consumi. E’ necessario fare cultura al consumo. Le bollicine sono vini normali”.

Il prezzo è al primo posto nelle scelte al ristorante, cala al secondo posto negli acquisti per regali in enoteca e gastronomie; il prezzo è all’ultimo posto nella mescita a calice. Nei wine-bar e enoteche cresce il consumo fra 4-6 euro al calice, cala per quelli a 2-4 euro. Alle feste vince ancora lo spumante dolce (Asti), al ristorante testa-testa fra i metodo classico (Franciacorta e Trento in testa) e i metodo charmat (in primis Valdobbiadene-Conegliano). Fra i giovani le bollicine come aperitivo hanno soppiantato i cocktails; al bar la mescita punta sugli extrabrut-brut e sugli extradry.

Le grandi richieste dai mercati mondiali emergenti Russia e Brasile, ma anche Georgia, Lettonia, Estonia, Israele. Lo spumante italiano piace perché è fresco, moderno, non eccessivamente alcolico, fruttato e con un prezzo giusto. Dall’analisi svolta il consumo è sempre meno imposto dalle guide che segnano un fortissimo calo di interesse. Destagionalizzare è il traino dei consumi. Cresce di più il fatturato rispetto ai volumi. “Segno - commenta ancora Comolli - che il mercato mondiale riconosce agli spumanti italiani un valore più alto del passato, si acquisiscono mercati nuovi per innamoramento dei consumatori, si diventa competitor di prodotti anche più blasonati perché oggi il mercato mondiale sta comprimendo i prezzi verso il basso. Certi prodotti hanno “marciato” sui prezzi e sulle speculazioni mediatiche. Le bollicine italiane funzionano perché non hanno “illuso”. La qualità riconosciuta e la competitività del prezzo rispondono alla domanda attuale. Difendiamo il prodotto italiano, puntiamo su un unitario messaggio verso i mercati nuovi ed emergenti”.

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