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FRANCIA: VINO "DI GARAGE" SFIDA GLI CHATEAUX

Nell’era di Internet è un "vino di garage" a sfidare gli chateaux delle grandi marche francesi. L’appellativo di "garagisti" fu affibbiato una decina d'anni fa ai primi vinificatori che, come i pionieri dei computer, si misero a cercare nuovi orizzonti di qualità in imprese poco più grandi d'autorimesse casalinghe. E anche in questo caso il gruppetto di precorritori si è visto ultimamente balzato dalle stalle alle stelle, al punto di lanciarsi alla scalata degli chateaux più prestigiosi. Abituate a trattare con condiscendenza una concorrenza meno aristocratica e raffinata, le marche più celebri di Bordeaux sono state prese alla sprovvista: la sparuta pattuglia di ‘microproduttori’ ha dato battaglia proprio su terreno della qualità, su cui i "castellani" si reputavano imbattibili. I "garagisti" avevano cominciato con l’insediarsi in appezzamenti senza troppe pretese sulla riva destra della Dordogna, guardati con sufficienza dai "castellani" arroccati più a valle, sulla riva sinistra della Garonna. Ma i nuovi produttori avevano la vocazione dei puristi: sulla ridotta estensione delle loro vigne - più reminiscenti della frammentazione agricola delle colline borgognone che delle assolate pianure girondine - hanno portato un rigore quasi conventuale, controllando e scartando ogni imperfezione dei vitigni e dei grappoli. I "garagisti" non si sono risparmiati nel seguire meticolosamente, giorno per giorno, i processi di vinificazione. Dalle loro cantine, però, è uscito un vino eccezionale, lodato dagli esperti per ricchezza, complessità, armonia. E presto le quotazioni di questo nettare hanno cominciato a volare, lasciando allibiti gli stessi produttori: per un Valandraud o un Le Pin il prezzo è balzato in breve a 150.000 lire la bottiglia in Francia, con vette del doppio o del triplo sul mercato internazionale. I "castellani" hanno storto il naso, parlando di "quotazioni da Internet" per "vini da profumeria destinati a gruppuscoli di snob" e hanno accusato i nuovi produttori di "tradire lo spirito della terra". Sono rimasti dunque senza fiato quando i "garagisti" hanno osato persino compiere un’incursione sulla riva sinistra della Gironda, acquistando piccoli appezzamenti in quella penisola del Medoc che da sempre è regno incontrastato dei Saint Estephe e Margaux, Barsac e Sauternes. Un nuovo arrivato sulla riva sinistra è giunto al punto di battezzare la propria tenuta "chateau marojallià", antico nome latino di Margaux: le degustazioni del suo primo millesimo, che secondo qualche esperto è spettacoloso, sono degne di un vino che non finiva in bottiglia da oltre mezzo secolo. Ma i "castellani" restano diffidenti: "nel giro di qualche anno - dicono - il tannino troppo maturo si smaschererà e sarà il crollo" dei "garagisti". La parola definitiva, ormai, spetta solo al tempo ed ai sommeliers.

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