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CAOS COVID

Gialli, arancioni e rossi: il nuovo Dpcm e le sue restrizioni tra il 7 ed il 15 gennaio

Due giorni di “zona gialla” dopo l’Epifania, poi tutti in arancione fino all’11, e poi varranno gli indici. Disastro per ristoranti e agriturismi
AGRITURISMO, CIA-AGRICOLTORI, COVID, FIPE, GOVERNO, RISTORAZIONE, Non Solo Vino
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte

Come capita ormai da mesi, il caos regna sovrano nella gestione dell’emergenza Covid, tra decreti su zone gialle, arancioni e rosse, attività consentite e vietate che arrivano sempre a poche ore dalla loro entrata in vigore, in un quadro di costante incertezza che a detta di molti fa ancora più danno della crisi stessa. Anche per attività come quelle della ristorazione e del turismo, che hanno bisogno anche di tempi tecnici minimi per organizzarsi in termini di spesa, di organizzazione del personale e non solo. Intanto, nella notte di oggi, il Consiglio dei Ministri ha approvato un Dpcm “ponte”, che sarà in vigore dal 7 gennaio, dopo domani, l’Epifania, fino al 15 gennaio.
Giovedì 7 e venerdì 8 gennaio tutta Italia sarà considerata “zona gialla”, pur con divieto di spostamento tra regioni e province, con ristoranti e bar che, in teoria, potranno stare aperti fino alle ore 18 e poi lavorare con l’asporto, per poi tornare tutti in zona arancione il 9 e 10 gennaio, con le restrizioni del caso. Poi, tra l’11 ed il 15, verranno riassegnati i diversi colori “giallo”, “arancione” o “rosso”, in base ai parametri che nel frattempo sono stati rivisti. In poche parole, il caos assoluto, con e organizzazioni di categoria che tornano a protestare. E se la Fipe/Confcommercio, insieme ai sindacati, ha già scritto alla Sviluppo Economico chiedendo chiarezza e certezza per ripartire, è la Cia-Agricoltori Italiani, in vista del prossimo week-end del 9 e 10 gennaio, con il Paese in zona arancione e, quindi, con i 24.000 agriturismi italiani ancora chiusi anche a pranzo, nel sottolineare che, “con ulteriori restrizioni fino al 15 gennaio, continua a togliere agli agriturismi e alle aziende agricole importanti occasioni di ripresa, facendo sfumare definitivamente anche i potenziali guadagni degli ultimi giorni di festività. Alle aziende agrituristiche resta, dunque, la possibilità dell’asporto e della consegna a domicilio, che ha funzionato bene tra Natale e Capodanno, e ha agevolato in questi giorni gli acquisti per l’Epifania che, domani, vedrà l’Italia in zona rossa”.

Vietati gli spostamenti tra regioni, confermata la chiusura di bar e ristoranti alle ore 18 e il coprifuoco alle ore 22, gli italiani confermeranno, secondo Cia, la propensione agli acquisti di prossimità, alla spesa di materie prime direttamente in aziende o alla consegna a domicilio con la vendita diretta sempre più a portata di click. Lo confermano le oltre 100.000 consegne a domicilio registrate dagli agricoltori di Cia in sei mesi dall’attivazione del portale “I Prodotti dal campo alla tavola” che oggi ospita, organizzate per regioni, oltre 1.000 attività tra aziende e agriturismi, pronte a recapitare, tutti i giorni, direttamente a casa, prodotti agricoli freschi e piatti tipici regionali preparati dagli agrichef.
Nelle ultime settimane, sottolinea Cia, le aziende agricole presenti sul portale, hanno confezionato migliaia di cesti di Natale e consegnato in anticipo altrettante calze della Befana che saranno immancabili, nonostante le restrizioni, in 3 famiglie su 4. Rigorosamente rispettose della tradizione, contengono dolci tipici e frutta di stagione, senza far mancare caramelle e carbone.
Il portale di consegna a domicilio si conferma, per Cia, una scelta necessaria e strategica per dare sostegno alle famiglie e supportare la tenuta delle aziende agricole e degli agriturismi ma, ribadisce l’organizzazione, non può certo rappresentare la soluzione, tanto più nel lungo periodo.
Con il Covid, le strutture agrituristiche hanno perso, durante le festività, più di 2 milioni di presenze. È in gioco, a livello nazionale, la sussistenza di 100.000 operatori e un fatturato annuo di 1 miliardo prima della pandemia. Servono, dunque, come già sollecitato al Governo, contributi a fondo perduto più sostanziosi e, in particolare, la cassa integrazione per i dipendenti. Molte attività rischiano di chiudere i battenti, mentre la primavera è dietro l’angolo e richiederebbe sin da ora una reale programmazione e strategie efficaci.

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