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FONTE “CORRIERE VINICOLO” (UNIONE ITALIANA VINI): I RISTORATORI DILAZIONANO SEMPRE PIÙ I PAGAMENTI VERSO I PRODUTTORI . E’ SOLO COLPA DELLA CRISI? I RISTORANTI CHE SALDANO ALLA SCADENZA SONO SOLO IL 19%, TENDENZA CHE STA INTERESSANDO ANCHE LA GDO

I ristoratori del Bel Paese sempre più “pigri” nei pagamenti verso i fornitori di vino (leggi i produttori) con i termini di liquidazione sempre più verso i 60 giorni e con soltanto il 19% del totale degli esercizi che saldano alla scadenza, il tasso peggiore in Europa. Una tendenza che sta progressivamente interessando anche la Grande Distribuzione tricolore, che ha totalizzato un ranking di 65 (la media europea va da un minimo di 50 ad un massimo di 70 punti). Un fenomeno, quello del ritardare sempre più fino all’insolvenza totale, che la crisi economica ha sicuramente amplificato, essendosi abbattuta come una scure proprio sul settore della ristorazione, ma che non basta a spiegare un “modus operandi” ormai diffuso che non è altro che quello sistematicamente adottato da un sottobosco di “furbi”, che della crisi stanno approfittando per accumulare fatture, pagate sistematicamente una volta ogni tanto, fino a prendere per sfinimento il fornitore.
E così accade, sempre più spesso, che un piccolo produttore di vino, il quale con i ristoranti fa gran parte del proprio business, si trova a fine mese stretto tra l’aspettare o fare causa. E in questo ultimo caso, per una fattura da qualche migliaio di euro, i tempi di attesa sono destinati a diventare biblici. Si finisce allora per restare per lo più immobili, anche perché l’atto di forza vuol dire il più delle volte la sospensione del rapporto di fornitura e l’automatica sostituzione in lista con un concorrente. E’ il quadro che emerge da un’indagine di Cribis D&B, società specializzata nello studio di questo fenomeno, che assume ormai i connotati di una vera e propria moda, di un modo di fare commercio: quelli che pagano sotto i 30 giorni ormai sono sempre meno, con tempi dilatati a 60, 90, 120 giorni dalla scadenza dei termini concordati.
E a guardare i dati il settore bar e ristoranti nel 2010 risulta quello con la percentuale più bassa di pagatori alla scadenza, appena il 18,5%, contro una media Italia del 38%. La maggior parte dei ristoranti paga con un ritardo sui termini compreso nei 30 giorni (il 70% circa), mentre da 30 a oltre 120 giorni c’è una quota del 12%, con quelli sopra 120 giorni allo 0,5%, il tasso più alto in assoluto (la media dei vari settori è 0,2%). In tutto questo, se consideriamo che per “scadenza” s’intende il momento pattuito con il fornitore, si può ben intuire che da quando la merce viene consegnata a quando si incassano i soldi, come minimo e se va bene passano il più delle volte dai due ai tre mesi.
E a confronto con i colleghi esteri, come se la cavano gli italiani? A eccezione di Paesi come Spagna e Portogallo, dove si radunano i peggiori pagatori (oltre i 120 giorni troviamo il 18 e il 15% del totale), nel nostro Paese il tasso dei pagatori regolari è il più basso in assoluto. Il 18,5% italiano impallidisce nei confronti del 31% della media europea, con Paesi virtuosissimi come Olanda (58% di puntuali), Svizzera (61%), Germania (42%). Tassi di puntualità altissimi anche in Canada (54%), Usa (38%) e a Hong Kong (il 36%).
Specchio di questi dati sono le diverse abitudini nella regolazione delle transazioni commerciali. Mentre agli estremi troviamo la Germania che continua a utilizzare termini di pagamento molto ristretti (0-30 giorni) e la Spagna che, invece, predilige scadenze ben più dilazionate nel tempo (90-120 giorni), l’Italia, insieme a Belgio, Francia e Regno Unito, si distingue per una propensione verso il pagamento compreso fra i 30 e i 60 giorni, mentre Olanda e Portogallo evidenziano un range di variazione più ampio (da 0 a 90 giorni).
Se la ristorazione vanta i peggiori ranking in assoluto a confronto con gli altri settori indagati: in una scala con vertice 1, la forchetta nei vari Paesi è 50-70 (in Italia si è a 63), non è da meno la Grande Distribuzione, almeno in Italia, dove super e ipermercati risultano i peggiori pagatori in assoluto con un ranking di 65. Assieme al 63 dei ristoranti e bar e al 64 del commercio al dettaglio di generi alimentari, il settore è davvero la pecora nera in fatto di pagamenti, dato confermato rispetto alla rilevazione 2009. All’estremo opposto, invece, esempi di virtuosismo sono la Grande distribuzione in Olanda (ranking 2) e in Polonia (1).
Fonte: Corriere Vinicolo

Focus - Termini di pagamento in italia (Scadenze pattuite tra fornitore e cliente)
2007 - 5,9% (fino a 30 giorni) 85,7% (30-60 giorni) 8,4% (oltre i 60 giorni)
2008 - 4,7% (fino a 30 giorni) 82,6% (30-60 giorni) 12,7% (oltre i 60 giorni)
2009 - 3,8% (fino a 30 giorni) 84,6% (30-60 giorni) 11,6% (oltre i 60 giorni)
2010 - 1,3% (fino a 30 giorni) 93,1% (30-60 giorni) 5,6% (oltre i 60 giorni)

Focus - Ritardi nei pagamenti dei ristoranti e bar
Alla scadenza: 18,5%
Fino a 30 giorni: 24,9%
30-60 giorni: 9,5%
60-90 giorni: 3,7%
90-120 giorni: 1,2%
Oltre 120 giorni: 0,4%
Fonte: Cribis D&B, “Studio pagamenti 2011”

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