
Si chiama Trebbiano Ancestrale, il progetto di Tenuta Masselina (Gruppo Cevico), a Faenza, nato dalla collaborazione con il Museo Internazionale delle Ceramiche, che attraversa 2.000 anni di storia, cultura e territorio prima di essere stappato. Nasce nelle anfore, usate già nell’Impero Romano e, quando arriva in bottiglia, viene etichettato con un medaglione in ceramica faentina (foto), dipinta a mano, e raffigurante i volti amorosi delle dame del Rinascimento della città, proprio come si faceva nel ‘400, quando, sotto il Governo di Galeotto Manfredi, i giovani facevano dipingere il viso delle loro favorite, con il loro nome, sempre seguito dall’aggettivo “Bella”, in vasi, boccali e piatti di varie forme e dimensioni per poterle omaggiare o anche per un segno di costanza.
Focus - Il vino della anfore
Questo vino nasce in un vigneto antico di Trebbiano, di oltre 40 anni di età, collocato a 150 metri di altitudine, in una porzione vocata all’interno della Tenuta Masselina, dove le brezze marine che spirano da est, favoriscono un’escursione termica particolarmente adatta alla maturazione fenolica. La conservazione delle basse temperature raggiunte durante il periodo notturno è favorita dall’esposizione ad ovest del vigneto, che ne determina l’ombreggiamento nelle prime ore del mattino. Le uve di perfetta qualità e maturazione, prima selezionate poi diraspate a mano, vengono poste nelle anfore per la fermentazione alcolica. Dopo un mese di permanenza in anfora il mosto viene separato dalle bucce. Il vino riposa poi in anfora per tre mesi durante i quali avviene la fermentazione malolattica. In continua osmosi con l’esterno attraverso la terracotta il vino acquista una finezza aromatica inimitabile, piacevole sapidità e grande morbidezza che regala al palato una sensazione vellutata. A questo punto è la volta del passaggio in legno per una percentuale significativa di prodotto che permetterà al vino di completare il suo corredo organolettico e di acquisire una longevità inaspettata. Un lento affinamento in bottiglia per almeno 5 mesi permetterà al vino, ormai pronto, di esprime il meglio di sé, donando sensazioni gustative eccellenti.
Focus - Le Gentili Donne di Faenza
Se l’anfora è la caratterizzazione di questo vino che ricerca le sue origini di prodotto antico, non è un caso che nasca a Faenza. Sin dal periodo tardo-medioevale, infatti, la posizione geografica della città ha consentito di sviluppare una produzione di boccali e maioliche arcaiche, giunta intatta sino ai giorni nostri. Fu soprattutto Galeotto Manfredi, che governò la città in epoca rinascimentale dal 1477 al 1488, a proteggere gli artisti e a consolidare la fama dei ceramisti faentini nel mondo. La protezione del principe e le sue relazioni con le corti, dove fiorivano opere d’arte geniali, proiettarono una piccola città come Faenza ai vertici della vita artistica e intellettuale del mondo antico. Nel Rinascimento ‘usanza gentile’ era quella di effigiare il volto della persona amata sul vasellame: nacque così il genere ‘amatorio’, un vero e proprio omaggio alla Bellezza della donna. L’usanza prende piede a Faenza verso l’ultimo quarto del 1400, nel momento in cui si registra nella maiolica il passaggio a stili esclusivamente rinascimentali per interpretare il più possibile da vicino il gusto della committenza che oramai impone la figura e il ritratto di ‘belle’ donne. La gamma espressiva e artistica di quest’arte “amatoria” diventa più vasta nel corso del 1500. I giovani facevano dipingere il viso delle loro favorite, con il loro nome, sempre seguito dall’aggettivo “Bella”, in vasi, boccali, piatti di varie forme e dimensioni per poterle omaggiare o anche per un segno di costanza.
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