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IL TREND

Gli investimenti in fine wine crescono ancora, immuni a crisi economica e inflazione

La conferma anche nei dati Oeno Group. Nell’ultimo anno il valore dei vini di pregio italiani cresciuto del 15,4%
FINE WINE, INVESTIMENTI, OENO GROUP, vino, Italia
Gli investimenti in fine wine crescono ancora, immuni a crisi economica e inflazione

Che i fine wines del mondo e d’Italia siano diventati ormai un assest strutturale di investimento alternative, con una crescita costante negli anni, WineNews, monitorando con continuità piattaforme di investimento e di analisi, lo racconta da anni. Ed ora, una ulteriore conferma di quello che è diventato molto più di un trend, che non viene affatto scalfito neanche degli effetti di crisi energetica, scarsità di materie ed inflazione, arriva da Oeno Group, società di investimenti enoici nata nel 2015 nel Regno unito, guidata dal Master of Wine Justin Knock (in una analisi, nei giorni scorsi, presentata a “Be.Come 2022”).
Se qualità, rarità e domanda crescente sono i valori che trainano il segmento dei fine wine, che, ha ricordato Knock, rappresenta meno dell’1% della produzione mondiale, sono tanti i numeri che raccontano la crescita degli investimenti, che vedono crescere gli investitori anche nella fascia tra i 30 ed i 40 anni. Come riporta Oeno, il Liv-ex 100 - l’indice che monitora l’andamento dei prezzi dei 100 dei vini pregiati più ricercati sul mercato secondario sulla piattaforma Liv-Ex - negli ultimi due anni è cresciuto addirittura del 36,7%, conoscendo solamente una lievissima flessione dello 0,3% a luglio di quest’anno, prima di ricominciare la sua salita ad agosto e settembre. Il Liv-ex 1000, l’indice che monitora l’andamento dei prezzi sul mercato secondario di 1.000 vini dei sette sottoindici delle aree vitivinicole più di pregio al mondo - ovvero il Bordeaux 500, il Bordeaux Legends 40, il Borgogna 150, lo Champagne 50, il Rodano 100, l’Italia 100 e il Resto del Mondo 60 - accentua ulteriormente questo andamento con una crescita del 37,8% negli ultimi due anni. Il calo minimo di luglio in entrambi gli indici, avvenuto in un momento di grandissima incertezza politica ed economica globale, riafferma la solidità del mercato del vino pregiato, dimostrando come le crisi influiscono davvero marginalmente sul settore. Nel trimestre appena trascorso, i risultati migliori sono stati ottenuti dagli indici Liv-ex Champagne 50 e Italy 100, con una crescita rispettivamente dell’8,7% e del 3,7%. L’indice italiano, mostra una crescita continua del valore di mercato suoi vini più pregiati, che si attesta al 15,4% nell’ultimo anno, del 29% nel corso degli ultimi 2 anni e addirittura del 48% se si considera un arco temporale di 5 anni. A contribuire al rafforzamento sul mercato secondario del valore dei vini pregiati italiani sono stati i dazi all’importazione imposti negli Stati Uniti dal 2019 al 2021. Anche la quota di mercato internazionale dei fine wines italiani è salita dall’8,8% nel 2019 al 15,1% nel 2020 e al 15,4% nel 2021, stabilizzandosi all’11,8% nel 2022. La distribuzione dei territori dei vini di pregio italiani vede ancora in testa la Toscana, che rappresenta il 57,7% del mercato, ma con il Piemonte che è cresciuto maggiormente nell’ultimo anno. E in futuro, sottolinea il Master of Wine Gabriele Gorelli, brand ambassador Oeno Group per l’Italia, grandi aspettative sono riposte sull’Etna, diamante enoico della Sicilia.

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