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Fuori Italia, Spagna e Francia, sul tetto del mondo calcistico ci va la Germania, patria di grandi Riesling e tra i primi importatori di vino al mondo. Per noi è il secondo partner, e nel 2013 abbiamo esportato a Berlino 1,02 miliardi di euro di vino

Con la Spagna e l’Italia fuori al primo turno, il mondiale brasiliano ha perso subito buona parte del suo appeal, non solo dal punto di vista calcistico, ma anche da quello vinicolo. La sconfitta della Francia ai quarti di finale ha completato il quadro, e all’ultimo atto, in finale, si sono scontrati un big del Nuovo Mondo, l’Argentina, e la Germania, patria dei migliori Riesling e, soprattutto, solido partner commerciale del Belpaese enoico. Alla fine, al Maracanà di Rio de Janeiro, l’hanno spuntata i tedeschi, un po’ per fortuna, un po’ perché, come disse l’immenso Gary Winston Lineker, ex attaccante inglese, “Il calcio è uno sport che si gioca undici contro undici e alla fine vincono i tedeschi”. E forse è un bene così, perché, anche se prove concrete non ce ne sono, la vittoria di un mondiale di calcio ha speso ricadute economiche positive. Non che la Germania ne abbia grosso bisogno, ma per l’Italia del vino è una gran bella notizia: nel 2013, infatti, si è confermato come secondo Paese di riferimento, anche grazie ad una domanda interna in crescita da una decennio, che ha permesso all’Italia di crescere del 27,8% dal 2008, attestandosi a 1,02 miliardi di euro nel 2013, in uno dei primi Paesi importatori del mondo.

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