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PREVISIONI

Fine wines, il segmento è solido, e guardando al 2023 regna l’ottimismo. Fiducia all’Italia

Dal 2022 Global Fine Wine Report il punto di vista di 943 protagonisti del mercato: il 26% consiglia di puntare sulle produzioni di Toscana e Piemonte
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Il mercato dei fine wine

Guardando al futuro del mercato dei fine wines, prevalgono ottimismo e fiducia. Almeno dai giudizi dei 943 protagonisti ed esperti del mondo dei fine wines (Master of Wine, Master Sommeliers e non solo) su cui poggiano le conclusioni del “2022 Global Fine Wine Report”, firmato dalla società di ricerca del settore vinicolo Liquid Icons, anima dei “The Golden Vines Award” 2022, assegnati ieri a Firenze (qui i vincitori) nella cerimonia di gala che ha ospitato l’asta e la charity dinner in favore della Gerard Basset Foundation, l’ente benefico fondato dalla famiglia e dai colleghi del Master Sommelier, Master of Wine e Miglior Sommelier d’Europa e del mondo scomparso nel 2019. Tornando al report, alla domanda su quale sia il sentimento rispetto alle performance del mercato dei fine wines nel 2023, il 60% ha risposto “positivo”, ed il 30% “molto positivo”, mentre il 6% si è detto “né positivo, né negativo”, e solo il 4% ha dato un giudizio “negativo”.

I principali elementi di forza, per il 90% degli esperti che predica ottimismo, sono più o meno gli stessi del 2021: la forza, nel complesso, del segmento dei vini pregiati; la domanda crescente di vini pregiati in tutto il mondo; l’aumento della qualità dei fine wine consumati nel mondo; i livelli crescenti degli investimenti sul mercato dei fine wines; la sempre maggiore conoscenze ed esperienza di chi beve vini pregiati; un livello di interesse senza precedenti per i vini pregiati, grazie al lavoro di una generazione nuova di produttori che utilizzano pratiche innovative. Ci sono poi altre motivazioni che spingono all’ottimismo, meno legate direttamente al settore dei fine wine, ma altrettanto importanti: la normalizzazione della situazione epidemiologica globale con le conseguenti ondate di ripresa economica nel mondo; gli effetti positivi nell’aumento delle pratiche dirette ai consumatori e nella digitalizzazione del settore vino. Tra gli elementi segnalati da chi ha dato outlook negativo al 2023 del mercato dei fine wines, invece, ci sono: la lentezze del recupero dell’economia dopo la pandemia di Covid-19; le condizioni sfavorevoli del contesto geopolitico e macroeconomico globale; gli effetti avversi del riscaldamento globale; la crescita dei prezzi dell’energia in tutto il mondo.

Tra le Regioni enoiche con il maggior potenziale per il 2023, al centro dell’attenzione c’è ancora la Francia, con il 43,2% dei professionisti che ha indicato territori francesi tra quelli con il potenziale maggiore sul mercato dei fine wines. A seguire, l’Italia, indicata dal 26,03% delle risposte come Paese da tenere sotto osservazione per il prossimo anno, mentre per il 9,41% qualcosa di sorprendente verrà fuori dagli Stati Uniti, e un altro 8,19% suggerisce di guardare con attenzione all’Australia, con un 6,31% da suddividere tra Spagna, Ungheria, Sudafrica, Portogallo, Grecia Germania e Inghilterra, e il restante 6,85% che indica altri Paesi in giro per il mondo. Tra i singoli territori i cui vini sembrano pronti a garantire grandi performance nel 2023, spicca su tutti lo Champagne (18,57%), grazie all’enorme interesse che si registra per le Cuvée più prestigiose, seguito a poca distanza da Borgogna (16,88%) e Piemonte (16,49%), più staccate Toscana (9,55%), California (9,41%) e Australia (8,19%). Il restante 20,91% va suddiviso tra Spagna, Tokaj, Sudafrica, Portogallo, Valle del Rodano, Grecia, Germania e Inghilterra.

L’altra faccia della medaglia che emerge dal “2022 Global Fine Wine Report”, infine, riguarda i Paesi ed i territori che rischiano il calo maggiore, sul mercato dei fine wines, nel 2023. Al primo posto c’è di nuovo la Francia, con il 44,51% dei rispondenti che hanno indicato come investimenti a rischio proprio quelli legati a certi territori dell’Esagono, seguita da Australia (22,69%) e Usa (15,86%), con appena il 12,06% che prevede un potenziale ribasso per i fine wine prodotti in Italia, ed il 4,88% che ha indicato un Paese diverso. Focalizzandoci sui singoli territori, le diverse Regioni del vino d’Australia sono percepite dal 22,69% degli esperti come quelle a maggior rischio ribasso sul mercato dei fine wines. In traiettoria discendente, per il 22,29% dei rispondenti, c’è quindi Bordeaux, ma timori di una pressione al ribasso sui prezzi rispetto al 2022 esistono anche per California (15,86%), Borgogna (14,33%), Champagne (7,89%), Toscana (7,27%) e Piemonte (4,8%). Il restante 4,88% è invece riconducibile ad altre Regioni del vino in giro per il mondo: Spagna, Sudafrica, Cile, Russia, Tokaj, Grecia, Portogallo, Germania, Libano, Nuova Zelanda, Ucraina, Valle del Rodano, Austria, Grecia e Argentina.

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