Giulio Somma, al timone dell’Enoteca Italiana, osservatorio privilegiato che dal 1933 a Siena si occupa della promozione del comparto enologico nazionale e dal ’90 anche dei prodotti di qualità dell’agroalimentare per il Ministero delle Politiche Agricole, traccia un quadro della viticoltura italiana e della promozione dei vini e dei prodotti tipici. “Nel mondo del vino - spiega Somma - ci sono più luci che ombre, almeno per quanto riguarda la qualità del prodotto vino. Dopo anni di discussioni, la maggior parte delle aziende vitivinicole ha finalmente imboccato la strada della qualità del prodotto, l’unica in grado di assicurare un reddito adeguato ai produttori. Questo vale tanto al Nord quanto al Sud: ormai sul mercato globale del vino sopravvive solo chi ha un buon prodotto e una valida strategia di commercializzazione. Ma bisogna stare attenti a non vivere sugli allori: la concorrenza estera non sta a guardare, anzi. Ci sono tanti paesi emergenti dal punto di vista vinicolo, come Sudafrica, Australia, Argentina e Cile, che negli ultimi tempi hanno imparato a fare ottimi vini con un portentoso rapporto prezzo-qualità, in gran parte dovuto al basso costo della manodopera locale. Ecco, se i nostri produttori stanno fermi e non si curano di migliorare costantemente la produzione e la commercializzazione, magari inventando nuove strategie, c’è il fondato rischio che queste nuove realtà vinicole ci sopravanzino, con notevoli danni a tutto il settore”.
Qual’è il contributo del comparto vitivinicolo al fatturato e all’export nazionale ?
Il fatturato del comparto vitivinicolo, in termini assoluti, è piuttosto contenuto: a livello nazionale, la produzione annua si è assestata tra i 52 ed i 60 milioni di ettolitri di vino per una Produzione Lorda Vendibile (PLV) di 7.000 miliardi, un giro di affari di 16.000 miliardi, di cui 5.000 miliardi ricavati dall’export. Ma le cifre non dicono tutta la realtà: il valore di questo comparto va ben oltre, visto che esso gioca un ruolo sempre più fondamentale nella promozione e nel supporto dell’attività turistica, senza dimenticare il contributo strategico al mantenimento del territorio con la presenza dell’uomo in zone talvolta disagiate. Quando si reclama una maggiore attenzione da parte dei legislatori verso il comparto agricolo bisogna avere sempre ben presente questo contesto operativo, visto che l’agricoltura nelle varie branche è fondamentale per mantenere la qualità dell’ambiente e per prevenire i disastri naturali.
L’Italia è in grado di produrre vini vincenti sul mercato ?
Altro che, specie nei territori maggiormente vocati, come le colline della Toscana, del Piemonte, della Lombardia, del Trentino, del Veneto e del Friuli. Oggi, in queste zone esiste una viticoltura di qualità, che ha saputo sfruttare a fondo i migliori criteri d’allevamento della vite e della trasformazione delle uve nelle cantine, creando prodotti di sicura fama e prestigio a livello mondiale. In molti casi, c’è stato pure quel pizzico di creatività dei singoli produttori, che hanno saputo creare e lanciare vini di nicchia che si sono rivelati vincenti e ottimi strumenti d’immagine e di traino per tutto il resto della produzione. Quanto già fatto al Nord, lo si sta iniziando a fare con sempre maggior convinzione anche al Sud, dove vedo crescere una nuova e più determinata leva di vignaioli, in grado di sfruttare tutte le potenzialità di quelle terre assai favorite dal clima.
Per vincere sul mercato non basta solo fare un buon vino ...
Questo poteva valere fino a qualche anno fa, ma oggi la situazione è ben diversa. La globalizzazione ha annullato di fatto le distanze e oggi in un’enoteca o in un supermercato di buona qualità si può acquistare vini di tutto il mondo ad un prezzo e ad una qualità assai simile. Per sfondare è necessario potenziare quella marcia in più che è il sistema territoriale, ovvero quello che sta attorno alla vigna, la cultura, le tradizioni e gli altri prodotti alimentari tipici che sulla tavola accompagnano il vino. Questa è una realtà, che va sempre più consolidandosi, specie nel comparto turistico, dove già oggi un buon 60% delle motivazioni ad intraprendere un viaggio o a visitare un territorio, sono basate proprio sulla scoperta delle peculiarità enogastronomiche della zona.
Quindi, il mondo vitivinicolo deve aprirsi e trasformarsi in una specie di imprenditore turistico ?
E’ una tendenza internazionale che anche in Italia deve essere presa in seria considerazione e valorizzata. E’ perfettamente inutile fare le “strade del vino” se poi non si mette a disposizione degli utenti i servizi necessari, ad iniziare dall’alloggio e dalla ristorazione che deve essere in grado di offrire e trasformare al meglio i prodotti tipici della zona. Gli imprenditori agricoli devono imparare una nuova mentalità, quella di offrire accanto al loro vino un ampio ventaglio di servizi con cui incrementare il fatturato aziendale e lo sviluppo della loro azienda e del territorio in cui operano. Lo stesso devono fare gli enti pubblici, trasformando questi imprenditori in strumenti diretti di promozione dell’immagine del territorio. Qui si tratta di mettere in moto tutte le potenzialità che un territorio può esprimere, a vantaggio di chi vi risiede, anche al fine di evitare lo spopolamento delle campagne e della montagna.
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